La Tunisia saluta il suo presidente

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Tunisi 27 luglio. La città si è svegliata presto questa mattina, avvolta da un’umidità penetrante e coperta da un cielo cosparso di nubi increspate, per dare degna sepoltura a Béji Caïd Essebsi, familiarmente chiamato da tutti BCE, il 92enne Presidente, il primo eletto dal popolo nell’era repubblicana della nazione nordafricana, scomparso il 25 luglio.

Morto in un giorno già segnato da due ricorrenze importanti: il 62esimo anniversario dalla proclamazione della Repubblica, da parte dell’Assemblea Costituente, e la 6a commemorazione dell’assassinio dell’uomo politico Mohamed Brahmi. Gli intrecci della storia non sono mai casuali e porgono sempre date e contenuti di riflessione.

Dall’Ospedale militare posto a sud di Tunisi il feretro è stato trasportato di prima mattina al Palazzo presidenziale di Cartagine, nella zona costiera a nord della città, percorrendo strade transennate con ai lati una folla che sventolava gigantografie con la foto del Presidente e la bandiera tunisina; molti in lacrime, soprattutto le donne che sono grate a Béji Caïd Essebsi per aver evitato un periodo oscurantista che si profilava all’orizzonte negli anni seguenti la rivolta, con rischio soprattutto per le acquisite libertà e parità ormai consolidate dal genere femminile tunisino.

Nel Palazzo le spoglie sono state omaggiate, oltre che dai maggiorenti tunisini, da numerose personalità straniere, fra le quali i re di Spagna e Giordania, Abdelkader Bensalah, Presidente ad interim algerino, Mahmoud Abbes, Presidente dell'Autorità Palestinese, Emmanuel Macron, Capo di Stato francese, Marcelo Rebelo de Sousa, Presidente del Portogallo, Fayez Sarraj, presidente della Libia, Moulay Rachid, fratello del re Mohammed VI del Marocco, Ghassen Salamé, inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia . È stata rimarcata l’assenza di rappresentanti di alto livello del Governo italiano, un segno di mancanza di sensibilità per un Paese vicino e amico che non tarderà a tradursi in freddezza diplomatica. 

Quindi è seguita una lunga e lenta processione funebre che percorrendo la strada che congiunge la borghese Cartagine alle popolari EL Kram e La Goulette ha raggiunto, percorrendo anche i larghi viali centrali della capitale, il cimitero di El Jellaz dove è stato sepolto, poco distante dalle tombe dei due martiri della Tunisia post rivoluzione, Chokri Belaid e Mohamed Brahimi, entrambi assassinati nel 2013. Il cerimoniale è stato complessivamente solenne nello svolgimento rituale dei vari momenti della celebrazione del funerale del Presidente della Repubblica, che nella sua esibizione popolare è stato una prima volta per la Tunisia.

Quando morì il primo Presidente della Repubblica Habib Bourguiba, nell’aprile del 2000, il regime di Zine el-Abidine Ben Ali rimase incartato nella sua paura e i funerali del padre dell’indipendenza tunisina furono sottratti all’atteso fervore popolare, manipolati e nascosti, provocando rabbia e amarezza.

Quella odierna, benché partecipata e commossa, è stata comunque una cerimonia sobria e contenuta nell’espressione dei sentimenti, senza la rabbia e la frustrazione delle centinaia di miglia di persone che accompagnarono al cimitero le spoglie di Belaid e Brahimi; ha dato l’impressione di essere un momento collettivo di riconoscenza per un uomo che ha preso per mano il Paese in un momento difficile dandogli una solidità democratica e di normalità, pur con alcuni lati oscuri, come il tentativo di dare visibilità politica al figlio, che i detrattori non mancano di mettere in evidenza.

La riconoscenza ha comunque prevalso ai rancori, anche perché il defunto presidente durante l’ultimo periodo in cui la sua salute è stata minata da malesseri a ripetizione, si è affidato alle cure di strutture e medici tunisini. La cosa puo’ apparire banale, ma in realtà non lo è nel continente africano dove Capi di Stato e maggiorenti politici in generale hanno l’abitudine di affidarsi all’assistenza medica in Francia o in Svizzera, non avendo alcuna fiducia di sistemi sanitari dei loro Paesi.

Il defunto Presidente Béji Caïd Essebsi ha percorso in prima linea tutto il periodo della storia repubblicana tunisina, dando prova di lungimiranza nella pianificazione della sua carriera politica:Ministro degli interni (1965/1969), Ministro della difesa (1969/1970), Ministro degli esteri (1981/1986) e Consigliere di Habib Bourguiba, che conosce a Parigi agli inizi degli anni 50; Consigliere e Presidente del Parlamento (1990/1994) con Zine el-Abidine Ben Ali, con parentesi come Ambasciatore in USA (1969), in Francia (1971) e in Germania (1987). Alla scadenza del suo mandato di Presidente del Parlamento si ritira con discrezione a vita privata, per evidenti differenze di visione politica con il Presidente Zine el-Abidine Ben Ali. 

Ricompare sulla scena politica tunisina, con la stessa noncuranza con la quale si era eclissato, il 27 febbraio 2011, un mese dopo il termine della rivolta dei gelsomini, con l’incarico di Primo ministro che terrà fino al 24 dicembre dell stesso anno, prima sotto la presidenza (ad interim) di Fouad Mebazaa e poi di Moncef Marzouki (eletto dall’Assemblea Costituente); quindi finalmente l’apice della carriera: eletto Presidente della Repubblica il 31dicembre 2014, un vero botto di fine anno per lui e per il partito Nidaa Tounes da lui fondato nel giugno del 2012.

Adesso la Tunisia volta pagina, con tante difficoltà, soprattutto per una congiuntura economica che tarda ad esaurirsi, ma con la consapevolezza di avere gli strumenti per proseguire nell’alveo della democrazia.

Il giorno stesso della morte del Presidente Béji Caïd il presidente dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo (ARP) Mohamed Ennaceur, è diventato ufficialmente il sesto capo dello Stato tunisino. Il politico 85enne ha infatti prestato giuramento davanti ai parlamentari tunisini, assumendo così l’incarico di presidente ad interim della Repubblica. La Costituzione fissa la durata della presidenza provvisoria per la morte del Presidente in carica in un minimo di 45 giorni e in un massimo di 90 giorni. Ennaceur avrebbe quindi potuto restare al Palazzo di Cartagine fino al termine di ottobre. Essendo precedentemente state fissate le elezioni presidenziali il 17 novembre, la Commissione elettorale indipendente si è subito riunita annunciando una nuova data: il 15 settembre.

Questa scelta ha fatto storcere il naso a molti perché cade prima delle elezioni legislative che si svolgeranno il prossimo 6 ottobre; il rischio paventato è che ci si ritrovi con un Presidente che provenga da una forza politica che poi non abbia la maggioranza in parlamento.

Altra circostanza non chiarità è con quale legge elettorale si andrà a votare per le presidenziali: con quella prevista dalla Costituzione o con quella modificata dall ARP lo scorso 18 giugno che, come riportato da ANSAMED, “... non smette di suscitare polemiche in Tunisia la nuova legge elettorale. Il provvedimento, votato due giorni fa dal parlamento tunisino con 124 voti a favore a circa un mese dalla scadenza del deposito delle candidature, stabilisce infatti una serie di norme molto severe per i criteri di candidabilità alle elezioni legislative e presidenziali di fine anno, che escluderebbero di fatto la possibilità di partecipare alla competizione elettorale a molti dei candidati annunciati, in particolare al magnate della tv, Nabil Karoui, in testa nei sondaggi...”

Legge che non è stata ratificata, pochi giorni prima di morire, dal Presidente Béji Caïd Essebsi, con seguito di polemiche e accuse, neppur tanto velate, di incapacità di intendere di quest’ultimo.

Se è pur vero che la morte sotterra anche le divergenze, è altrettanto certo che subito dopo riemergono nuovi conflitti e ambizioni sopite.

Ferruccio Bellicini

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