L’Europa riconosce la Palestina… “in linea di principio”

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Il 17 dicembre 2014 il Parlamento Europeo ha approvato una mozione simbolica e non vincolante in cui sostiene “in linea di principio” il riconoscimento dello Stato della Palestina sulla base dei confini del 1967, appoggia la soluzione di due Stati con Gerusalemme capitale e esorta la ripresa dei colloqui di pace.

La mozione era stata avviata a novembre da due gruppi: Sinistra Unitaria Europea (GUE/NGL), di cui fa parte anche L’Altra Europa con Tsipras; e Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (S&D), di cui fa parte anche il Partito Democratico. Dopo un vivace dibattito a Strasburgo, il voto era tuttavia stato posticipato per le pressioni delle lobby e la resistenza degli altri gruppi parlamentari. La maggior parte dei parlamentari aveva chiaramente concordato sulla desiderabilità della soluzione con due Stati, ma avevano discordato sull’appropriatezza di riconoscere la sovranità palestinese in questo particolare momento storico. Il voto era stato dunque posticipato.

Nelle ultime settimane, tuttavia, i governi e parlamenti di numerosi stati europei hanno preso posizione in merito alla questione della sovranità palestinese. In novembre la Svezia è diventata il primo stato membro dell’Unione Europea a riconoscere formalmente l’esistenza dello stato palestinese – anche Ungheria, Slovacchia e Polonia riconoscono l’esistenza della Palestina, ma lo fanno da prima di esser diventati parte dell’Unione Europea. In seguito alla decisione del governo svedese, i parlamenti di Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Portogallo e Spagna hanno approvato delle mozioni simboliche in cui si invitano i rispettivi governi a riconoscere la sovranità della Palestina. Nel frattempo, oltre 800 tra intellettuali, premi Nobel, politici e scrittori israeliani hanno firmato una petizione chiedendo al Parlamento Europeo di supportare il riconoscimento dello stato palestinese.

È in questo clima che l’assemblea di Strasburgo ha finalmente votato la risoluzione sullo stato palestinese. La risoluzione è stata approvata con 498 sì, 88 no e 111 astensioni. È la prima volta che il Parlamento Ue assume una determinazione del genere. Il voto, tuttavia, difficilmente avrà conseguenze immediate: la mozione infatti non sollecita gli Stati membri a riconoscere lo Stato palestinese senza condizioni. Nel testo si ricorda esplicitamente che “il riconoscimento dello Stato di Palestina rientra nelle competenze degli Stati membri”. D’altra parte, la risoluzione invita a consolidare il consenso nei confronti del governo dell’Autorità palestinese, ribadisce l’illegalità degli insediamenti israeliani ai sensi del diritto internazionale, e chiede alla Commissione di diventare un facilitatore nel processo di pace tramite il lavoro dell’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini.

Poco prima del voto, in una decisione comunque completamente separate, la Corte di Giustizia Europea aveva deciso di annullare l’iscrizione di Hamas dalla lista nera europea delle organizzazioni terroriste, seppur per motivi procedurali e non politici e mantenendone comunque in vigore gli effetti per garantire il congelamento dei beni. Questi sviluppi sono stati percepiti da Israele come frutto di azioni apertamente ostili, tanto da provocare l’ira furibonda del premier Benyamin Netanyahu: “Oggi abbiamo visto esempi sconvolgenti dell’ipocrisia europea. A quanto pare troppe persone in Europa, nella stessa terra dove 6 milioni di ebrei sono stati massacrati, non hanno imparato alcunché”.

Una frase che la dice lunga sulle difficoltà politiche esterne, ma anche interne, dello stesso Netanyahu che deve affrontare una campagna elettorale dall’esito incerto, almeno più incerto rispetto a quelle degli ultimi anni. Se gli argomenti  per opporsi alla decisione del Parlamento Europeo rimandano ancora al nazismo vuol dire che siamo messi davvero male, questa volta però non in Europa. La storia pesa certo, ma ormai anche in Israele qualcuno sta pronunciando l’impronunciabile, ossia il superamento della “retorica” della Shoah come fondamento dell’esistenza stessa dello Stato.

Siamo convinti che il riconoscimento di un futuribile Stato Palestinese sia un passo nella direzione giusta. Anche perché quale è l’alternativa? L’immobilismo e l’insignificanza dell’Europa. Che per una volta invece si è fatta sentire.

Lorenzo Piccoli 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Unimondo.org e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vedi la pagina del progetto  BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament 

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