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Le opportunità dei fenomeni migratori
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Si celebra oggi, 18 dicembre la Giornata Internazionale dei Migranti, per sconfiggere i pregiudizi e sensibilizzare l’opinione pubblica sul loro apporto in ambito economico, culturale e sociale a vantaggio sia del loro Paese d’origine, sia del Paese di destinazione.
In questa occasione, invece di parlare delle criticità legate ai fenomeni migratori, scelgo di parlare delle opportunità dei fenomeni migratori. Prima qualche numero (dati ufficiali ISTAT, INPS): in Italia, un bambino su sette è figlio di immigrati, il 15 per cento dei matrimoni sono misti, il 72% delle badanti sono immigrate. Il 67% degli italiani apprezza il ristorante etnico e i lavori stranieri versano all’INPS 11 miliardi l’anno. Insomma, si potrebbe dire che effettivamente l’Intercultura nutre la società.
Su questo presupposto si è basato anche il progetto “Le Ricette del Dialogo” promosso da LVIA con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e nell’ambito del quale, accompagnati da Slow Food sono stati i “migranti” stessi (chiamati così per semplicità ma impropriamente se si pensa che molti di loro vivono stabilmente in Italia da anni), a farsi portatori di dialogo attraverso la cucina dei loro paesi di origine.
Tra questi c’è Ibrahima che, arrivato dalla Guinea Bissau in Africa, oggi vive a Bra in provincia di Cuneo e con il supporto del progetto ha aperto una piccola attività di ristorazione in casa sua, dove le persone possono gustare la cucina del suo paese di origine, ascoltare la sua storia e conoscere qualcosa della sua cultura africana.
«Desidero far conoscere il mio paese partendo dall’amore per la Guinea e per la sua cucina. Un amore che mi è stato trasmesso da mia madre. Era una cuoca e aveva un ristorante tutto suo: è lei il simbolo del mio progetto». Ibraima esprime la sua passione per la cucina attraverso un dolce delizioso: le frittelle “fijos”, una ricetta che ha imparato da sua sorella e che continua a far parte dei suoi ricordi. «Sono arrivato in Italia nel 2015, dopo 24 giorni di viaggio. Sono partito dalla Guinea Bissau e, passando per il Senegal, il Mali, il Burkina Faso e il Niger, sono arrivato in Libia. Da qui ho preso la via del mare e sono arrivato finalmente a Lampedusa. I primi passi non sono stati semplici, ma, grazie alla cooperativa che mi ha accolto a Bra, ho avuto la possibilità di conoscere tante persone, di imparare l’italiano e soprattutto di trovare un lavoro che, ad oggi, mi ha permesso di affittare un alloggio e vivere in piena autonomia. Ho deciso di partire per poter aiutare la mia famiglia, dato il difficile contesto in cui mi trovavo in Guinea Bissau. Inoltre, ho sempre creduto che rimanere tutta la vita nello stesso posto fosse un limite. Avevo ragione. Una volta arrivato qui, ho capito quanto fosse fondamentale allontanarsi per scoprire luoghi e persone nuove». Sentirsi a casa, in Italia, non è stato subito semplice, per lo più se si considera che la comunità della Guinea Bissau, a differenza di tante altre, non è così numerosa in Piemonte. Ibraima, in questi 4 anni, ha conosciuto solo una decina di suoi connazionali. Il cibo, però, è stato un ottimo strumento per ritrovare un pezzo di radici anche a Bra.
«Quando torno a casa dal lavoro e sono stanco, amo mettermi a cucinare, soprattutto per gli altri. Mi sento libero, creativo e vivo». Ibraima cucina da quando era bambino e ha imparato tutte le ricette che propone quotidianamente dalla maestria di sua madre. «Finita la scuola, correvo a casa per cucinare con mia madre. La parte che preferivo era il termine della preparazione, quando i piatti erano pronti e li si assaporava tutti insieme. Del riso, attendevo la parte finale, quella rimasta in fondo alla pentola. Sapendolo, mia madre me la lasciava sempre da parte. Ci sono tanti altri ricordi che mi legano a lei. Per esempio, una ricetta tipica che cucinava durante il mese di Ramadan, fatta di manioca, patate dolci africane, burro di arachidi, pesce o carne secca». Da passione a lavoro: questo è il grande desiderio di Ibraima, che ripone molta fiducia in questo progetto, affinché possa essere il trampolino di lancio per raggiungere i suoi obiettivi.
La Giornata Internazionale dei Migranti vorrei celebrarla così… celebrando le persone e quello speciale valore aggiunto che si crea dall’amalgama di cibi e culture.
(Tutte le storie dei “cuochi migranti” possono essere lette sul ricettario “Le Ricette del Dialogo”)
Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.