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La corsa agli armamenti – 2: vent’anni di sforzi al vento
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Foto: Taylor Peake da Unsplash.com
Il 26 gennaio di quest’anno, Biden e Putin hanno concordato in una telefonata che avrebbero esteso il trattato “New Start” (Strategic Arms Limitation Treaty – Trattato per la limitazione delle armi strategiche) per cinque anni. Il portavoce russo Dmitry Peskov commentò che il suo Paese “è favorevole all’estensione del trattato” e, il 27 gennaio, la Duma di Stato russa ha votato per ratificare l’estensione. Il 3 febbraio, cinque giorni dopo la firma del presidente Putin, il Segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato che gli Stati Uniti hanno formalmente accettato di estendere il trattato.
La mattina del 24 febbraio, Putin ha annunciato una “operazione militare speciale” per “smilitarizzare e denazificare” l’Ucraina. Pochi minuti dopo, missili e attacchi aerei hanno colpito tutta l’Ucraina, compresa la capitale Kiev, seguiti poco dopo da una vasta invasione di terra da più direzioni. E questo interrompe, per ora e per chissà quanto tempo, i tentativi di arrestare la corsa alle armi nucleari. E la minaccia, che pareva diminuire, specie dopo la caduta del Muro di Berlino, é tornata a farsi reale, forse ancor più che ai tempi della Guerra fredda. Ma vale la pena di ricordare che il processo di disarmo nucleare era tutt’altro che un’illusione, e che la strada era, se non spianata, almeno tracciata e perseguita.
La storia degli accordi New Start
Il New Start (Trattato cui per la Riduzione delle Armi Strategiche) è un trattato di riduzione delle armi nucleari tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa. il nome formale é Misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive. È stato firmato l’8 aprile 2010 a Praga e, dopo la ratifica, è entrato in vigore il 5 febbraio 2011. La sua durata era prevista fino al 5 febbraio 2026, e la firma del gennaio scorso confermava la sua sussistenza. Il trattato era entrato in vigore la prima volta il 5 febbraio 2011, quando gli Stati Uniti e la Russia si scambiarono gli strumenti di ratifica, dopo l’approvazione da parte del Senato degli Stati Uniti e dell’Assemblea Federale della Russia, che sostituiva il precedente accordo, detto Sort. Il trattato non limita il numero di testate nucleari inattive che possono essere stoccate, un numero che si aggira intorno alle migliaia.
Il trattato limita il numero di testate nucleari strategiche schierate a 1.550, con una riduzione di quasi due terzi rispetto al trattato Start originale, e del 10 percento rispetto al limite di testate strategiche del trattato di Mosca del 2002. Il trattato limita inoltre a 800 il numero di lanciatori di missili balistici intercontinentali (ICBM) dispiegati e non, di lanciatori di missili balistici lanciati da sottomarini (SLBM) e di bombardieri pesanti equipaggiati con armamenti nucleari. Il numero di ICBM, SLBM e bombardieri pesanti dispiegati dotati di armamenti nucleari è limitato a 700. Il trattato prevede il monitoraggio satellitare e a distanza, nonché 18 ispezioni in loco all’anno per verificarne il rispetto.
I documenti resi disponibili al Senato degli Stati Uniti descrivevano la rimozione dal servizio di almeno 30 silos missilistici, 34 bombardieri e 56 tubi di lancio per sottomarini, anche se i missili rimossi non sarebbero stati distrutti e i bombardieri avrebbero potuto essere convertiti all’uso convenzionale. Quattro dei 24 lanciatori su ciascuno dei 14 sottomarini nucleari con missili balistici verrebbero rimossi, ma nessuno verrebbe ritirato. Il trattato non pone però limiti ai sistemi tattici, come il Lockheed Martin F-35 Lightning II, che molto probabilmente sostituirà gli F-15E e gli F-16 nel ruolo di vettori nucleari tattici. Sul paradosso estremamente pericoloso della definizione “tattiche” per le atomiche di questo tipo, che sottintende la loro utilizzabiltà effettiva, abbiamo già scritto nella prima parte di questo servizio*...