www.unimondo.org/Notizie/Le-Acli-lanciano-i-Comitati-territoriali-per-il-bene-comune-134885
Le Acli lanciano i “Comitati territoriali per il bene comune”
Notizie
Stampa
Si è concluso ieri, con la conferma alla presidenza di Andrea Olivero, il 24o Congresso nazionale delle Acli, un incontro molto partecipato e movimentato anche perché svoltosi in un momento davvero caldo per la società e la politica italiane.
A 4 anni di distanza dall’ultimo congresso nazionale il numero totale degli iscritti del sistema Acli (Acli Terra, Anni Verdi, Cta, Fai, Fap Acli, Unione Sportiva Acli, Unasp e Lega Consumatori) cresce del 4% (+34.387) e sfiora quota un milione (997.804). 7486 strutture territoriali, tra cui circa 3100 circoli, 106 sedi provinciali e 21 regionali. Numeri imponenti che danno l’idea di come il mondo dell’associazionismo sia un fattore determinante per la democrazia, la società e l’economia dell’Italia. Non a caso il titolo dell’assise era “Rigenerare comunità per ricostruire il paese. Acli artefici di democrazia partecipativa e buona economia”.
Il sondaggio con cui le Acli hanno voluto fotografare la realtà del nostro paese ha segnato l’inizio del Congresso suscitando un ampio dibattito dentro e fuori l’assemblea. La crisi e le sue conseguenze per il futuro sono ovviamente i temi che preoccupano di più gli italiani che si percepiscono come impoveriti e non preparati neppure a una spesa imprevista di 100 euro. “Quanto peserebbe sul bilancio mensile della sua famiglia un spesa imprevista di cento euro?” questa una delle domande più significative della rilevazione. Ebbene per sei italiani su dieci (60,2%) peserebbe molto o abbastanza. Questi cittadini impauriti e impoveriti sognano un paese più giovane e capace di cambiare.
Cosa occorre per cambiare il nostro Paese? Per la maggioranza degli intervistati (50,9%) la strada da seguire è quella riformista, con interventi graduali e condivisi (35,7%) ma anche impopolari (14,6%). Un terzo degli intervistati però vede la “rivoluzione” come unico mezzo per trasformare l’Italia. E le Acli vogliono fare questa rivoluzione tranquilla. Cominciando con riforme incisive che sappiano però tutelare i diritti e progettare, con realismo e fantasia, un futuro diverso.
Nel suo intervento di apertura il Presidente Olivero ha affermato in un passaggio: “Non bisogna fermarsi a pur importanti questioni di principio – come per larga parte si è fatto in questi mesi nel dibattito intorno all’articolo 18 – ma avere la lungimiranza di costruire nuovi servizi integrati a supporto dei lavoratori. Oggi il sistema pubblico di intermediazione è del tutto assente, la formazione professionale è marginalizzata e maltrattata, le tutele assistenziali e previdenziali sono spesso inadeguate ai nuovi lavoratori... Il welfare – ha aggiunto Olivero - è stato la prima vittima illustre di questa crisi. Un lusso che non possiamo più permetterci, secondo alcuni, un residuato del passato, per altri. Pochi si sono accorti, invece, che proprio in questa situazione difficile il nostro modello sociale ha dimostrato tutta la sua efficacia garantendo, fino ad ora, la tenuta della coesione sociale e, quindi, di una autentica democrazia”. Lo Stato sociale non può essere archiviato, ma riformato secondo la logica del nuovo mutualismo, dell’economia civile, delle organizzazioni che costituiscono il cosiddetto Terzo Settore. Bene comune, sobrietà, senso di comunità: ecco alcuni concetti chiave per una nuova azione delle Acli, incentrata soprattutto sul tema del lavoro, un elemento ormai ritenuto cruciale dalla stragrande maggioranza dei cittadini.
Andrea Olivero, dopo essere stato eletto presidente per altri 2 anni, ha chiesto all’associazione di “rilanciare con forza la presenza dei circoli nei territori”; ha proposto di lavorare, entro l’autunno, ad un «piano per l’occupazione giovanile» lanciando l’iniziativa dei «Comitati territoriali per il bene comune», in grado di mantenere “una mobilitazione permanente propositiva e costruttiva su alcune questioni cruciali di questa fase di transizione: la legge elettorale, il finanziamento pubblico, la riforma dei partiti e della politica. La nostra funzione – ha aggiunto il presidente delle Acli nella giornata conclusiva del congresso – non è solo quella dell’assistenza, ma della promozione della dignità di ciascuno, dell’aggregazione e dell’accompagnamento delle persone in un processo di consapevolezza e responsabilità.... Aggregare le persone significa non lasciarle sole con i loro problemi: offrire la speranza che ci può essere una risposta sociale e politica alle loro difficoltà”.
Impossibile sintetizzare i molteplici interventi che si sono susseguiti in questi quattro giorni. Un fuori programma ha visto protagonisti la ministro Fornero e il Presidente Acli di Arezzo che ha consegnato alla professoressa un manifesto in favore degli esodati. Mentre l’intervento del ministro per la cooperazione internazionale Andrea Riccardi, uno degli oratori più applauditi, ha spaziato su vari temi politici, invitando a pensare globalmente: “Voi aclisti – ha ricordato Riccardi – siete stati tra i primi europeisti. Togliamoci oggi dalla testa che il nostro futuro possa sussistere con meno Europa. Noi cattolici rischiamo di lasciare il sogno europeo ad altri”. Il ministro alla Cooperazione ha così stimolato ad allargare lo sguardo: “Comunità non è un fatto intimista e provinciale, ma il modo cristiano di vivere la globalizzazione”.
Le Acli dunque rilanciano con la certezza che soltanto un modello comunitario di politica e società, dove le persone riscoprono un’economia a misura d’uomo, può garantire l’uscita dalla crisi economica. [PGC]