Lori Wallach: "il WTO è in crisi per il multilateralismo di facciata"

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Il delegato keniano Mukhisa Kituxi e' appena uscito dalla green room dove i delegati stanno lavorando a cronometro sulla terrificante bozza proposta dalla presidenza. Gesticolando afferma di averli mandati tutti a quel paese. E il parterre esplode. La quinta riunione ministeriale del Wto a Cancun e'
ufficialmente fallita, il gruppo di paesi del G21 [formula giornalistica per indicare l'alleanza di molti governi del sud del mondo - ndr] non si e' piegato ai diktat euro-americani, il multilateralismo di facciata che regola il commercio mondiale e' in cocci. La robusta colonia di attivisti accreditati esulta senza ritegno, molti tesserini verdi - i giornalisti - perdono ogni supposta maschera professionale e si gettano tra le braccia gli
uni degli altri. Benvenuti a Marina di Seattle, siamo ai Caraibi ma questa storia e' iniziata nella citta' di Bill Gates qualche anno fa.
La "guerrigliera del commercio" (definizione del "National journal"
americano, che non intendeva essere gentile) salta e balla, piu' che abbracciarla la strizzano, sventolano i fari delle televisioni, piovono microfoni e pacche sulle spalle. E' un'intervista a rate, quella con Lori Wallach, interrotta ad ogni passo da un'intrusione di telecamere, un complimento, un fiore bianco. Wallach e' stata lobbysta a Washington, giornalista inviata in Campidoglio, avvocata con laurea a Harvard. Ora e' il
braccio destro di Ralph Nader e direttrice dell'osservatorio per il
commercio globale di "Public citizen", l'organizzazione creata nel '71 dal sempreverde candidato presidenziale della sinistra americana.
- Roberto Zanini: Che significa questo fallimento?
- Lori Wallach: Gli Stati Uniti e l'Unione europea con la loro intransigenza hanno esposto il Wto a un'altra tremenda mazzata sul piano della legittimita'. Adesso la crisi e' chiara a tutti, come e' chiara l'ottusita' e la testardaggine con cui gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno rifiutato le richieste della maggioranza degli altri paesi aderenti all'organizzazione mondiale del commercio per rendere le regole globali piu'
eque.
- R. Z.: L'intransigenza, o l'arroganza, euroamericane non sono una novita'.
Cosa e' successo questa volta?
- L. W.: Che i paesi ricchi hanno cercato di mettersi sotto i piedi i danni economici, le distruzioni ambientali, i rivolgimenti sociali sperimentati da molti paesi che stavano isciplinatamente applicando le regole del Wto. Solo che non ci sono riusciti. La maggioranza delle nazioni aderenti al Wto
chiedeva un negoziato, un negoziato vero invece della dittatura di Usa, Ue e Giappone, ma il Wto e' un'istituzione corrotta dalla nascita,la democrazia non vi ha la minima cittadinanza. E ora, come previsto, implode.
- R. Z.: Implode per la fermezza di un gruppo di paesi o implode anche per chi vi si e' battuto contro, in poche parole per quel movimento nato a Seattle?
- L. W.: Attenzione, a Seattle non e' nato un movimento, semmai e' diventato visibile: ma milioni di persone scioperavano e manifestavano in tutto il mondo anche prima di quel giorno. No, questa e' la vita vera che ha messopiede in un ambiente da cui era stata esclusa. I paesi poveri hanno pagato
costi altissimi alla globalizzazione, il dumping li ha sfiancati fin troppo per avere bisogno di un movimento. Negli Stati Uniti il pubblico ha manifestato di essere dalla loro parte e questo e' importante, ma non e' decisivo.
- R. Z.: Sostiene che non c'e' poi gran connessione tra le piazze di mezzo mondo e questa giornata?
- L. W.: No, non e' questo. Il presidente sudafricano Mbeki ha persino chiesto aiuto alle organizzazioni anti-Wto, e le ha anche ringraziate, ma sono i governi dei rispettivi paesi ad avere deciso come muoversi. Abbiamo pagato fino ad oggi, hanno detto, e ora basta.
- R. Z.: Il Wto e' morto?
- L. W.: E' in crisi fortissima. E la crisi e' diventata visibile. Si tratta dello scontro esplicito tra pochi paesi ricchi e le loro ex colonie.
- R. Z.: Come reagiranno gli Usa? Affondare il Wto non e' proprio cio' che gli Stati Uniti speravano? Il delegato americano Zoellick minaccia ritorsioni, ma la superdestra americana sembra apprezzare l'unilateralismo anche piu' del multilateralismo di facciata esercitato fino ad oggi.
- L. W.: L'amministrazione Bush si definisce grande promotrice di democrazia, liberta' e commercio globale, ma dovra' i fare i conti con quello che anche per la Casa bianca e' un fallimento. E una grande responsabilita' spettera' a noi e a tutti i movimenti nei rispettivi paesi. Dovremmo chiedere a ogni uomo politico eletto che cosa intende fare. Se andare avanti cosi', da un fallimento all'altro, oppure come incamminarsi verso un un sistema dei commerci di cui possa beneficiare la maggioranza della popolazione mondiale. Dovremo chiederlo a tutti. Compreso il prossimo presidente degli Stati Uniti.

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