Jenin sotto assedio

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Un’incursione come questa nel campo profughi di Jenin non si vedeva da vent’anni. Dai tempi della Seconda Intifada (2000-2005). Lunedì 3 luglio, poco dopo la mezzanotte, l’esercito israeliano ha prima colpito dal cielo (con droni armati di missili), per poi fare irruzione via terra con un migliaio di militari, uccidendo almeno nove persone, tra cui due bambini, mentre un altro palestinese è stato assassinato vicino a Ramallah. Non ci sarebbero vittime tra i militari israeliani. Sette erano invece i palestinesi morti, sempre a Jenin, due settimane fa. Il 2023 si conferma, quindi, uno degli anni peggiori per la Cisgiordania occupata dallo Stato di Israele ormai dal 1948. Da gennaio sono stati uccisi circa 137 palestinesi, tra cui diversi civili, almeno 24 soldati e diversi coloni israeliani che vivono negli insediamenti illegali, costruiti da Israele in questi decenni (in barba alle risoluzioni delle Nazioni Unite) sulla terra sottratta ai palestinesi.

Il sindaco di Jenin, Nidal Obeidi, ha descritto ad Al Jazeera l’attacco come “un vero massacro e un tentativo di spazzare via tutti gli aspetti della vita all’interno della città e del campo. Coloro che vengono presi di mira ora – ha continuato il primo cittadino – non sono solo i combattenti della resistenza, ma anche i civili, che vengono feriti e uccisi”. Tremila sono, secondo la Mezzaluna Rossa palestinese, le persone finora evacuate da Jenin. Nel campo, fin dall’inizio dell’operazione, ovvero dall’alba di lunedì, sono inoltre stati interrotti dallo Stato ebraico i servizi idrici ed elettrici. Mentre l’intera area del campo, situato alla periferia della città e allestito negli anni Cinquanta in meno di mezzo chilometro quadrato di superficie di fitti edifici (scuole e ospedali compresi) in cui vivono circa 14mila persone, è stata cinturata dalle forze di sicurezza israeliane. Per lo Stato ebraico, quella in corso, è “una vasta operazione contro infrastrutture terroristiche” palestinesi...

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