La frase d’amore più vera, l’unica, è: “Hai mangiato?”

Stampa

Nessuno può fare per te ciò che tu puoi fare per te stesso”. Poche semplici parole che servono a ricordarci quanto potere abbiamo – inespresso, intra-visto – per rendere migliori le nostre vite psichiche, spirituali, sociali. Troppo spesso però dimentichiamo come questo stesso potere valga anche per la nostra salute. Non siamo più abituati ad ascoltarci, a prestare attenzione ai segnali che il nostro corpo ci trasmette e a viverci in relazione all’universo di cui siamo parte.

Un approccio che invece caratterizza la medicina ayurvedica e le medicine tradizionali, a volte assimilate più a uno stile di vita che a una scienza medica e quindi per questo spesso erroneamente sottovalutate nelle loro potenzialità trasversali. A fare chiarezza ci pensa il dott. Paolo Scartezzini, etnofarmacologo e appassionato studioso di biologia e di ayurveda, filone di approfodimento che ha seguito fin da giovane, avvicinandosi anche allo studio del sanscrito. Pur canonizzata in India come medicina completa, i suoi fondamenti sono presenti ovunque e quindi non appartengono a una specifica area geografica o etnia.

Sono concetti essenziali, semplici, eppure non scontati, soprattutto per quanto riguarda l’approccio “occidentale” alla salute. Un punto di vista che fa suo il motto “minimo sforzo, massimo risultato”, puntando a risparmiare risorse a partire dall’imitazione della natura, che nella sua essenzialità trova sempre le strade più efficaci ed economiche per ottenere i risultati migliori. Come si traduce questo per l’uomo? Di fatto in semplici accorgimenti come svegliarsi e andare a letto presto, essere regolari negli orari dei pasti e nelle quantità per preservare la qualità del plasma, idratarsi spesso e correttamente. Suggerimenti apparentemente non originali, ma così rari nelle nostre quotidianità affollate di ansie, stress e frenesie. “Mangiamo in piedi per diventare silos vuoti, commenta Scartezzini, e quest’immagine riassume egregiamente il senso dei nostri sforzi, tesi per lo più a dimenticare le buone abitudini che accompagnano l’uomo fin da sempre e a riporre invece la nostra totale fiducia nella cura a danno ormai avvenuto.

La medicina ayurvedica, come tutte le medicine tradizionali, è una fonte di informazioni molto ricca, che porta con sé esperienze della tradizione e della cultura che non di rado anticipano le scoperte della scienza: il sistema linfatico cerebrale, per esempio, è una scoperta recente della medicina classica, ma è un concetto ben presente nella medicina ayurvedica, che fa riferimento a operazioni di “drenaggio del cervello” per favorire l’apertura dei canali i cui blocchi sono le principali cause delle malattie degenerative.

Un rapporto tra la medicina occidentale e quella ayurvedica è dunque ipotizzabile? Sì, se si agisce in un’ottica di integrazione, provando a ricordare ciò che un’evoluzione frenetica del nostro modo di vivere ci ha fatto dimenticare. Perché l’ayurveda, soprattutto nella sua metodica diagnostica, è una medicina di tipo preventivo, in grado di identificare fasi totalmente asintomatiche prima della manifestazione del sintomo stesso, che ricalca la creatività della natura nell’elaborazione di approcci non inquinanti: pensiamo ad esempio all’uso dei solventi per le analisi del sangue… quanto della medicina “occidentale” sottovalutiamo, nel suo modo di compromettere il futuro delle prossime generazioni?

Vale la pena a volte riavvicinarci a una medicina del contatto: tante malattie, tumori compresi, non vengono diagnosticate in tempo perché il medico non tocca più il paziente, quando invece il contatto fisico è la prima forma di diagnosi in ayurveda: si ascoltano le frequenze dell’arteria radiale del polso… perché anche noi, come la natura, “suoniamo” in base a come stiamo. Come si distingue il suono del vetro da quello del legno, anche le frequenze del corpo sono decodificabili. A che scopo principalmente? Puntare sulla salute prima che sulla malattia: invece che prendere la malattia e portarla fuori si prende la salute e la si porta dentro”. E proprio da questo nasce uno stato di benessere ottimale: da un equilibrio tra “dentro” e “fuori”, tra corpo, mente ed emozioni… L’ayurveda è una medicina che si occupa anche delle ricadute sociali, perché considera la connessione tra la salute del singolo e quella della comunità. Un approccio interessante che tiene come riferimento l’ayurveda di Maharishi, fisico indiano che ha rivitalizzato la disciplina, raccogliendo elementi dai depositari di questa conoscenza frammentata e ridandole vigore grazie anche alle ricerche scientifiche, che puntano sempre più a considerare l’ayurveda non semplicemente la “scienza dei massaggi” a cui ci si limita in occidente, ma un complesso di arti (dalla musicoterapia all’architettura alle terapie diagnostiche) che si prendono cura del nostro benessere in maniera olistica e naturale.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

Ultime notizie

Il Punto - Si muore nel silenzio

19 Settembre 2025
I palestinesi sono soli, entriamo nel giorno 1.303 dall’invasione russa in Ucraina, e altrove, si muore nel silenzio dei media. (Raffaele Crocco)

La Sicilia ha sete

18 Settembre 2025
La Sicilia ha sete, e non da poco tempo. (Rita Cantalino)

L’inizio dell’offensiva terrestre israeliana e l’esodo di massa da Gaza City

17 Settembre 2025
Israele conferma che l’offensiva ha provocato un esodo senza precedenti. (Giacomo Cioni)

Dossier/ Materie prime critiche (4)

17 Settembre 2025
Oltre a quelli ambientali, l’estrazione di minerali critici comporta una serie di impatti diretti sulla vita di diversi gruppi vulnerabili. (Rita Cantalino)

Il blocco del porto di Trieste

16 Settembre 2025
Il blocco del porto di Trieste contro le armi per Israele e per l’applicazione del Trattato di pace. La mobilitazione di USB. (Laura Tussi)

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad