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La Scozia dice No, l’UE dice Forse
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Quando il 19 settembre 2014 la Scozia ha votato No all'indipendenza, da Bruxelles si è levato un coro di approvazione. Il No Scozzese ha lasciato l’UE “unita, aperta e più forte”, ha dichiarato il Presidente della Commissione Europea Manuel Barroso. Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, e dal leader del gruppo socialista, Gianni Pittella, che ha dichiarato: “gli interessi della Scozia saranno meglio sostenuti all’interno dell’Unione Europea invece di dover affrontare le sfide globali come un piccolo stato indipendente.”
Molti scozzesi tuttavia speravano di garantire il loro futuro a lungo termine in Europa votando Sì all’indipendenza. Nel mese di agosto, Alex Salmond, il leader dello Scottish National Party, aveva dichiarato al programma radiofonico della BBC "Good morning Scotland" che le politiche di euroscetticismo che escono da Westminster sono profondamente dannose per la Scozia e potrebbero portare la Scozia a essere trascinata fuori dall'Europa contro la sua volontà.
Questo punto di vista è confermato da un sondaggio condotto del 2013 da Ipsos-MORI, una società di ricerca britannica. Il sondaggio ha rivelato che la maggioranza degli scozzesi è aperta all'idea di un referendum sul rapporto della Gran Bretagna con l'UE, ma voterebbe per rimanere nell’UE; mentre una maggioranza di persone in Inghilterra voterebbe per uscire dall’Unione.
Allo stesso tempo, la campagna per il Sì aveva insistito che la Scozia sarebbe stata in grado di mantenere il suo posto all'interno dell’UE come Stato indipendente. Il sito web "Yes Scotland" dichiarava che l'appartenenza della Scozia all’UE sarebbe stata garantita sin dal primo momento dell’eventuale indipendenza, eventualmente prevista per marzo 2016. Questa posizione è stata sostenuta anche da Sionaidh Douglas-Scott, professore di Diritti Umani e Diritto Europea all’Università di Oxford, che ha dichiarato che "qualsiasi futura adesione indipendente della Scozia dell'UE dovrebbe essere garantita, e la sua transizione da parte del Regno Unito come parte dell’UE a Scozia indipendente come parte dell’UE dovrebbe essere relativamente liscia e semplice".
La questione non sembrava così semplice a Bruxelles. Manuel Barroso, il Presidente uscente della Commissione Europea, nel febbraio 2014 aveva dichiarato alla BBC che sarebbe stato "difficile, se non impossibile" per una Scozia indipendente diventare un membro dell'UE. Nel mese di settembre, in prossimità della data del referendum, il portavoce della Commissione Pia Ahrenkilde Hansen aveva rifiutato di commentare cosa sarebbe accaduto se la Scozia avesse votato la secessione dal Regno Unito. Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, fortemente contrario ad un referendum sull'indipendenza della Catalogna, ha gettato ulteriori dubbi sulla questione dichiarando che se una "regione" sceglie di lasciare uno Stato membro, allora dovrebbe "rimanere al di fuori dell'Unione europea". Insomma, prima del referendum gli scozzesi erano stati lasciati a chiedersi se avrebbero dovuto passare attraverso il normale processo di adesione con il rischio di esserne esclusi, piuttosto che una procedura accelerata che ne avrebbe automaticamente garantito la permanenza nell’UE.
Quello che il referendum scozzese ha dimostrato è che la Commissione europea non dispone di un processo chiaro per affrontare l'adesione di Stati secessionisti. Questa ambiguità potrebbe essere intenzionale: Bruxelles è incastrata tra la necessità di garantire chiarezza agli aspiranti Stati membri e la necessità di non offendere la Spagna, il Belgio e gli altri Stati alle prese con regioni secessioniste. Questa questione potrebbe essere riaperta nei prossimi anni, soprattutto nell’eventualità in cui il Regno Unito scelga di lasciare l’UE, infiammando di nuovo le mire di indipendenza della Scozia.
Questa pubblicazione è stata riprodotta e tradotta in inglese con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Unimondo.org e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vedi la pagina del progetto BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament