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L'accessibilità è sufficiente?
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Quando si parla di accessibilità di edifici, si pone l'accento sul fatto che anche persone con diverse abilità possano fisicamente riuscire ad entrare in determinati luoghi, qualsiasi essi siano: alberghi, ristoranti, bar, comuni, ambulatori, chiese, mezzi di trasporto.
Poche volte però ci si ferma a pensare alla fruizione di questi spazi, che è ben altra cosa; sotto l'etichetta “disabilità” le persone da considerare sono tante e diverse tra loro. In una TED Talk illuminante, Sinéad Burke offre svariati esempi di come spazi pensati per essere accessibili in realtà non sono fruibili per tutti. Lei è affetta da una forma di nanismo, ed un esempio che cita sono le toilette: quelle per persone “normali” sono alte; e quelle per persone con disabilità sono ancora più alte, ideate per facilitare lo spostamento delle persone in carrozzina. Quando parliamo di accessibilità quindi, a chi ci stiamo rivolgendo esattamente? Per chi stiamo rendendo accessibile uno spazio? E dopo averlo reso tale, questo spazio sarò anche fruibile? Pensiamo solo ad un ascensore di un qualsiasi edificio. Quando si blocca, dobbiamo premere un pulsante e parlare con l'assistenza; ma questo dà per scontato che tutti abbiano il dono dell'udito. Se a rimanere bloccata in ascensore è una persona sorda, come si fa?
Quando ci si addentra nella materia ci si rende conto che la carne al fuoco è tanta, ed anche per questo grazie all'Accademia della Montagna si sono create delle certificazioni in materia di accessibilità – dando così il via ad un dibattito che pone queste questioni al centro della discussione. C'è bisogno di questi protocolli? Sì, perché la normativa vigente prevede l'accessibilità, ma non valuta la reale fruibillità. Le certificazioni – i Marchi Open – sono presenti in tre tipi e si riferiscono a strutture pubbliche e private; territori e destinazioni turistiche; eventi sportivi e culturali. Si tratta di un esempio unico in Italia e nel mondo. Nell'anno accademico 2017/2018 è nata una collaborazione tra Accademia ed il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell'Università degli Studi di Trento; si è partiti con un corso dal titolo “Accessibilità e protocolli OPEN. La figura del Consulente”. Il modulo si è svolto nel secondo semestre del 2018 ed ha visto la partecipazione di 29 allievi – 21 studenti universitari e 8 esterni.
L'iniziativa si basa sull'art. 8 del Manifesto per la Promozione del Turismo Accessibile promosso dal Ministero per il Turismo, e prevedeva un 60% di lezioni frontali ed un 40% di esercitazioni applicative – in modo da venire incontro alle esigenze di Accademia, che aveva la necessità di formare delle figure di consulenti e dell'Università, il cui bisogno era invece formare gli studenti ex novo su questo tema. Infatti la parte didattica è stata comune: di diversa vi è stata la verifica finale, che ha abilitato i consulenti mentre gli studenti hanno guadagnato dei crediti utili se in futuro vorranno operare in questo ambito.
L'esercitazione si è svolta sull'Altopiano della Vigolana, un territorio trentino a vocazione turistica; qui gli allievi si sono divisi in gruppi misti (studenti e consulenti) e, grazie anche al lavoro della cooperativa Handicrea, si è realizzata un'analisi per capire le potenzialità di questo territorio rispetto alla certificazione OPEN. In primo luogo gli allievi hanno lavorato per capire quali strutture potessero essere monitorate; il protocollo OPEN si può applicare infatti a diversi edifici e luoghi all'aperto (parchi, attività commerciali, servizi pubblici...). Alla fine si è scelto di analizzare diverse realtà: due alberghi, tre ristoranti e un bar pasticceria, due parchi, un percorso, quattro uffici e tre negozi. C'erano strutture più complesse – per le quali sono previsti tre livelli di certificazione OPEN: oro, argento, bronzo – e strutture più semplici, che prevedono un solo livello. Oltre agli allievi era inoltre presente un gruppo composto dai membri del Laboratorio di Progettazione Edilizia che per completare il lavoro ha indagato su di un ulteriore ristorante ed il Parco Fluviale del Torrente Centa. Per quanto riguarda parchi ed aree verdi secondo il protocollo si può certificarne anche solo una porzione, quella che sia realmente accessibile e fruibile. Gli studi sono stati portati avanti grazie all'utilizzo di apposite schede ideate e realizzate dalla cooperativa Handicrea.
Per capire meglio come funziona, il protocollo OPEN prevede una serie di criteri raggruppati per categorie omogenee; all'interno di ogni categoria ci sono poi una serie di requisiti che è necessario soddisfare per accedere ai vari livelli. Le aree di valutazione sono diverse, alcuni esempi possono essere: strumenti di informazioni e orientamento; struttura esterna; accesso alla struttura; percorsi di collegamento interni; servizi igienici, ecc. Tra i risultati del lavoro svolto vi è sicuramente il fatto che si sia creato un Indice di Qualità (IQ_OPEN) per capire in che percentuale i vari criteri vengono soddisfatti. Questo parametro permette di realizzare delle analisi comparative; ad esempio dallo studio portato avanti è risultato che, per i casi presi in studio, il 70% del campione di indagine soddisfava oltre il 50% dei requisiti per tutti i livelli. È ragionevole che nessuna delle strutture abbia ottenuto il 100%, perché la certificazione va ben oltre la normativa vigente. Le strutture sono tutte a norma, e quindi accessibili; non tutte però sono anche fruibili da ogni punto di vista.
C'è poi da considerare che i protocolli evolvono: questo è un primo passo per arrivare a degli standard che superino la normativa vigente; l'idea è di continuare a migliorare, alzando sempre di più l'asticella della fruibilità. Lo studioè stato una prima esperienza pilota: per il futuro si sta ipotizzando di creare dei percorsi per certificare tutte le figure previste dal protocollo OPEN - non solo consulenti ma anche esperti e valutatori.
Novella Benedetti

Giornalista pubblicista; appassionata di lingue e linguistica; attualmente dottoranda in traduzione, genere, e studi culturali presso UVic-UCC. Lavora come consulente linguistica collaborando con varie realtà del pubblico e del privato (corsi classici, percorsi di coaching linguistico, valutazioni di livello) e nel tempo libero ha creato Yoga Hub Trento – una piattaforma che riunisce varie professionalità legate al benessere personale. È insegnante certificata di yoga.