Kashmir: mobilitazione per il terremoto, l'India rifiuta aiuti Usa

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Numerose le organizzazioni umantarie internazionali e italiane che si stanno mobilitando per portare aiuto alle vittime del terremoto che sabato scorso ha colpito l'Asia centro-meridionale causando almeno 23mila morti. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha annunciato che sta mettendo a disposizione tonnellate di aiuti d'emergenza per decine di migliaia di rifugiati afghani e cittadini pakistani. Grazie alle scorte che si trovano nei depositi del Pakistan e dell'intera regione, l'Unhcr sarà inizialmente in grado di distribuire aiuti per 100mila persone. L'Unhcr, che è presente in Pakistan da 25 anni, è attualmente impegnato nelle operazioni di rimpatrio volontario di oltre 3,5 milioni di rifugiati afghani.

L'UNICEF ha lanciato un primo appello finalizzato a raccogliere 20 milioni di dollari, necessari per fornire aiuti di emergenza ai bambini e alle famiglie sopravvissuti al terremoto che ha colpito il Pakistan. Ha intanto inviato per aereo e via terra migliaia compresse per la potabilizzazione dell'acqua e materiali di primo soccorso oltre che sostegno logistico e attrezzature chirurgiche alle squadre di soccorso nelle aree remote. L'Unicef - il cui ufficio nella capitale Islamabad è stato pesantemente danneggiato - è intervenuto per aiutare i bambini già poche ore dopo la prima scossa inviando aiuti verso la città di Mansehra e nelle altre zone colpite.

L'organizzazione internazionale di soccorso sanitario Medici Senza Frontiere (MSF) ha iniziato a fornire assistenza medica e umanitaria alle vittime del terremoto. Le equipe di MSF, presenti nelle due regioni del Kashmir controllate rispettivamente dal Pakistan e dall'India, concentrano la loro azione sull'assistenza medica, sull'assistenza psicologica e sulla distribuzione di materiale medico e materiale di prima necessità per sostenere l'attuale risposta umanitaria. Nella zona del terremoto sono già arrivati 41 operatori internazionali di MSF e altri stanno per giungervi. A Lamnian, in Pakistan, la casa e la clinica dove MSF stava lavorando sono state completamente distrutte durante il terremoto.

La solidarietà della rete internazionale alle Caritas Pakistan e India è stata immediata. Già sabato scorso Caritas Italiana ha avviato una raccolta fondi. Si tratta di zone in cui si era già mobilitata la rete Caritas, in seguito alle inondazioni del luglio scorso, riuscendo ad assistere in India più di 20.000 famiglie in 250 villaggi con aiuti d'urgenza e ospedali da campo, e a fornire in Pakistan generi di prima necessità e rifugi temporanei a 2.000 famiglie, assistenza sanitaria a 2.500 persone. Anche in America centrale, dove l'uragano Stan ha devastato il Guatemala ed ha colpito anche il Salvador, già messo a dura prova dall'eruzione del vulcano Ilamapetec, Caritas Guatemala, Salvador e Messico si sono subito attivate e stanno fornendo aiuti d'urgenza attraverso Caritas diocesane e parrocchie.

Intanto il segretario di Stato americano Condoleezza Rice si è recata nel Pakistan devastato dal terremoto confermando l'impegno degli Stati Uniti a fornire contributi finanziari per 350 milioni di dollari. Il premier pachistano aveva infatti rivolto un pressante appello alla comunità internazionale perché invii aiuti alla popolazione colpita dal sisma, costato la vita, secondo l'ultimo bilancio ufficiale, a 23mila persone. L'India, però, ha rifiutato gli aiuti offerti dagli Stati Uniti: "Tutto è sotto controllo e stiamo portando avanti le operazioni di soccorso" - ha detto il ministro della Difesa, Mukherjee al segretario alla Difesa Usa, Rumsfeld. Secondo gli osservatori, la decisione dell'India nascerebbe dalla paura del governo di non ottenere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu dovendo figurare come Paese bisognoso di aiuti.

Oggi comunque, informa l'agenzia Misna, un aereo indiano ha consegnato aiuti per le vittime del recente terremoto in Pakistan. E' il primo volo di questo genere da decenni tra le due nazioni asiatiche da sempre rivali. Potrebbe essere il primo di una serie di operazioni umanitarie dall'India al Pakistan, dopo che il premier indiano Manmohan Singh ha dichiarato che il suo paese invierà nello Stato confinante gli aiuti necessari nel Kashmir pakistano, la zona più colpita.

Le attività di soccorso, interrotte ieri per le forti precipitazioni abbattutesi nella regione, sono potute riprendere oggi grazie a un miglioramento della situazione meteorologica, mentre è ancora incerto e contrastante il bilancio delle vittime: ieri le autorità governative pakistane hanno sostenuto che i morti sono circa 22.000, ma fonti indipendenti contattate dalla stampa locale affermano che il numero è maggiore e alcuni arrivano a parlare di 50.000. [GB]

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