LAV: viaggi-tortura di 80mila cavalli per la macellazione in Italia

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Cavalli trasportati dalla Spagna e dall'Est Europa, in particolare Lituania, Romania e Polonia su camion per 36-46 ore verso l'Italia, spesso senza riposo, senza cibo e acqua ed esposti a temperature che d'estate superano i 40° per essere destinati alla macellazione in Italia: è la denuncia della LAV che con un nuovo video e un nuovo dossier documenta il trattamento impietoso e il trasporto in condizioni drammatiche, spesso illegali, di circa 80mila cavalli vivi nel 2006 e 90mila nel 2005 per la macellazione in Italia- "L'Italia importa l'84% dei cavalli vivi movimentati nell'Unione Europea e con 170mila cavalli macellati ogni anno, il nostro Paese detiene il negativo primato del più alto consumo europeo di carni equine, sebbene in flessione rispetto agli anni '90 (260.000 cavalli macellati in Italia nel 1995)" - afferma la LAV.

I controlli di polizia hanno costantemente rivelato la sofferenza e la crudeltà del commercio di cavalli vivi destinati al macello, dal momento che la normativa comunitaria che prevede che i cavalli viaggino in box singoli e possano riposare, nonché avere cibo e acqua sufficienti, viene regolarmente ignorata. Seguendo l'impegno del Piano quinquennale sul benessere animale, l'UE entro quest'anno proporrà nuove e più restringenti norme per ridurre i tempi di viaggio e le densità di carico degli animali vivi destinati al macello: "Ai nostri Ministri della Salute e delle Politiche Agricole chiediamo l'impegno a seguire questa linea, a contrastare le illegalità e a fermare questo crudele trasporto di animali vivi" - riporta la LAV.

"Il trasporto di carni refrigerate è in corso da più di 125 anni, eppure ancora milioni di cavalli, bovini, suini e pecore soffrono e muoiono ogni anno per essere trasportati su lunghe distanze, inutilmente, soltanto per essere macellati sul luogo d'arrivo e per un consumo di cui non vi è alcuna reale necessità - dichiara Roberto Bennati, vicepresidente della LAV. Il trasporto su lunga distanza di animali vivi destinati alla macellazione è un grande business mondiale, malgrado gli evidenti e seri problemi di salute, di sicurezza e di qualità della carne che provoca. In qualsiasi momento del giorno ci sono più animali in viaggio, che persone.

Il consumo di carne di cavallo è concentrato in alcune regioni: la Puglia consuma il 32% del totale nazionale, la Lombardia il 14,3%, il Piemonte il 10,8%, l'Emilia Romagna il 9,2%; il Veneto il 7,6%, il Lazio il 5,5%; tale consumo risulta in diminuzione (la media procapite è di quasi 1 kg), segno di una evoluzione culturale probabilmente legata ad una sempre più estesa identificazione del cavallo come animale "da compagnia".

"I consumatori italiani non sono correttamente informati circa l'esatta provenienza di questa carne" - denuncia la LAV. In particolare in Puglia, dove i consumatori richiedono carne di cavallo "fresca" acquistata esclusivamente presso il macellaio di fiducia, i consumatori sono convinti di comprare carne di cavalli "locali" cioè allevati in zone vicine al luogo di macellazione e comunque animali che non subiscono un lungo trasporto verso il macello. In realtà i cavalli provengano da Lituania, Romania, Polonia e Spagna e per arrivare al mattatoio sono costretti a viaggiare anche per due o tre giorni.

Il dossier distribuito in Italia dalla LAV e in tutto il mondo dalla Coalizione internazionale "Handle with Care" (Trattare con Cura), documenta i principali effetti del trasporto sugli animali e quindi sulla qualità delle carni, tra questi: lesioni ed ecchimosi, e quanto più queste sono gravi minore è la quantità di carne commerciabile; la cosiddetta carne DFD (Dark, Firm, Dry: scura, rigida e secca), provocata dal consumo del glicogeno nei muscoli a causa della spossatezza degli animali dovuta ai lunghi viaggi; una maggiore durezza delle carni e la cosiddetta carne PSE (pale, Soft, Exudative: pallida, molle, essudativa); contaminazioni da salmonella.

I tassi di mortalità degli animali sono maggiori in presenza di temperatura e umidità elevate: gli scienziati affermano che questo tasso aumenta significativamente anche del 50% a seconda della durata del viaggio, circa il 70% dei decessi si verifica a bordo del camion e il restante durante la stabulazione. Secondo la FAO, il trasporto su lunghe distanze di animali d'allevamento è un facile veicolo di diffusione di malattie: il problema non è solo la diffusione geografica delle malattie, ma anche il fatto che lo stress subito dagli animali li rende più vulnerabili alle infezioni. Gli scienziati della Texas Tech University hanno scoperto che se gli animali vengono stipati su un camion, bastano soli 30-40 minuti perché i livelli di salmonella nelle feci balzino dal 18% al 46% e il numero di animali infetti all'arrivo al mattatoio passi dal 6% all'89%.

La LAV collabora con la coalizione "Handle with Care" (Trattare con Cura), composta da: WSPA, CIWF, RSPCA, RSPCA Australia, Dieren bescherming (Dutch SPCA), Dyrenes Beskyttelse (Danish SPCA), International League for the Protection of Horses, Humane Society International, Born Free USA and Eurogroup for Animals.

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