La moratoria e' solo un 'rinviare l'inferno'

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In vista delle importanti scadenze, il Club di Parigi, il g8 e delle grandi mobilitazioni internazionali del movimento tra cui il prossimo Forum Sociale Mondiale che si terra' a Porto Alegre riparte la mobilitazione sul debito estero dei paesi poveri.

E' un segnale molto positivo che da parte di molti si sia risvegliata l'attenzione intorno alla questione drammatica e irrisolta del debito estero dei paesi piu' poveri. Purtroppo cio' avviene sull'onda di una tragedia cosi' terribile come quella provocata dal maremoto che ha colpito il sud est asiatico. Grazie a personalita' come padre Alex Zanotelli ed altri si e' ricordato piu' volte in questi giorni, come il fardello del debito sia tutt'altro che risolto e che e' ancora drammaticamente presente e vivo. Il debito non e' stato cancellato. Nonostante le tante dichiarazioni e decisioni assunte in sedi come il g8 il debito e' stato cancellato solo in una minima parte e rappresenta per i paesi piu' poveri ma anche quelli che ora si trovano in via di "impoverimento" il freno alla possibilita' di sviluppo e di vita stessa per milioni e milioni di cittadini del mondo. Il debito e' uno strumento, e' un modo per reprimere la speranza anche per paesi che hanno aperto fasi nuove di ricostruzione soprattutto in Africa e che a causa delle risorse da destinare al pagamento del debito si trovano impossibilitati a realizzare progetti di rinascita delle proprie societa' come la lotta all'HIV-AIDS, la costruzione di scuole, insomma perfino prima ancora dello sviluppo di impoverimento ulteriore .... E' giusto ricordare che pure a fronte dei cosiddetti aiuti per lo sviluppo che il mondo sviluppato "offre" ai paesi in via di sviluppo (preferisco dire in Via di impoverimento") il peso del debito e' deisamente piu' significativo e vanifica ogni intervento. Il caso dell'Italia e' emblematico. A fronte di una legge, la 209, conquistata grazie all'impegno staordinario della campagna italana per la cancellazione del debito- Sdebitarsi- che impone al governo la cancellazione del debito e piu' volte sottoposta a tentativi di vanificarla in sede di finanziaria, l'Italia ha si applicato la cancellazione ma lo ha fatto ancora in modo parziale. Al momento infatti sono stati cancellati solo 4000 miliardi sugli 8000 considerati quale minimo da raggiungere e i 12000 obiettivo massimo.

L'emblematicita' del caso italiano risiede nel fatto che se da un lato si e' cancellato il debito dall'altra si sono cancellati anche i fondi per la cooperazione allo sviluppo. Oggi siamo difronte ad un dato ufficiale dello 0,16 che se depurato delle quote di cancellazione del debito arriva ad un misero, e direi indecente, 0,04% di risorse per la cooperazione. Sono dati che abbiamo diffuso e denunciato i piu' occasioni attraverso i nostri modesti mezzi senza riscontrare l'auspicata attenzione. Lo abbiamo fatto anche in occasione delle giornate alternative a quelle ufficiali della cooperazione, organizzate con la Campagna Sbilanciamoci e contenute nel libro bianco prodotto da Sbilanciamoci

La vicenda del debito che colpisce i paesi colpiti dalla tragedia del maremoto e' anch'essa emblematica. Si propone i questi giorni nelle sedi internazionali, la moratoria e non la cancellazione...come si potesse rinviare l'inferno a tra qualche tempo. Il dramma del debito non e' rinviabile e comunque la moratoria non e' una soluzione per il debito inpagabile. Va risolto una volta per tutte e ora. E' una questione di civilta'. Lo ha detto tante volte una voce autorevolissima come quella di Nelson Mandela. Sulla questione del debito bisogna rovesciare la visione. Chi e' il debitore e chi il creditore? Il debito e' stato ripagato gia' piu' volte e tutti sanno che oggi si stanno pagando soltanto gli interessi degli interessi degli interessi...L'Africa ha maturato crediti a non finire, incalcolabili verso il mondo cosiddetto sviluppato. Dalla risorsa piu' preziosa, gli esseri umani, deportati come schiavi alle risorse naturali e via dicendo..Ormai da diverso tempo si chiede una svolta che dia il segno di civilta', una presa di coscienza dell'umanita' piu' ricca in termini di risorse economiche. Purtroppo l'occasione dell'appuntamento del Giubileo che aveva risvegliato tante speranze per un nuovo millennio senza debito e di un nuovo inizio per i paesi piu' poveri e' stata in gran parte sprecata. Sarebbe necessario fare come per fortuna da molte parti si propone meccanismi di arbitrato indipendente che consentano ai paesi piu' poveri di gestire il debito spesso odioso, in una sede al di sopra delle parti e anzi a tutela delle parti piu' deboli, e non da chi e forte e ha il coltello dalla parte del manico.

Il processo verificatosi i Sudafrica con Commissione per la Verita' e Riconciliazione andrebbe preso ad esempio per uscire dalla schiavitu' del debito per i popoli indebitati e dalla vergogna per la coscienza cittadini del nord ricco sviluppato. Questa sarebbe una decisione saggia e onesta per tutti.

Sulla questione attualissima e drammatica dei paesi del sudest asiatico che hanno subito e subiranno a lungo delle conseguenze del maremoto voglio segnalare alcune delle proposte che la campagna italiana in vista della propria assemblea intende lanciare attraverso un appello puntuale che verra' annunciato domenica prossima in occasione dell'appuntamento convocato da alcune riviste e giornali della sinistra. a Roma. Tra questi la richiesta che da subito l'Italia sostenga nelle sedi internazionali, tra cui Club di Parigi, G8, ONU, la totale cancellazione del debito per i paesi coinvolti paesi e non la sola moratoria; agisca applicando senza rinvii la legge 209 in particolare l'articolo 5 che offre la possibilita' concreta di praticare la cancellazione del debito in casi di disastri ambientali e quindi perfettamente ricollegabile alla realta' dei paesi colpiti dal maremoto. La societa' civile chiede, anche a tutti i governi ed in particolare ai piu' ricchi del G8, che si vada verso la convocazione di una conferenza internazionale sotto l'egida di un soggetto autonomo come l'ECOSOC delle Nazion Unite dei creditori verso quei paesi affinche' si esplorino meccanismi innovativi quali solo per citare un esempio processi di arbitrato indipendente per una rinegoziazione e riconversione dei crediti privati facendo tesoro delle iniziative gia' avanzate da diverse agenzie delle Nazioni Unite.

Inoltre credo molto importante che in questo processo si introducano meccanismi che consentano di produrre la trasparenza sull'utilizzo degli aiuti - cancellazioni del debito, aiuti e nuovi crediti - coinvolgendo la societa' civile dei paesi coinvolti per garantire il corretto uso di tali fondi e soprattutto affinche' non vengano utilizzati contro le popolazioni (vedi caso specifico dell'Indonesia). Sottolineo il coinvolgimento della societa' civile perche' e' essenziale per favorire un reale controllo dell'uso delle risorse. Cio' vale al nord come al sud. Da questo punto di vista la preoccupazione della societa' civile, dei paesi cosiddetti donatori, e dei paesi colpiti dalla tragedia si esprime nel senso piu' radicalmente opposto a quello ipotizzato da alcuni sul presunto illecito uso delle risorse liberate dalle eventuali cancellazioni. ad esempio per l'acquisto di armi. Cio' puo' piu' facilemente accadere se si lascia ai soli governi questa gestione, soprattutto li dove vi sono regimi autoritari.

Raffaella Chiodo

Coordinatrice Sdebitarsi

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