L’ economia che uccide e quei nababbi miliardari

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Nel 2014 erano 1645 i miliardari nella lista di Forbes. Il 20% di loro non produceva nulla. Solo finanza Dell’Africa si continua a parlare poco e male. A meno che non si verifichino attentati perpetrati dai famigerati Boko Haram in Nigeria o esecuzioni di cristiani in Libia, la cronaca di questo continente – grande tre volte l’Europa – continua a rimanere nel dimenticatoio. Lo stesso ragionamento vale per l’epidemia del virus Ebola. Poiché da qualche mese a questa parte non sono stati registrati casi che coinvolgono occidentali, il dramma che attanaglia ancora oggi Paesi come la Sierra Leone e la Guinea non fa notizia.

Eppure, mai come oggi, è necessario, non solo affermare la dignità dei popoli africani, ma anche e soprattutto il grande dinamismo del continente. Al di là della retorica, l’Africa sta davvero cambiando. È questo il messaggio forte che è stato lanciato durante i lavori di un convegno internazionale, promosso dai missionari comboniani in occasione del 150mo anniversario della pubblicazione del Piano di Rigenerazione dell’Africa del santo Daniele Comboni. D’altronde, come scriveva Plinio il Vecchio, «Ex Africa semper aliquid novi», a significare che dall’Africa infatti arriva sempre qualche sorpresa.

La non logica degli straricchi. Nel 2014 c’erano 1.645 persone nella lista dei miliardari di Forbes. Un manipolo di nababbi ben lontano dall’essere rappresentativo della popolazione mondiale. Oltre un terzo dei miliardari era già ricco in partenza, con il 34% che ha ereditato parte o la totalità dei propri averi. Com’è noto, ci sono alcuni importanti settori economici che hanno contribuito all’accumulo di ricchezza di questi paperoni. A marzo 2014, ad esempio, il 20% (321) di loro veniva indicato per avere interessi o attività dirette o correlate ai settori finanziario e assicurativo. 

Non v’è dubbio che occorre chiedere ai governi, alle istituzioni, alle grandi imprese di affrontare il tema della disuguaglianza, dando vita a un sistema economico e politico più equo, che vada a beneficio di ogni singolo cittadino e dunque della persona umana, per i credenti creata a immagine e somiglianza di Dio. Basta, per favore, nel sostenere che l’attuale sistema economico-finanziario rappresenta il migliore che offra il genio umano, perché -come sostengono i benpensanti delle cosiddette “teorie giuste”- più i ricchi si arricchiscono meglio va la vita dei poveri. Non è assolutamente vero ed è questo motivo per cui, coraggiosamente, lo stesso Papa Francesco si è dichiaratamente scagliato contro l’ “economia che uccide”. 

Giulio Albanese da Remocontro.it

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