Le armi del Bel Paese

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L'Italia e il commercio internazionale di armi leggere
di Elisa Lagrasta
Ediesse, 2005
pp. 96 -   8,00

L'Italia ha esportato negli ultimi cinque anni armi comuni (fucili, pistole, munizioni) ed esplosivi per 1 miliardo e mezzo di euro, di cui un'alta percentuale ha raggiunto paesi con gravi violazioni dei diritti umani. Non è stata quindi rispettata la legislazione nazionale ed internazionale in materia che impone precise misure restrittive all'export di materiali di armamento, la cui vendita è vietata a paesi con particolari situazioni politiche e sociali. E' quanto si scopre nell'agile volume di Elisa Lagrasta (Master in Educazione alla pace, cooperazione internazionale, diritti umani e politiche dell'Unione Europea)ricercatrice presso l'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo.

L'Italia, dopo gli Stati Uniti, è il secondo produttore mondiale di armi piccole e leggere. Tale fiorente industria esporta in tutto il mondo armi di tipo sia militare sia civile. Mentre il settore militare (mitra, fucili d'assalto, mitragliatrici, lanciagranate, mortai, ecc.) è sottoposto ad una normativa abbastanza restrittiva (legge 185/90), nel campo civile (pistole, revolvers, carabine e fucili concepiti per la caccia , lo sport o la difesa personale) le disposizioni della legge 110/75 continuano ad essere drammaticamente inadeguate. Infatti, con un miliardo e mezzo di euro nel solo quinquennio 1999-2003, il made in Italy si è conquistato un posto di rilievo nell'export di armi leggere ad uso civile, non solo verso gli USA e l'UE, ma anche verso paesi in guerra o dove i diritti umani sono violati.

La ricerca che ha dato occasione al volume è stata realizzata all'Istituto di Ricerche internazionali Archivio Disarmo, nell'ambito della campagna internazionale Control Arms. In allegato una mappa dettagliata delle esportazioni italiane per paese di destinazione dal 1999 al 2003, il planisfero e il quadro dei paesi in stato di conflitto armato, sottoposti ad embargo o condannati per gravi violazioni dei diritti umani che hanno importato dall'Italia armi comuni da sparo, munizioni ed esplosivi negli anni 1999-2003.

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