Libano: missione di pace delle Ong, critiche sull'invio delle truppe

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E' in partenza domani per Beirut una delegazione di associazioni pacifiste e di Ong italiane attive in questi ultimi anni in Libano che si riconoscono nel movimento per la pace e nel processo dei Forum sociali. Scopo principale della missione è verificare come sostenere al meglio la società civile libanese nella richiesta espressa alla società civile internazionale di mobilitarsi per un cessate il fuoco immediato e di sostenere la loro opera di accoglienza e assistenza agli sfollati dalle bombe. I rappresentanti della società civile italiana si recheranno a Beirut dal 5 al 9 agosto e incontreranno i rappresentanti delle associazioni e delle reti della società civile libanese e palestinese, laiche e religiose, le istituzioni libanesi, l'Ambasciata italiana e la Delegazione della Commissione Europea, le agenzie internazionali umanitarie; visiteranno ospedali e le installazioni di emergenza in cui è ospitata la popolazione sfollata. La delegazione, nel chiedere con fermezza l'immediato cessate il fuoco e l'apertura di negoziati, esprime solidarietà a tutte le vittime del conflitto: libanesi, palestinesi e israeliane e condanna l'ingiustificato attacco israeliano contro un paese sovrano e l'indiscriminato bombardamento della popolazione e di obiettivi civili. La delegazione è composta da Un Ponte per, Arci, Assopace, Libera, Pax Christi, Rete di Lilliput, Servizio Civile Internazionale e Gruppo Libano - (Associazione ONG Italiane) rappresentate da CISS e ARCS.

Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani ha rilasciato intanto un duro comunicato nel quale dice "no all'invio di truppe internazionali in Libano". "Farebbero il 'lavoro sporco' per conto di Israele" - sottolinea il comunicato. "L'aggressione israeliana al Libano continua, evidenziando una incredibile empasse militare dell'esercito di Tel Aviv, incapace di ridurre al silenzio la resistenza libanese, empasse che potrebbe per la prima volta modificare, a favore dei popoli oppressi, i rapporti di forza nello scacchiere mediorientale. Di fronte a questo scenario le dichiarazioni del Ministro degli Esteri D'Alema sull'invio di contingenti militari internazionali in Libano, rischiano di proporre una "cura" probabilmente peggiore del male. L'attuale poca attenzione USA e israeliana (ma anche francese) alle sollecitazioni di D'Alema, confermano che la "Conferenza di Roma" non ha dato credibilità internazionale governo Prodi" - riporta il comnicato. "Tuttavia la proposta potrebbe avere in tempi medi una concreta possibilità di realizzazione, inserendo nel cuore del vulcano mediorientale e spostando in Libano le truppe italiane in parziale ritirata dall'Iraq. Come dire: dalla padella nella brace".

In questi giorni le parti in causa hanno preso posizione rispetto all'ipotesi "di dispiegare una forza internazionale consistente al confine con Israele, non più un gruppo d'osservatori, ma una forza militare consistente", come dichiara insistentemente a tutte le agenzie di stampa il "nostro" ministro degli Esteri. Non a caso, americani ed israeliani assecondano la proposta, che potrà realizzarsi però ad alcune condizioni, messe in atto in queste ore.

A tre settimane dall'inizio dell'intervento militare israeliano in Libano la situazione della popolazione è definita gravissima da tutte le fonti ufficiali: Italia Aiuta - Comitato Emergenze Onlus, una piattaforma di raccolta fondi promossa da Coopi, Cosv, Cesvi, Intersos e Vita, ha deciso di lanciare una raccolta fondi per assistere gli sfollati con interventi immediati: la prima iniziativa è a sostegno degli interventi della Caritas Libano già operativa nelle aree di sfollamento. "La popolazione libanese versa in condizioni drammatiche, per le quali non si vede, a breve, nessuna via d'uscita" - riporta un comunicato di Italia Aiuta. Dopo il primo intervento d'emergenza in Darfur che si è concluso con interventi a favore delle popolazioni finanziati per oltre 400mila euro, i fondatori hanno deciso di creare un comitato permanente per le emergenze umanitarie e di lanciare una raccolta fondi a favore del Libano. Si calcolano in non meno di 700.000 persone gli sfollati interni, in fuga ma a rischio per i bombardamenti. Le persone in movimento, che cercano rifugio anche fuori dalle frontiere libanesi, sono ormai più di un milione: agli sfollati del sud si aggiungono i cittadini dei quartieri di Beirut distrutti dai raid aerei.

E lunedì 7 agosto, nell'ambito della mobilitazione mondiale di Amnesty International per un immediato cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah, la Sezione Italiana dell'associazione organizza una veglia a Roma, in piazza del Colosseo, dalle 19 alle 22. Amnesty International invita tutti coloro che non potranno intervenire alla veglia, a tenere accesa una candela sul balcone o alla finestra della propria abitazione. [GB]

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