Legambiente da Hong Kong

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Ad inizio di giornata si capisce subito che il lavoro fatto dai sei grandi negoziatori, Stati Uniti, Cina, India, Europa, Brasile e Australia, nella green room di ieri sera, non ha portato troppo bene. Durissime prese di posizione di molti paesi africani, soprattutto dell'West Africa e dell'area ACP. Non pensate neanche, hanno affermato senza mezzi termini molti rappresentanti di quei paesi africani di accontentarci con la promessa di soldi per lo sviluppo, cedendo sui servizi, e cioè accettando di non far passare la possibilità di privatizzazione da parte vostra tutti i servizi nei nostri paesi, per poi fregarci sull'agricoltura. Gli accordi in campo agricolo che ci vorreste far sottoscrivere sono per noi inaccettabili, ed è anche un problema di dignità, nessuno di noi potrebbe mai tornare nel proprio paese avendoli accettati.

E quindi pur rimanendo la volontà dei grandi, di inventarsi qualunque cosa per accontentare soprattutto la Cina e non far fallire questo appuntamento, qualcuno intanto l'ipotesi l'ha rimessa in campo. Ora le trattative fino a domenica sera saranno sicuramente convulse, ma già oggi hanno dovuto fare i conti anche con la protesta entrata nel Palazzo e che per un po' ha interrotto i lavori e portato un bello scompiglio.

Campesinos e pescatori, donne e uomini, intanto proseguono instancabili la loro marcia per le vie della città. Partecipano ai lavori dei tanti seminari e incontri paralleli, si riuniscono in raccoglimento, lanciano slogan, e poi riprendono il loro cammino con una determinazione e tranquillità coinvolgenti, mostrando i loro cartelli e i loro striscioni. Ieri poi, per la prima volta dopo un lungo corteo simbolicamente molto suggestivo nel quale con guanti che raffiguravano mani insanguinate volte al cielo, durante pause cadenzate, hanno raffigurato la loro sofferenza, la solidarietà della gente comune di Hong Kong è cresciuta in maniera molto forte. E' come se si fosse rotto un vetro divisorio, la comunicazione che sembrava difficile anche se tra comunità dello stesso continente si è accesa, e per la prima volta appunto le persone sono andate a portare da mangiare e da bere a questi manifestanti che cercano di difendere il loro futuro, quello dei loro territori, probabilmente quello di tutti noi.

Cresce però anche la preoccupazione che proprio da loro arrivi un gesto eclatante. Il pensiero torna subito a Cancun, al gesto estremo del leader sindacale Lee, che loro oggi definiscono patriota Lee, con la consapevolezza aggiuntiva di tutti che un atto come quello in questo paese potrebbe entrare molto di più nelle sensibilità di questo popolo ed avere conseguenze ancora più dilanianti.

Intanto dopo enormi proteste da parte delle ONG e sindacati italiani presenti all'interno del vertice perché così snobbate dal Governo italiano da non essere state neanche coinvolte in un incontro ufficiale, la convocazione per oggi pomeriggio c'è stata, anche se risulta comunque un po' particolare, ha lo stesso orario di un cocktail promosso sempre dal nostro Governo.

Maurizio Gubbiotti, Coordinatore Segreteria Nazionale Legambiente

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