Italia: novità sul caso Alpi, premio alla Cuffaro

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"Abbiamo verificato e accertato che vi è stata una minaccia di morte nei confronti di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, comunicata dal Sismi e poi cancellata, che avrebbe potuto salvare la vita ai due giornalisti": così Raffaello De Brasi (Ds), vicepresidente della Commissione di inchiesta parlamentare ha esposto in conferenza stampa ieri le novità della Commissione che sta indagando sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Il vicepresidente ha aggiunto che "si è certamente trattato di un'esecuzione" e che "c'è stata un'omissione di soccorso". Sembrerebbe smentita la pista più accreditata dai giornalisti, quella del traffico di sostanze tossiche, "ma non tutto convince" - commenta Riccardo Bagnato di Vita. "Quanto è apparso oggi su L'Espresso e La Repubblica lo sapevamo già" - ha detto De Brasi. Prima che uscisse l'appronfondimento a firma Riccardo Bocca, a detta del vicepresidente, la Commissione aveva infatti chiesto verifiche alle procure calabresi ed alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. "Ci hanno risposto di no" - ha confermato De Brasi, cioè che non ci sono legami fra l'omicidio Alpi-Hrovatin e il traffico di sostanze tossiche tra la Calabria e la Somalia. Traffico su cui Ilaria Alpi stava però indagando da tempo.

Insediatasi il 21 gennaio 2004, la Commissione sta indagando sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ed ha finora tenuto 94 sedute, 20 audizioni libere, 179 esami testimoniali, per un totale di 344 ore di sedute. "Sono state seguite tutte le piste" - ha detto De Brasi - "senza escluderne al momento nessuna". "Valide e da approfondire, dunque, quelle che individuano nel traffico di sostanze tossiche fra la Calabria e la Somalia, o ancora nel traffico di armi, così come la pista del fondameltalismo islamico, i motivi dell'omicidio" - commenta Bagnato.

Intanto quest'anno il Premio Ilaria Alpi è stato assegnato per la Sezione A, Servizi in onda su TG e Rubriche, alla giornalista Maria Cuffaro per il servizio "Sotto le bombe a Nassirya" (Primo Piano Rai Tre), che mostra le immagini dell'assedio all'Autorità Provvisoria di Coalizione a Nassirya dove morì il lagunare Matteo Vanzan. La motivazione nota "la capacità di aver reso un'efficace cronaca di guerra, dove il giornalista non è un asettico osservatore, ma lui stesso oggetto di un assedio. La presa diretta porta l'ascoltatore a condividerne i sentimenti di paura e angoscia e gli atteggiamenti che tendono ad esorcizzarla".

Italo Moretti, Presidente della Giuria dell'XI edizione del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi, ha sottolineato in apertura della conferenza stampa in cui sono stati annunciati i nomi dei vincitori che "Il Premio Ilaria Alpi è una verifica annuale della qualità del prodotto televisivo e di quanta possibilità ci sia nelle tv nazionali e locali di affrontare i temi ispiratori del Premio stesso, la solidarietà la denuncia, la giustizia". "Come sempre si conferma un'iniziativa controcorrente, nel panorama di un informazione giornalistica tesa alla spettacolarizzazione e alla ricerca del consenso, che ha stretto un patto scellerato con l'auditel. - ha continua Moretti - Invece i filmati in concorso al Premio danno speranza, dimostrano che ci sono giornalisti che riescono a battersi per realizzare servizi che sviluppano tematiche sociali con grande qualità. Sanno raccontare realtà scomode, denunciare, recuperando temi che la grande stampa in qualche modo rimuove perché passati di moda, come ad esempio la mafia, la disabilità, i disagi dell'imposizione di servitù militari nei territori, l'Africa". [GB]

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