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La scuola si autofinanzia sul web
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Un click non risolverà tutti i suoi problemi. Ma nel mondo della scuola c’è chi comincia ad autofinanziarsi sfruttando le potenzialità del web. “Cambia la scuola con un click” è il motto di School raising, la prima piattaforma di crowdfunding italiana dedicata alla scuola, dove genitori, studenti e insegnanti possono pubblicare i propri progetti e provare a raccogliere i fondi necessari per realizzarli. A lanciarla nel 2013 sono stati Guido Apolloni e Luca Talarico, designer e business developer, due “cervelli in fuga” a Berlino che non hanno rinunciato a lavorare per l’Italia. Nel primo anno School Raising, ancora in fase di prototipo, ha pubblicato 11 progetti, finanziati per 13 mila euro complessivi.
La terza B del Liceo scientifico Roiti di Ferrara, ad esempio, è riuscita a raccogliere i fondi per comprare una stampante 3D. «In questo caso a chi donava almeno 80 euro veniva data la possibilità di provare la stampante in laboratorio insieme agli studenti» spiega Apolloni. Il “reward”, che nel linguaggio del crowdfunding è la ricompensa per chi contribuisce con una quota alla realizzazione del progetto, è uno degli elementi importanti per il successo della raccolta fondi. «Non basta pubblicare il progetto sulla piattaforma» avverte Apolloni, «bisogna inventare iniziative per farlo conoscere e coinvolgere altre persone nel raggiungimento dell’obiettivo. Per questo una delle nostre sfide è abilitare studenti e insegnanti a progettare le iniziative di crowdfunding, attraverso qualche consiglio utile e workshop che organizziamo nelle scuole».
In Italia il fenomeno del crowdfunding è esploso negli ultimi due anni portando a più di cinquanta le piattaforme attive online. Anche se per ora Scool Raising è la prima dedicata solo al mondo della scuola, anche su siti come Ginger e Produzioni dal Basso sono sempre più frequenti i progetti attivati da studenti, genitori e insegnanti. Negli Stati Uniti invece esistono già diverse piattaforme dedicate, come ClassWish e AdoptAClassroom che propone di adottare a distanza una classe. A proposito di stampanti 3D, negli Usa 5mila scuole superiori ne hanno una grazie ad un progetto, MakerBot Academy, avviato da una collaborazione tra AutoDesk, America Makes e il portale di crowdfunding DonorChoose.
Se tra scuola e crowdfuning è scoccata la scintilla si deve almeno a due motivi. Il primo è che il fenomeno esisteva già offline: in un contesto di risorse sempre più scarse la colletta fra le famiglie degli studenti per risolvere piccoli e grandi problemi non è una novità e spesso c’è il desiderio di fare di più. «Una delle prime scuole a utilizzare la piattaforma, l’istituto superiore di Malafarina di Soverato, in provincia di Catanzaro, da diversi anni organizzava laboratori teatrali grazie alla passione di un gruppo di insegnanti» racconta Apolloni. «L’anno precedente un professore, a fronte dell’assenza di risorse, era arrivato a pagare di tasca propria, rinunciando a un mese del proprio stipendio pur di portare i ragazzi a un concorso teatrale, ma naturalmente non si poteva andare avanti così».
Il secondo aspetto da tenere in considerazione è che i progetti nati tra i banchi hanno il vantaggio di avere già una comunità di riferimento: gli alunni e le loro famiglie, gli insegnanti e, allargando il cerchio, il quartiere, il paese e le istituzioni locali. «La sfida del crowdfunding è proiettare ulteriormente verso l’esterno le iniziative, coinvolgendo anche altri utenti del Web e trovando cofinanziamenti» spiega Apolloni.
In Italia piattaforme come Eppela stanno sperimentando delle partnership con aziende e fondazioni che lanciano sfide a tema e si offrono di coprire la metà del costo dei progetti, a fronte di un altro cinquanta per cento raccolto attraverso il crowdfunding. Fra gli enti locali, il Comune di Milano ha di recente attivato un programma di crowdfunding civico mettendo a disposizione 430mila euro per iniziative di innovazione sociale a vantaggio della città. Anche in questo caso i progetti che riusciranno a raccogliere la metà dei contribuiti previsti con il crowdfunding potranno contare su un’altra metà finanziata dal Comune.
«La soddisfazione più grande è stata scoprire che quello della scuola italiana è un mondo molto più vivace, capace di innovazione e di solidarietà di quel che credevamo» afferma Apolloni. «Tra i progetti che hanno raggiunto il proprio obiettivo c’è Insieme per Sirima: gli insegnanti della Guglielmo Marconi di Portogruaro sono riusciti a finanziare un gemellaggio con colleghi del Kenya, pagando loro il viaggio e due computer per iniziare un percorso di scambio con le scuole italiane. Sul fronte dell’innovazione ci ha dato grandi soddisfazioni un progetto cha ha finanziato laboratori di robotica nelle scuole. Dopo aver pubblicato online dei prototipi ideati degli studenti ci ha chiamato un’azienda chiedendo di entrare in contatto con alcuni di loro, dei ragazzi di 17 anni».
Non è tutto rose e fiori, neanche nel campo del crowdfunding: «Nella sezione della robotica al momento abbiamo una decina di progetti e ne stanno funzionando due, proprio perché la pubblicazione non basta» afferma il fondatore di School Raising, «ma l’importante è andare avanti e sperimentare».
Emanuela Citterio

Giornalista professionista, si occupa in particolare di innovazione sociale, sostenibilità ambientale e terzo settore, cooperazione internazionale, Africa. Realizza progetti editoriali, di informazione, comunicazione e sensibilizzazione, sia in italiano che in inglese, in collaborazione con partners istituzionali e privati. È fondatrice di una campagna di advocacy sui temi della finanza sostenibile (www.sullafamenonsispecula.org). Ha viaggiato in una decina di Paesi africani