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MSF: il Sudafrica protegga gli stranieri vittime delle violenze
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Medici Senza Frontiere (MSF) ha lanciato nei giorni scorsi l'allarme sul processo di trasferimento imposto alle persone sfollate in seguito alle recenti violenze a Johannesburg. Dopo avere vissuto in condizioni inaccettabili per le ultime tre settimane, queste persone stanno adesso venendo trasferite dal governo del Sudafrica che non fornisce loro informazioni circa i propri diritti e le proprie opzioni, verso siti che sono inadeguati e insicuri - riporta il comunicato di MSF. "I nostri pazienti sono già stati traumatizzati dalla violenze che hanno subito e dalle orribili condizioni dello sfollamento", afferma Bianca Tolboom, infermiera di MSF. "Raccontano che vengono trattati come animali, non ricevono informazioni circa il posto dove vengono trasportati, né per quanto tempo dovranno rimanervi o cosa accadrà loro in seguito. Non viene data loro la possibilità di prendere alcuna decisione informata. Questa incertezza non fa che esacerbare la loro già traumatica situazione".
La preparazione dei siti per il trasferimento degli sfollati è iniziata tre settimane dopo le prime violenze a Johannesburg. Nonostante le preoccupazioni espresse dagli operatori umanitari circa le condizioni dei siti e la tempistica del processo, il trasferimento è iniziato domenica scorsa. Non vi è alcuna vera libertà di movimento per le persone sfollate che sono costrette a scegliere tra il trasferimento verso siti inadeguati e il ritorno nei loro paesi di origine, compresi quelli colpiti da instabilità politica. Inoltre, in questo momento i siti sono inadeguati ad accogliere le persone sfollate: mancano le condizioni minime per quanto riguarda i ripari, la fornitura di acqua e le misure igieniche, oltre al fatto che non vi è alcuna garanzia di protezione.
Anche per l'UNHCR è fondamentale che questi rifugi provvisori rispettino gli standard e le buone pratiche riconosciuti a livello internazionale. Uno degli elementi chiave del piano governativo è quello di trasferire gli sfollati dalle aree in cui si trovano attualmente a nuovi insediamenti, che il governo chiama 'luoghi temporanei di sicurezza', dove dovrebbero essere assistiti in modo migliore. Fra gli sfollati vi sono migliaia di rifugiati e richiedenti asilo arrivati dallo Zimbabwe, dalla Somalia, dall'Etiopia e da altri paesi africani, le cui case e attività economiche sono state distrutte, depredate e bruciate. Attualmente in Sudafrica vi sono oltre 128mila rifugiati e richiedenti asilo registrati, provenienti da un gran numero di paesi.
"Uno dei siti si trova nella vecchia discarica di una miniera. Questo sito, in particolare, sarà dannoso per la salute delle persone, specialmente per quanti già soffrono di infezioni respiratorie, una delle diagnosi più frequenti tra in nostri pazienti. Ci sono pochissime latrine, le tende sono troppo vicine le une alle altre, e il terreno scosceso rende il luogo pericoloso per i bambini" - dichiara Rachel Cohen, capo missione di MSF in Sudafrica. "Abbiamo visto famiglie che sono state separate e abbiamo ricevuto numerosi rapporti circa intimidazioni da parte delle compagnie di sicurezza sub-contrattate per 'proteggere' gli sfollati. Le persone ci raccontano che si sentono in trappola, senza un posto dove andare, senza nessuno che li aiuti - nemmeno l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati".
MSF è preoccupata dai racconti dei nostri pazienti secondo i quali molti cittadini dello Zimbabwe colpiti dalle violenze si starebbero nascondendo in giro per il Sudafrica. Le equipe di MSF, che gestiscono progetti di assistenza per i cittadini dello Zimbabwe a Johannesburg e a Musina (al confine con lo Zimbabwe) dal 2007, sanno che i rifugiati che non vengono riconosciuti come tali non cercano aiuto per paura di essere deportati. Il non riconoscimento dello status di rifugiato aumenta la loro vulnerabilità e ha un serio impatto sul loro accesso all'assistenza sanitaria. [GB]