La Linea 5 ferma ai Grandi Laghi

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Sarebbe bello se la Linea 5 fosse un servizio di trasporto pubblico, magari elettrico e con una ridotta impronta ecologica, pensato per viaggiatori e appassionati con una cultura del turismo a basso impatto, piedi leggeri e occhi spalancati. Sarebbe bello.

Invece la Linea 5 è un oleodotto che lambisce con le sue curve inquietanti, come un serpente che si snoda intorno alla sua preda, la regione dei Grandi Laghi nello stato del Michigan. Una regione di foreste così fitte che a stento la luce può fenderle, di rane che abitano torrenti così limpidi che le rocce sul fondo le vedi così come sono, senza nessuna distorsione. Un ecosistema che, a definirlo importante, sarebbe sottostimarne il valore.

E del valore di quest’area ne è ben consapevole Liz Kirkwood, direttrice di Flow. For love of Water, un’organizzazione non profit che, nel nord dello Stato, si batte per l’empowerment delle comunità locali e, tra gli altri progetti attivi, anche per lo smantellamento proprio della Linea 5, fermamente convinti del fatto che la regione dei Grandi Laghi appartenga alle comunità che le abitano, non alle grandi compagnie petrolifere. In questo caso sotto la lente per le speculazioni a danno dell’ambiente cade la canadese Enbridge Energy Inc., di cui pochi tra turisti e residenti hanno informazioni. In particolare, pochi sanno che ogni giorno circa 90 milioni di litri di petrolio e derivati fluttuano attraverso due condotti arrugginiti sdraiati proprio nel cuore dei Grandi Laghi. La loro posa risale al 1953, due tubi del diametro di mezzo metro ciascuno che giacciono esposti al logorio dell’acqua nello stretto di Mackinac. Una situazione che ha convinto Flow ad allertare avvocati e scienziati, ai quali sono stati chiesti pareri e ricerche a sostegno di una campagna che promuova la rimozione dei condotti, coinvolgendo le comunità locali e sostenendo che lo Stato del Michigan è il soggetto chiave per la protezione non solo delle acque dei Grandi Laghi, ma anche di tutto un ecosistema che rischia di essere inquinato da una o più falle che realisticamente potrebbero aprirsi in breve tempo in questi condotti ormai usurati dal tempo (qui una foto eloquente, giusto per renderci conto con gli occhi di quello che troppe parole comunque non dicono). Tra l’altro la Enbridge non è nuova a episodi dalle conseguenze tragiche, si pensi all’esondazione di petrolio del 2010, la più grande mai avvenuta nell’entroterra, tra l’altro proprio a danno delle acque del fiume Kalamazoo. Senza contare che incrostazioni e mitili formatisi sui condotti, ne accelerano gravemente la corrosione.

Le alternative non sono impensabili, sono sostenute anche da membri del Governo locale e vanno nella direzione di trasferire i condotti su altri percorsi, che raggiungano le raffinerie nell’est del Canada e che non siano scorciatoie fendenti, che come ferite scavano invece rischi inestimabili – e inaccettabili – per l’equilibrio della regione, il più grande bacino mondiale di acqua dolce che fornisce acqua potabile e introiti turistici e rappresenta un collante per migliaia di persone che vivono in zona e per le loro comunità.

In risposta alle sollecitazioni della campagna, il Governo locale ha creato una commissione dedicata nel 2014, con lo scopo di raccogliere dati sulla vicenda e studiare i rischi connessi e le alternative possibili, tra le quali lo smantellamento stesso dei condotti che, a differenza di quanto prospettato da Enbridge, non comporterebbero per il Midwest gravi interruzioni per l’approvvigionamento di petrolio greggio e propano: la domanda di energia della regione dei Grandi Laghi potrebbe infatti essere soddisfatta dalla disponibilità e dalla flessibilità del sistema di oleodotti del Nord America.

Il lago Michigan è inoltre considerato un public trust, una risorsa naturale che appartiene alla popolazione e che non può sottostare al controllo di nessun ente privato o individuale che lo metta a rischio, meno che mai per ragioni legate al profitto. Se accade, lo Stato ha il dovere e l’obbligo di agire immediatamente per conto dei propri cittadini. Insomma, lo Stato del Michigan può revocare in qualsiasi momento l’autorizzazione al passaggio degli oleodotti, se questi compromettono l’equilibrio della zona. Ad esserne convinti sono anche Paul Hendricks e Colin McCarthy, due sportivi di quelli “impegnati”, che nell’ottobre 2015 hanno percorso, dal Minnesota alla regione dei Grandi Laghi, oltre 800 km senza l’uso di carburante, utilizzando soltanto barche a vela e surf, biciclette, percorsi di arrampicata e corsa. Un’iniziativa per fare tesoro di tutte le ricchezze dell’area e dimostrare che una vita a minor impatto non solo è possibile, ma anche auspicabile per la salute di ciascuno, ambiente compreso. Durante questo viaggio hanno raccolto in conversazioni commoventi le testimonianze degli abitanti che in quest’area vivono, preoccupati dalle possibili e non troppo improbabili conseguenze della rottura di un oleodotto che andrebbe a devastare una zona (oltre 1100 kmq di costa) con cui hanno, com’è facile immaginare, un intimo legame.

Quando gravi tragedie ambientali si prospettano all’orizzonte, ognuno fa quello che può, ma la fortuna è ancora quella di poterle prevenire. Colin e Paul, per sensibilizzare su questo tema, hanno girato un film, Great Lakes. Bad Lines, che, se non avete avuto modo di vedere, vi consiglio di visionare, perché è un inno alla bellezza, a quello che potrebbe andare perduto per incuria e incoscienza di noi sprovveduti che abbiamo aspettato il punto di non ritorno prima di renderci conto di averlo ormai superato. Non sono i chilometri ad allontanarci dai gravi danni ambientali che incombono su alcune aree del pianeta. Come lessi un giorno da qualche parte “Save your Earth, you can’t get off”. E’ un monito che vale per noi tutti, salvare la terra su cui viviamo, e dalla quale non possiamo scappare altrove quando l’avremo irrimediabilmente distrutta.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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