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L’Italia ripudia la guerra?
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Perché il nostro paese ripudia la guerra, ma attua ingenti investimenti economici con l'export di armi?
L'Italia è presente in 20 paesi con 29 missioni militari in cui abbiamo speso 826 milioni di euro come scrive Maurizio Donini su Il Fatto Quotidiano.
Perché il nostro paese rigetta e ripudia la guerra, ma di fronte agli ingenti ricavi economici dall'export di armi non si sottrae?
Esattamente sono stati 15 i miliardi recentemente incassati dal bel paese per esportare morte, in continuo e costante incremento. Un aumento del 85,7% rispetto agli 8 del 2020 e non è dato sapere se anche i morti provocati siano aumentati in misura equivalente.
Il principio fondamentale del ripudio della guerra è stata una libera scelta della nostra Assemblea Costituente. Una decisione votata dopo un dibattito tra i più approfonditi: ripudiare è un termine nuovo e forte, più che rinunziare e condannare la guerra. La guerra è ripudiata.
È anche il prodotto della semina e delle aspirazioni del pacifismo democratico dell’Ottocento e del primo Novecento e del rifiuto del bellicismo fascista che aveva portato l’Italia allo sfacelo.
L’articolo 11 della Costituzione contiene un principio fondamentale e non può essere modificato neppure da una legge di revisione. La Costituzione ammette solamente la guerra di difesa in caso di attacco armato al nostro paese quando afferma che la difesa della patria è sacro dovere del cittadino.
Un dettato costituzionale, costato lacrime e sangue, però purtroppo gravemente e più volte aggirato dai governanti italiani a partire dagli anni '80 del secolo scorso.
La drammatica tendenza non è solo italiana e si lega ad un identico contesto internazionale, tuttora, attualmente, in atto a partire dagli anni '80 del Novecento e soprattutto dalla prima guerra del Golfo del 1991, volta ad indebolire l’ONU e aggirare il divieto della guerra contenuta nella sua carta...
L'articolo di Laura Tussi segue su Peacelink.it
Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui Pressenza, Peacelink, Ildialogo, Unimondo, AgoraVox ed ha ricevuto il premio per l'impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. - Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana - con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti. Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: "Scuola e didattica" - Editrice La Scuola, "Mosaico di Pace", "GAIA" - Ecoistituto del Veneto Alex Langer, "Rivista Anarchica". Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.