La Camapagna Cris a Porto Alegre

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Il diritto a comunicare dal Social Forum verso il Summit Mondiale sulla Societá dell'informazione

E'preoccupante che non se ne sappia quasi niente", dice Sally Burch (ALAI) parlando del Summit Mondiale dell' ONU sulla Società dell'Informazione (WSIS) a Ginevra nel prossimo dicembre. E' urgente mobilitare la società civile: questo l'obiettivo della campagna CRIS (Diritti di Comunicazione nella Società dell'Informazione), che torna al Forum Sociale Mondiale dove è stata lanciata lo scorso anno.

Il Summit di Ginevra è un processo tripartito: vi prendono parte i governi, la società civile e il settore privato. La partecipazione però è democratica solo sulla carta, e la società civile viene costantemente marginalizzata. CRIS immagina una società dell'informazione basata sulla trasparenza e sulla diversità, sulla partecipazione e sulla giustizia sociale ed economica, nel rispetto del genere e delle differenze regionali e culturali: una visione centrata sui diritti e sullo sviluppo umano, e non sulla tecnologia, nella prospettiva del diritto a comunicare. Spiega Burch: "Nel piano dei diritti umani, la difesa del diritto alla comunicazione è una bandiera centrale del movimento per la democratizzazione della comunicazione, che considera che oltre al diritto all'informazione e la libertà di espressione, già consacrati internazionalmente, oggi sia necessaria una definizione più ampia che riconosca che la comunicazione è un processo interattivo e partecipativo fondamentale per la organizzazione della società".

Manca poco alla seconda conferenza preparatoria al Summit (PrepCom 2), a Ginevra dal 18 al 29 febbraio. Mentre una prima parte dell'incontro vedrà protagonisti governi, privati e società civile, la seconda sarà esclusiva dei governi, a porte chiuse e con solo alcuni osservatori. La società civile sta organizzando per questa seconda fase dei momenti comuni di scambio e discussione, nonché advocacy verso i rispettivi governi nazionali. Proprio per coordinare l'azione, al Social Forum ci sono due seminari su CRIS. I partecipanti arrivano da India, Francia, Stati Uniti, Argentina, solo per citare alcuni paesi, e ovviamente Brasile. Il confronto è vivace: c'è da decidere la posizione della società civile dentro il processo del WSIS, e come organizzare la protesta fuori dai luoghi del Summit.

Quali devono essere i temi centrali nella mobilitazione? Il software libero, la lotta ai monopoli e al copyright, per cominciare. Ma è stridente la differenza di vedute tra i due emisferi. Se al Nord il problema è il buon uso della Rete, al Sud la questione è l'accesso stesso a Internet, in un contesto mondiale dove il 50% della popolazione non ha mai fatto nemmeno una telefonata. Che forme di protesta per la società civile fuori dalle porte? Varie le proposte: un contro-summit della società civile (sull'esempio di Porto Alegre, nato per contrapposizione a Davos), un incontro alternativo anche nella forma, o una protesta via Web (ma rischierebbe di favorire il progetto contro il cyber-terrorismo di Bush). Nel frattempo si debbono mobilitare i cittadini che cercano un altro mondo possibile, che non si può fare se non si democratizza la comunicazione. "Che", spiega Burch, "è un diritto umano basico per lo sviluppo di una società più giusta, democratica e egualitaria. E' un tema di cui i movimenti devono farsi carico: unire le tante esperienze di resistenza nella creazione di un'ampia corrente di azione e riflessione". E conclude: "La lotta per la democratizzazione dei media si profila come una delle lotte sociali di questo secolo".

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