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Italia: duri commenti sul nuovo codice dell'ambiente
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"Si chiude così una storia a metà tra la farsa e il colpo di mano". È durissimo il commento del presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, sul nuovo codice dell'ambiente approvato oggi in Consiglio dei Ministri. "È una farsa. - continua Della Seta - Una farsa preoccupante, il fatto che una legge così importante e che dovrebbe regolare tutta la normativa ambientale diventi un decreto legislativo senza alcun confronto né con le associazioni, né con le regioni che non hanno potuto esprimere formalmente il parere, né in Parlamento, dove il testo è andato avanti a colpi di fiducia. Una pseudo-riforma che cancella norme avanzatissime, dai rifiuti alle acque alla valutazione d'impatto ambientale, che non risolve quella necessità di semplificazione delle leggi ambientali di cui ci sarebbe bisogno".
"Viene notevolmente diminuito il livello di protezione ambientale con pregiudizio per la salute" e "viene sostanzialmente smantellato l'assetto sanzionatorio per la violazione delle leggi ambientali". Così 74 accademici ed esponenti del mondo della cultura, assieme a 14 associazioni ambientaliste - tra cui Amici della Terra, Codacons, Fare Verde, Acli, Italia Nostra, Legambiente e Wwf - esprimono un giudizio negativo in un appello inviato al Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, e ai principali organi istituzionali del Paese tra cui i presidenti di Senato e Camera, il presidente del Consiglio dei Ministri e i presidenti delle Regioni. L'appello, sottoscritto anche da numerosi esponenti del mondo accademico, "pur essendo stato inviato ai destinatari in data odierna, rimane aperto e potrà essere sottoscritto per tutto il tempo del dibattito istituzionale".Alle Regioni, adesso, il compito di bloccare questo provvedimento facendo ricorso alla Corte Costituzionale.
Il ministro Matteoli, invece, definisce il provvedimento "un vero e proprio codice dell'ambiente e che riordina tutta la normativa ambientale". "E' una riforma attesa da anni e viene incontro alle attese di cittadini e imprenditori che da tempo ci chiedono norme più chiare e semplici" - ha commentato il ministro Altero Matteoli. Tra le condizioni accolte ci sono l'individuazione di sette distretti idrografici che ridisegnano il sistema delle Autorità di bacino italiane, il principio del silenzio-rifiuto nelle procedure di impatto ambientale (Via) e il rafforzamento della disciplina di informazione al pubblico nelle stesse procedure e ancora il riconoscimento del ruolo delle province in materia di rifiuti. "Un mostro giuridico - afferma il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio - che apre la porta ad una deregulation spaventosa e arretra la legislazione ambientale italiana di venti anni". Ora il testo tornerà alle commissioni parlamentari, che hanno 20 giorni per esprimere il parere definitivo, per poi arrivare di nuovo in Consiglio dei ministri per l'approvazione finale.
Tra le materie del decreto legislativo sulla delega ambientale approvato dal Consiglio dei ministri vi è la valutazione d'impatto ambientale, difesa del suolo, tutela e gestione delle acque, rifiuti e bonifiche, tutela dell'aria e danno ambientale. "Viene definita la nozione di danno ambientale e una nuova disciplina in materia per conseguire l'effettività delle sanzioni amministrative e viene applicato il principio di chi inquina paga. Per accorciare i tempi del risarcimento del danno, ad oggi il ministero ha incassato soltanto le somme derivanti da transazioni, è prevista un'ordinanza-ingiunzione per il risarcimento del danno che sarà la possibilità al ministero di incassare in modo certo e veloce le somme. Viene recepita quasi integralmente la direttiva europea".
"Se il Parlamento non riuscirà a bloccarla quando sarà chiamato ad esprimere il secondo parere, ci aspetta una deregulation senza limiti sui rifiuti, dall'apertura delle nostre frontiere a traffici incontrollati di rifiuti ferrosi e non, al ritorno alla tassa rifiuti ed alla totale disincentivazione della raccolta differenziata, facendo marcia indietro rispetto agli obiettivi del Decreto Ronchi, anche grazie al passaggio al regime di volontarietà dei consorzi" afferma Vittoria Polidori, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. Per l'associazione ambientalista, istituire nuovamente poi la tassa sui rifiuti, in contrasto col Decreto Ronchi, rappresenta un passo indietro. "L'utente non sarà più incentivato a produrre meno rifiuti e differenziare per abbattere i costi, i due elementi prioritari per avviare la gestione dei rifiuti verso una soluzione" afferma Vittoria Polidori, responsabile inquinamento di Greenpeace. [GB]