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Lima: vertice dei popoli, ponte tra AL e UE
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"La cooperazione e l'integrazione dei nostri popoli passa in primo luogo per la costruzione di un sistema in cui i diritti economici, politici, sociali, culturali e ambientali delle maggioranze siano la priorità e la ragion d'essere delle politiche governative. Per questo respingiamo i progetti di 'Accordi di Associazione (Ada) proposti dall'Unione Europea e avallati da alcuni governi latinoamericani e caraibici che intendono solo approfondire e perpetuare l'attuale sistema di dominazione che tanto danno ha fatto ai nostri popoli": lo si legge nella dichiarazione conclusiva del III 'Vertice dei Popoli' promosso dalla rete dei movimenti sociali bi regionali 'Enlazando Alternativas', che si è concluso sabato 17 maggio a Lima in concomitanza con il V Vertice tra America Latina e Caraibi e Unione Europea (Alc-Ue).
La strategia della Ue contenuta nel documento 'Europa Globale: Competere nel mondo', "presume l'approfondimento di politiche di competitività e crescita economica che intendono implementare l'agenda delle sue multinazionali e rafforzare le politiche neo-liberali, incompatibili con il dibattito sui cambiamenti climatici, la riduzione della povertà e la coesione sociale" scrivono i promotori della 'Cumbre de los Pueblos'. "Nonostante si tenti di coprire la loro natura includendo temi come la cooperazione e il dialogo politico, l'essenza della proposta è aprire i mercati dei capitali, dei beni e dei servizi, proteggere gli investimenti stranieri e ridurre le capacità dello stato di promuovere lo sviluppo economico e sociale" aggiungono, ricordando che gli 'Ada' - che la Ue ha peraltro già firmato con Messico e Cile - "riproducono lo schema dei Trattati di Libero Commercio-Tlc che la maggior parte dei paesi della regione ha sottoscritto con gli Stati Uniti e vanno oltre le politiche dell'Organizzazione mondiale del Commercio che respingiamo". In una regione in cui "le risorse naturali continuano ad essere sfruttate indiscriminatamente, sgomberando intere comunità, devastando la bio-diversità, esaurendo le fonti idriche e impoverendo la manodopera, le multinazionali europee hanno molte responsabilità".
Secondo i movimenti riuniti in 'Enlazando Alternativas', "proprio ora che, dopo essere stata una vittima secolare del saccheggio delle multinazionali l'America Latina registra progressi democratici che stimolano la ricerca di strade autonome di sviluppo in diversi paesi e diverse forme di integrazione al servizio dei popoli, seguire le ricette del libero commercio stimola la frammentazione della regione". Criticando la cosiddetta 'Fortezza Europa' "che implica la chiusura delle frontiere, la violazione del diritto di asilo e la criminalizzazione dei migranti con muri virtuali o reali che non sono diversi da quelli in costruzione alla frontiera nord", il III 'Vertice dei Popoli' ha denunciato anche "l'ipocrisia delle istituzioni multilaterali (dal Wto, al Fmi, alla Bm) nel cercare di nascondere le vere cause del carovita mondiale: dirottamento della produzione dei paesi verso le esportazioni, perdita del ruolo dello stato nella gestione delle risorse alimentari e la trasformazione degli alimenti in fonte di speculazione finanziaria, tutto questo come risultato delle politiche di libero commercio".
Nei giorni scorsi si sono svolti i lavori del 'Tribunale Permanente dei Popoli' (Tpp) all'Università nazionale di ingegneria (Uni) di Lima che ha denunciato l'operato di una ventina di filiali europee del settore energetico e alimentare, delle comunicazioni e dei beni comuni - come l'acqua - che operano in America Latina accusate di diverse violazioni alla presenza di delegazioni delle popolazioni colpite: tra queste, Unilever (Inghilterra-Olanda), Suez (Francia), Union Fenosa (Spagna), Bayer (Germania), Aguas de Saltillo (Spagna), Cemaq Mainstream S.A. (Norvegia), Syngenta (Svizzera), Proactiva (Spagna), Shanska (Svezia), Monterrico Metals (Regno Unito), Botnia (Finlandia).
Le Organizzazione della società civile di numerosi paesi, riuniti nella Cumbre Sociale dei popoli, hanno lanciato un appello promosso dall'associazione A SUD di Roma (diretta da Giuseppe di Marzo), per denunciare la decisione dell'ETI/Telecom Italia di chiedere alla Corte dello Stato di New York la confisca dei conti dell'Impresa Nazionale delle Telecomunicazioni (ENTEL) come parte della strategia di aggressione al governo della Bolivia, nel tentativo di esproprio da parte della Telecom Italia contro la Bolivia.
Tra le proposte innovative emerse va registrata la decisione del Presidente CHAVEZ di creare un "Fondo bi-regionale" di 1,95 miliardi di dollari per i paesi poveri, che il Venezuela, paese promotore della proposta, finanzierà con una parte dei suoi proventi petroliferi.
Il presidente venezuelano ha illustrato la proposta del Fondo, chiedendo anche "che l'Europa ricca, in modo serio e dimostrando umanità condoni, senza condizioni, il debito dei paesi latinoamericani e caraibici già pagato almeno tre volte e forse più". Per costituire il Fondo, "il Venezuela è pronto ad apportare da solo un terzo della somma totale, pari a 365 milioni di dollari, "prendendo come base un milione di barili di petrolio al giorno con un prezzo a 100 dollari e destinando l'1% di queste risorse, a condizione che i paesi latinoamericani che possono permetterselo ci aggiungano una somma simile e i paesi europei che possono donino un altro milione" ha detto Chávez. Il Fondo, ha aggiunto, servirà "a produrre e distribuire soprattutto alimenti e medicine principalmente in paesi come Haiti che sta vivendo una crisi umanitaria terribile".Attualmente oggi il Venezuela, quinto produttore di greggio mondiale, destina su un totale di 2,5 milioni di barili al giorno quasi mezzo milione al rifornimento energetico di 14 paesi della regione che pagano parte della fattura in servizi e prodotti e il rimanente in denaro ma a prezzi preferenziali grazie al meccanismo 'Petrocaribe'. "Quello che vogliamo è giustizia e pace sociale" ha concluso Chávez.
Le proposte controcorrente che provengono dai governi progressisti dell'America Latina come la Banca del Sud, o l'auditing che sta realizzando l'Ecuador sul debito illegittimo, dimostrano che sia possibile una soluzione al problema del debito estero che attanaglia il Sud del mondo, in un'ottica di giustizia e restituzione dopo oltre 500 anni di una conquista-scoperta che tutt'oggi depreda l'America Latina, ma l'Europa rimane sorda.
Inserendosi nel dibattito all'ultima plenaria del Parlamento Europeo in vista del Vertice Alc-Ue, il deputato dei verdi catalani Raul Romeva ha evidenziato che "al di là della retorica, quel che è certo è che le relazioni tra i due blocchi per il momento hanno contribuito ben poco a promuovere l'integrazione regionale e la riduzione della miseria in America Latina", dove, nonostante consistenti progressi registrati negli ultimi anni, i poveri sono oltre 200 milioni, dei quali 80 milioni sono indigenti; a questi, secondo la Commissione economica per l'America latina e i Caraibi (Cepal, organismo dell'Onu), si uniranno quest'anno altri dieci milioni di 'nuovi poveri' a causa dell'aumento globale dei prezzi dei prodotti alimentari. Per Romeva "gli Accordi di Associazione (Ada) tra la Ue e l'America Latina non solo devono essere completi, ambiziosi ed equilibrati, ma soprattutto devono contribuire al rispetto dei diritti umani, economici e sociali. Per questo è necessario tenere conto delle asimmetrie economiche e soprattutto evitare un'Alca - la fallita 'Area di libero commercio delle Americhe' promossa dagli Stati Uniti - all'europea".
La relazione di Romera è parte di un'analisi che l'Osservatorio SELVAS ha pubblicato in preparazione del vértice di Lima, sulla web della televisione venezuelana VIVE.
Al quinto vertice tra America Latina e Caraibi e Unione Europea ha partecipato anche il neo eletto Presidente del Paraguay Fernando Lugo, già vescovo della zona rurale di San Pedro.
L'Osservatorio SELVAS ha realizzato un lavoro di lobbying intervistando vari esponenti del Parlamento Europeo come Monica Frassoni, Presidente dei Verdi al Parlamento Europeo, e Eric Sottas, Presidente dell'Organizzazione Mondiale contro la Tortura di Ginevra; lo stesso candidato presidenziale Lugo ha mandato un saluto a Selvas in risposta a un'invito della Sinistra Europea GUE-NGL espresso dalla Vice-Presidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini. In una lettera scritta da Luisa Morgantini e Francis Wurtz, Presidente del gruppo GUE-NGL nel Parlamento Europeo, affermano che "siamo convinti che questa vittoria di Fernando Lugo e' il meritato risultato di tutta una vita dedicata ai poveri del Paraguay, al servizio della giustizia sociale. Questa vittoria conferma il rifiuto dei popoli dell'America Latina nei confronti di un modello neoliberale, sollecitando i propri governanti a destinare le risorse naturali in favore dello sviluppo sostenibile, per il benessere della gente. Per tutte le forze democratiche e progressiste, questa vittoria rinnova la nostra speranza e ci conferma nella decisione di lottare per un'altro mondo possibile dove la persona sia al centro".
La vittoria popolare di Fernando Lugo introduce nel panorama dei governi progressisti in America latina la novitá di offrire una alternativa di potere ai settori storicamente esclusi come i campesinos che sperano nella riforma agraria a partire da una lettura del socialismo incarnata nelle radici popolari della teologia della liberazione, un'affermazione di un'autentica autodeterminazione di un popolo, in maggioranza Guarani, che subisce ancora l'opressione struttura costruita dalla dittatura Strossner. Si aprono spiragli di giustizia anche in relazione all'Italia dove nel dicembre scorso la magistratura ha chiesto l'estradizione di generali paraguay del Plan Condor. Infatti il giudice Cataldo Giancarlo ha chisto l'arresto di Sabino Augusto Montanaro, ex ministro degli interni e rifugiado in Honduras dalla caduta di Stroessner; l'ex capo della polic㭀a Alberto Buenaventura Cantero, che sta giá in carcere e Rubén Sosa Arrùa, latitante, per aver assassinato due giovani di origine italiana.
Cristiano Morsolin
(Educatore ed operatore di reti internazionali per la difesa dei diritti umani in America Latina. Co-fondatore dell'Osservatorio sull'America Latina Selvas.org, vive in America Latina dal 2001 con esperienze in Peru, Ecuador, Colombia, Venezuela, Brasile).