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L’Anima del legno nella musica
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Foto: A. Molinari
Cos’è l’anima? No, tranquilli, non vi faremo leggere uno dei tanti tentativi filosofici o spirituali di descrivere quell’impalpabile presenza di cui percepiamo l’esistenza senza però poterla davvero circoscrivere. La risposta per questa volta sarà davvero molto più semplice. Forse.
L’anima è un cilindretto di legno che mette in contatto il piano armonico con il fondo di uno strumento ad arco: è così che viene garantita non solo un’ottimale trasmissione del suono, ma anche un perfetto equilibrio timbrico e d’intensità tra le corde. Senza dimenticare la sua importante funzione di reggere la pressione delle corde tese che, per esempio nel violino, arriva intorno ai 22 chili. A questo piccolo elemento di fondamentale importanza è dedicata la mostra “Anima. Dentro il suono delle Alpi”, che sarà visitabile gratuitamente nella lobby del MUSE – Museo delle Scienze di Trento fino al prossimo 7 luglio. Un progetto che va ben oltre la “semplice” struttura di uno strumento, ma che celebra la vita nuova, anche quando nasce da una morte che si è fatta simbolo dei cambiamenti climatici che stiamo causando – e subendo.
L’idea nasce qualche anno fa quando, nel 2017, l’Avez del Prinzep, l’abete bianco più alto d’Europa, si schiantò a terra nel silenzio assordante di una vita che finisce. Questo albero monumentale, testimonianza naturalistica di immenso valore che aveva messo radici sugli Altipiani Cimbri, nel Comune di Lavarone, era alto ben 52 metri, cresciuti in 250 anni di cerchi concentrici in una circonferenza di 5 metri alla base. La mostra è uno sguardo che spazia dal passato al futuro, proponendo una forma di rigenerazione che intreccia memoria, natura, musica e cultura.
Attraverso 4 pannelli esplicativi tematici (l'albero, gli strumenti, l’acustica del legno, il progetto) creati con strutture in legno leggere e costituita da un’installazione che non si avvale di dispositivi elettrici, si esplorano le fasi e le caratteristiche naturali e artigianali della lavorazione di questo prezioso materiale, a partire dall’albero e dalla sua maestosa crescita per arrivare a descrivere la cura e la raffinatezza dell’arte della costruzione degli strumenti che compongono la dimensione classica del quartetto d’archi (violini, viola, violoncello). Un piccolo percorso che valorizza il legno di questo antico abete bianco per la sua storia, le sue proprietà fisiche e acustiche.
Durante la 72. Edizione del Trento Film Festival è stato proposto l’emozionante concerto “ANIMA, Dentro il suono delle Alpi”, tributo musicale all’imponenza di questa storia sulle note di Elisa Cecchini (violino), Giovanni Costantini (conduzione artistica) e con la voce narrante di Marco Albino Ferrari, in collaborazione con il Comitato Valorizzazione Avez del Prinzep. In lavorazione per questa estate c’è però anche lo spettacolo “La stanza dell’ANIMA”, un format di parole e musica, immagini e suoni, che sempre sui testi di Marco Albino Ferrari, avrà le musiche originali di Giovanni Bonato e la regia di Andrea Brunello, Compagnia Arditodesìo. Uno spettacolo in cui la voce di Ferrari e i suoni del quartetto ANIMA riporteranno dentro al suono delle Alpi, dando voce al legno dell’Abete del Principe.
Ma da dove prende avvio il progetto? Da un’idea e dalla direzione artistica di Giovanni Costantini, che spiega: “ANIMA è un sogno, una sfida al tempo: dare una nuova vita all’Abete del Principe altrettanto lunga di quella che ha già vissuto, affinché il suo schianto non sia una fine ma solo l’asse di simmetria tra un prima e un dopo di secoli. E solo strumenti ad arco di qualità possono permettere un azzardo di questo tipo, perché ancora oggi l’umanità può ascoltare la voce di violini realizzati 400 anni fa”.
La “famiglia del legno che era” continua il suo viaggio per il mondo nella “famiglia della musica che verrà”: realizzare questa mostra e questi strumenti darà all’Avez un orizzonte di vita almeno altrettanto lungo. L’ex direttore del Museo e co-ideatore del progetto Michele Lanzinger conferma come il MUSE sostenga e partecipi con convinzione a “progetti che sappiano mettere in relazione le diverse “anime” che definiscono un rapporto virtuoso tra la dimensione ambientale, in quanto sostenuta da metodo e approccio scientifico, con la componente culturale, la quale fornisce senso e fondamento al nostro agire in termini di comunità e società”.
La stessa realizzazione del quartetto d’archi con il legno di abete bianco è esito di un procedimento paziente, sperimentale (sono di solito gli abeti rossi i legni di risonanza preferiti per gli archi) e meticoloso, concluso nel dicembre 2023 a Zurigo, dove il liutaio Gianmaria Stelzer che li ha creati attualmente lavora. E infatti portare l’Avez del Prinzep – la sua materia oltre che la sua storia – a testimonianza culturale attraverso la mediazione musicale è una scelta di grande innovazione che intreccia competenze e che punta a promuovere una visione di mondo dove ambiente, sviluppo e linguaggi artistici convergono per costruire valori condivisi e sostenibili.
Anna Molinari
Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.






