Italia: bloccare la caccia causa di infezione aviaria

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L'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Caccia chiede al Ministro Storace di vietare la caccia in considerazione degli "enormi pericoli che la pratica venatoria aggiunge alla già seria emergenza dell'influenza aviaria": i cacciatori con i loro cani sono la categoria che più mette a rischio la sicurezza di tutti perché vengono direttamente in contatto con i liquidi e il sangue di uccelli selvatici potenzialmente infetti, sia nel momento in cui li raccolgono, che quando li maneggiano e li uccidono. "I pericoli sono molteplici: animali lasciati feriti in palude, eviscerazione delle prede, pasturazioni per facilitare la concentrazione delle prede, impiego di richiami domestici vivi per attirare i selvatici" - riporta l'Associazione.

"Per questo la richiesta che rivolgiamo al Ministro della Salute Storace" - affermano i rappresentanti dell'Associazione - "è di vietare al più presto la caccia agli uccelli su tutto il territorio nazionale. Solo così si potranno tutelare tutti i cittadini. Non e' materia su cui agire con leggerezza, questa, sarebbe tragico e imperdonabile dover correre ai ripari dopo che il virus avesse iniziato la sua diffusione a causa di un volatile infetto ucciso da un cacciatore". L'Associazione ricorda che l'attività venatoria è già stata vietata nelle ultime settimane in Egitto, Giordania, Libano, Polonia, Romania, Serbia e Turchia e che il Commissario Europeo all'Ambiente, Stavros Dimas ha affermato: "La prevenzione è la strategia più sicura per ridurre i rischi per la salute. E lo stop alla caccia sarebbe una misura precauzionale utile". E ricorda inoltre che l'istituto nazionale per la fauna selvatica, responsabile delle politiche di gestione delle specie, afferma, per bocca del suo presidente Giuseppe Di Ciroce: "In questo momento è accertato che gli uccelli migratori e in particolar modo gli anatidi sono uno strumento di diffusione del virus: e' necessario fermare l'attivita venatoria, a titolo precauzionale".

Intanto la Lav esprime soddisfazione per i pronunciamenti della Corte Costituzionale che ha censurato l'operato delle Regioni filovenatorie. La Corte ha dichiarato incostituzionali una leggina della Regione Puglia che prolungava l'orario delle battute di caccia fino ad un'ora dopo il tramonto ed una norma della Regione Friuli Venezia Giulia che consentiva ai cacciatori di abbattere fauna anche in periodi vietati col pretesto del contenimento degli animali in soprannumero. In questo caso il pronunciamento della Corte deriva da un'azione legale intentata direttamente dalla LAV con l'avv. Alessio Petretti.

In entrambe le sentenze la Corte ha censurato le Regioni che, strumentalizzando i propri poteri legislativi, hanno calpestato le norme ed i principi vincolanti della legge statale sulla fauna e la caccia n.157 del 1992. "Non è la prima volta che la Corte Costituzionale boccia la 'deregulation calibro 12' delle Regioni - dichiara Ennio Bonfanti, responsabile LAV del settore 'fauna' - che, col pretesto del federalismo, tentano in tutti i modi di aumentare le possibilità per i cacciatori di uccidere milioni di animali. Già con la sentenza 536 del 2002, e poi con le sentenze n. 226, 227 e 311 del 2003, la Corte aveva ribadito quanto già chiaramente stabilito dalla Costituzione: la fauna - essendo basilare componente dell'ecosistema - è tutelata nell'interesse nazionale e la sua protezione costituisce un obiettivo che spetta allo Stato garantire e perseguire con normative che le Regioni hanno l'obbligo di rispettare".

Proprio sul "federalismo venatorio" e le illegalità istituzionali delle Regioni in materia di caccia, venerdì 28 su RaiUno alle ore 10.40 (circa) andrà in onda una puntata delle trasmissioni dell'accesso "Dieci minuti di⅀", nella quale la LAV denuncerà, fra l'altro, quelle amministrazioni regionali che, in barba alla Costituzione e alla giurisprudenza costituzionale, continuano ad emanare leggi e leggine che aprono la caccia a sempre più nuove specie, in periodi più ampi e con ulteriori privilegi per le doppiette. E' il caso di Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Marche ed Umbria, dove anche quest'anno è stata illegittimamente aperta la caccia a fringuelli, passeri, peppole, cormorani e storni (tutti protetti dalle Direttive CEE) senza che i Ministri agli Affari Regionali, all'Ambiente ed alle Politiche Agricole intervenissero per far rispettare le disposizioni statali ed europee.

La LAV giudica importanti tali pronunciamenti della Corte anche in relazione alla grave minaccia rappresentata dalla proposta di legge "Onnis" che a novembre tornerà all'esame della Camera con lo scopo di rendere la caccia un'attività senza limiti e sostanzialmente senza regole: dall'allungamento a dismisura dei periodi di caccia (da agosto a febbraio) e dell'elenco delle specie cacciabili (inserendo uccelli protetti dall'UE) alla depenalizzazione dei maggiori reati venatori, ecc. "Chiediamo al Presidente della Camera, on. Pierferdinando Casini, di bloccare l'iter di questa legge dai contenuti inaccettabili - conclude Ennio Bonfanti - che contrastano sia con la volontà della maggioranza dell'opinione pubblica (secondo tutti i sondaggi dal 72% all'80% degli italiani è favorevole all'abolizione totale della caccia), sia con l'attuale assetto costituzionale dato alla materia della tutela della fauna e alla limitazione della caccia". [GB]

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