La globalizzazione della solidarietà

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Prolusione di Mons. Giovanni Nervo all’incontro pubblico "Dignità è giustizia" che ha avuto luogo il 15 gennaio 2009 a Trento in occasione del decennale di Unimondo.

Ho letto i vostri programmi e le vostre pubblicazioni e mi sembra che il lavoro che fate sia proprio la "globalizzazione della solidarietà" con l’uso raffinato delle tecnologie moderne. Vi rivolgete, all’interno, soprattutto a chi opera nella cooperazione internazionale, alle ong, e all’esterno ai mezzi di comunicazione sociale come ho visto nell’interessantissima pubblicazione Orizzonti.

Tutti e due i fronti sono di grande attualità. Le ong riescono a sensibilizzare e mobilitare l’opinione pubblica sui problemi del terzo mondo grazie ad un’azione simultanea e costante. Dall’altra parte, nella classe politica, nei mezzi di comunicazione sociale, nell’opinione pubblica, si riscontra una terribile miopia sulla realtà dei problemi d’oggi.

Trent’anni fa quando il popolo delle barche scappò dai regimi vietnamiti vi fu un’ampia mobilitazione nell’opinione pubblica; la Caritas riuscì a trovare ospitalità per 3.000 famiglie di profughi senza chiedere ed avere una sola lira dal governo.

Da molti mesi ormai approdano quasi ogni giorno a Lampedusa gommoni e carrette del mare che portano migliaia di disperati mentre centinaia muoiono annegati. L’opinione pubblica rimane indifferente. Si pensa di arrestare il fenomeno con una normativa durissima nei confronti di coloro che riescono ad arrivare in Italia, naturalmente come clandestini. Probabilmente siamo solo all’inizio di una trasmigrazione di popoli del resto inevitabili se si pensa alle condizioni di vita in cui vivono due terzi dell’umanità.

In una delle ultime conferenze internazionali sul commercio a Cancun i paesi poveri avevano chiesto ai paesi ricchi di sospendere i contributi alla propria agricoltura perché impedivano lo sviluppo del mercato dei paesi poveri. Francia e stati Uniti posero il veto. Un dato non smentito informava che una mucca europea godeva di 2,5 $ di contributi al giorno mentre più di due miliardi di persone vivevano con meno di 24 giorno. È inevitabile l’aumentare dell’immigrazione in questa situazione: i mezzi di comunicazione sociale sostanzialmente la ignorano, il governo ne fa una questione di sicurezza e di ordine pubblico, contribuisce a diffondere la paura che si ripresenta a suo favore nelle campagne elettorali.

In questo modo si creano situazioni assurde. La marina militare, seguendo le norme internazionali, deve salvare gli immigrati quando i loro gommoni si rovesciavano in mare. Li trasportano a riva in territorio italiano. Da quel momento sono clandestini. Quindi delinquenti perché chi commette un reato delinque. Entrare in Italia come clandestini è reato.

Se il pacchetto sicurezza sarà approvato come è stato presentato in Parlamento vedremo che un immigrato potrà entrare in Italia solo se avrà regolare permesso di soggiorno, posto di lavoro, appartamento di giusta metratura e conto in banca con deposito cauzionale come richiesto dalla legge. Dopo qualche anno chiederà il ricongiungimento familiare. I suoi figli frequentano regolarmente la scuola dell’obbligo.

Se l’azienda dell’operaio immigrato chiude o si disloca, per esempio in Romania, lo licenza. Da quel momento perde il diritto di soggiorno e diventa clandestino e se non fa presto a lasciare l’appartamento lo Stato lo requisisce e colpisce il proprietario con due anni di carcere e cinquemila euro di multa. Adesso poi si aggiunge la tassa sul permesso di soggiorno.

La classe politica e quindi l’opinione pubblica stanno perdendo di vista la globalità del problema: la finanziaria taglia i fondi alla cooperazione internazionale che sarebbe la vera strada per prevenire e limitare l’immigrazione di massa.

Non ci si rende conto del dramma che porta nelle persone immigrate e nelle loro famiglie la decisione del Ministro Maroni di rimpatrio immediato. Queste persone hanno fatto sacrifici enormi per mettere insieme la somma da pagare ai scafisti. Hanno patito fame, freddo ed hanno rischiato la vita nel tragitto in mare e trovano un rifiuto netto che brucia i sacrifici fatti e ogni speranza; è questa la risposta alla loro disperata situazione da parte di una nazione che si dice civile e cristiana?

Siamo ben lontani da quanto ci chiede la nostra costituzione. Art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, (qui non si parla di cittadino ma di uomo: cioè tutti gli uomini che sono presenti sul territorio italiano su cui si estende la competenza della Costituzione) e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

L’art. 3 insieme "alla giurisdizione a difesa dei diritti inviolabili" garantisce anche la dignità perché tutti i cittadini hanno eguale dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali. La costituzione è vincolante per tutti i cittadini italiani ed in primo luogo per quelli che governano il paese e per quelli che li sostengono con il loro democratico consenso.

Certo il fenomeno va governato perché non siamo in grado di accogliere tutti; una modalità per farlo è promuovere la "globalizzazione della solidarietà" e quindi la cooperazione popolare.

Unimondo è uno strumento moderno di formazione, diffusione ed informazione su questi aspetti di capitale importanza per garantire ai più poveri dignità e giustizia. Congratulazioni ed auguri di buon lavoro!

Mons. Giovanni Nervo

(Relazione non rivista dall’autore)

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