La guerra entra nelle scuole russe

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Foto: Unsplash.com

Improvvisamente nei libri di scuola russi si parla della “bellezza” delle sanzioni imposte dal mondo occidentale. In questi giorni negli istituti scolastici è stato introdotto del materiale didattico, in cui le “punizioni” decise a livello internazionale sono rappresentate come una grande opportunità di crescita per il Paese. In un’ottica opposta alla logica degli economisti occidentali le misure sarebbero “stimolanti” per il mercato interno. Con un’operazione tanto ardita quanto curiosa, il Cremlino ha imposto testi e video volti ad istruire le giovani menti “sull’utilità delle sanzioni”. La nuova “filosofia” passa dall’istruzione considerando forse lo scenario internazionale che sembra si possa profilare. La speranza di Vladimir Putin pare essere quella di un rilancio, forte dell’appoggio di nuovi alleati ad Est. In un commento critico alle tesi espresse in questo “manuale”, l’economista russo Konstantin Sonin chiarisce come in realtà non ci siano esempi di un Paese che si sviluppi più velocemente sotto sanzioni. Ad esempio, il tenore di vita in Iran, contro il quale sono state imposte sanzioni 40 anni fa, oggi sarebbe più basso di allora. Le sanzioni imposte alla Russia sono in proporzione molto più gravi, senza precedenti.

La Cina però sta mostrando sostegno ideologico e i nuovi equilibri in Asia centrale e nel Golfo Persico stanno cambiando. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti stanno spostando il peso sulla bilancia geopolitica, proteggendo i rapporti con il Cremlino e rifiutando di discutere con la Casa Bianca di un aumento della produzione di petrolio per compensare la crescita globale del prezzo del greggio a vantaggio di Mosca. È questa la “scommessa firmata Putin” ma, al netto delle sanzioni, crescita economica e tecnologica sembrano ormai impensabili senza lo scambio di know-how con i Paesi occidentali. 

Sul piano politico interno un ritorno di fiamma tra popolazione e governo pare altrettanto chimerico. «Il Donbass è come una mina in seno al Cremlino pronta ad esplodere, carica di conseguenze, così come successe con i Paesi Baltici o con l’Ossezia» sintetizza Alexey Venediktov, ex direttore di Echo Moskvy – storica radio e piattaforma di informazione moscovita soppressa dal governo il mese scorso – in un’intervista al nuovo canale YouTube “Zhivoy Gvosd”(Chiodo Vivente). Tutti gli obiettivi del Presidente sarebbero finora stati mancati: «Non si è riusciti a conquistare la capitale e a deporre il Presidente ucraino Zelensky. Inoltre, assisteremo con tutta probabilità ad un nuovo allargamento della Nato. Finlandia e Svezia stanno infatti per la prima volta considerando seriamente di intraprendere questa strada»...

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