Italia: legalità in crisi, avanza la mafia - denuncia don Ciotti

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"Assistiamo ad una grave crisi della legalità nel nostro Paese - ha denunciato don Ciotti, fondatore e presidente del Gruppo Abele. C'è uno Stato che aumenta sempre più l'area del penale e diminuisce sempre più quella del sociale. Se è vero che la legge è nata per difendere i più deboli, la crisi della legalità è testimoniata dai tanti che sotto gli occhi di tutti vengono abbandonati al proprio destino". Don Ciotti ha introdotto così i lavori di "Strada Facendo 2", l'appuntamento nazionale del Gruppo Abele che ha visto impegnati a Perugia, da venerdì 28 a domenica 30 ottobre, oltre 1200 operatori pubblici e privati, rappresentanti delle istituzioni, del Terzo settore, delle organizzazioni sindacali ed esperti e circa 130 relatori per rilanciare il dibattito e la riflessione sulle politiche sociali dando voce ai tanti soggetti che operano nel settore.

"Molte cose non funzionano - ha proseguito don Ciotti. Ci troviamo con un precariato dei diritti. L'articolo 3 della Costituzione che sancisce l'uguaglianza è divenuto un disvalore. Esiste infatti un'idea di modernità che mal tollera i diritti sociali. Ma la vita delle persone viene prima delle leggi perché ne è il fondamento. Abbiamo quindi bisogno di leggi capaci di restituire vita e dignità alle persone". "Abbiamo organizzato questo convegno anche contro l'inganno delle parole - continua don Ciotti. Dobbiamo saldare le parole alla vita e la vita alle parole vere. Troppe sono quelle abusate e strumentalizzate: pace, giustizia, diritti. E anche legalità, che significa rispetto delle regole, da parte di tutti, anche dei potenti che hanno schiere di avvocati pronte a difenderli quando le infrangono".

"Politica, secondo Luigi Ciotti, è cosa di tutti e lo dimostra ricordando l'appello lanciato da cittadini e cittadine, organizzazioni, reti sociali e movimenti Cambiare si può. "Ci siamo incontrati - racconta - e abbiamo individuato dieci idee per un Paese diverso: 'difendere la Costituzione, democratizzare la democrazia', 'combattere la precarietà, dare centralità al lavoro e al reddito', 'un welfare per tutti e tutte', 'difendere i beni comuni e l'ambiente', 'garantire libertà e diritti civili', 'dare nuova dignità alla scuola pubblica', 'basta coi CPT, chiediamo cittadinanza per tutti e per tutte', 'informati e liberi di informare', 'per una giustizia equa', 'mai più guerre'. Queste idee sono l'anima del nostro impegno, delle nostre scelte".

Luigi Ciotti, ricordando poi gli ultimi fatti di mafia ha aggiunto: "Negli ultimi anni la mafia ha ucciso 2500 persone. Com'è possibile, se tutti dicono di voler combattere le mafie, che esse continuino a prosperare?". "Ai partiti chiediamo un'autoregolamentazione: chi subisce condanne deve restare fuori, non può nascondersi dietro ai banchi del Parlamento. Invece troviamo qualcuno in Commissione Giustizia e persino in Commissione Antimafia".

Ha poi lanciato un allarme sul tema della lotta ai patrimoni dei mafiosi: "Oggi lo Stato sta arrancando. La legge sulla confisca dei beni è in pericolo. Negli anni scorsi ci sono state più di mille confische l'anno. Nel 2004 sono state 374, quest'anno solo 171. E in Parlamento c'è un disegno di legge che prevede la possibilità di revoca sul bene confiscato da parte di chiunque abbia un interesse giuridico. Il rischio è di vanificare, in nome di un malinteso garantismo, il lavoro di chi è impegnato nella difficilissima opera di individuazione e riutilizzo sociale dei beni mafiosi".

E sul tema della legalità è intervenuto anche il magistrato di Cassazione Livio Pepino. "Il punto non è il valore del concetto di legalità, che nessuno mette in discussione - ha affermato - ma distinguere tra una legalità usata come strumento di discrimine o come via di inclusione sociale. Se temi così delicati non vengono affrontati in maniera duttile si rischia di alimentare nuove tensioni e nuovi conflitti". "In una società complessa come la nostra - ha concluso il magistrato - politiche repressive, incapaci di dare un posto al disordine, producono un effetto boomerang, finendo per aumentare l'insicurezza".

Commentando i recenti fatti di mafia in Calabria e Sicilia, il procuratore generale di Torino, Gian Carlo Caselli ha affermato che "La mafia è una questione nazionale, che ha risvolti e componenti non solo criminali ma anche di altra natura. Per combatterla non bastano repressione e manette, ma anche diritti, opportunità, lavoro". Per Caselli è necessaria un'azione continua e sistematica contro l'offensiva di 'Ndrangheta e Cosa Nostra: "Bisogna prosciugare l'acqua intorno al pescecane mafioso. Aggredirlo non solo quando si rende visibile con atti criminosi, ma anche quando attua strategie attendiste e sommerse". In ultimo, il magistrato ha lanciato un allarme sulla proposta di modifica delle legge sulla confisca dei beni alla mafia e il loro riutilizzo a fini sociali, "mezzo - sostiene Caselli - rivelatosi indispensabile per saldare l'antimafia della repressione con quella dei diritti e delle opportunità".

"L'Italia in un recente studio sulla vulnerabilità sociale svolto da Eurostat sui 25 Paesi dell'Unione europea, risulta ai primi posti, con 11 milioni di potenziali poveri su 72 presenti in tutta Europa - aveva ricordato don Ciotti nei giorni scorsi. A vivere una situazione peggiore della nostra sono solo la Slovacchia, l'Irlanda e la Grecia. Oggi il nostro rischio povertà è stimato al 19%, percentuale che potrebbe salire al 42% se venissero meno quei sistemi di protezione sociale pubblica messi a rischio dai consistenti tagli al fondo sociale nazionale". D fronte a questo scenario, Strada Facendo2, spiega il presidente del Gruppo Abele, vuole essere un laboratorio dove mettere in relazione le esperienze dei tanti che operano sul campo, per stilare delle proposte da porre come elemento di conoscenza e di riflessione alle istituzioni e ai politici affinché si costruiscano politiche efficaci, capaci di dare risposte ai bisogni che emergono dalla società.

"Strada Facendo2 rappresenta un'occasione di grande rilievo - ha commenta Damiano Stufara, assessore regionale alle politiche sociali - un 'luogo privilegiato' dove fare il punto della situazione, e mettere a confronto operatori, istituzioni e politica, per costruire insieme nuove strategie di welfare e per valorizzare e mettere in rete le tante esperienze che si sono prodotte negli anni". [GB]

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