Italia: anticipazioni sull'immigrazione da Caritas/Migrantes

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Secondo le anticipazioni del 'Dossier Statistico sull'Immigrazione di Caritas/Migrantes' rese note a fine maggio a Roma, a fare del 2005 un anno particolarmente interessante, oltre all'aumento della popolazione immigrata che ha di poco superato i tre milioni, è un monitoraggio più preciso del mondo del mercato del lavoro, che ha evidenziato la persistente incongruenza tra quote stabilite e fabbisogno del mercato - riporta MIGRA, Ossrvatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro.

Queste anticipazioni sono finalizzate innanzi tutto a far prendere coscienza che, alla fine del 2005, la popolazione immigrata in Italia è arrivata a superare, seppure di poco, i 3 milioni di unità, tenuto conto dei 180.000 immigrati extracomunitari venuti per inserirsi da noi e dei nuovi nati in Italia da entrambi i genitori stranieri: ricordiamo che la stima del "Dossier" per la fine del 2004 era di 2.786.340 soggiornanti regolari.

Utilizzando i dati messi a disposizione è stato ricostruito un quadro organico di quanto è avvenuto nello scorso anno. Il 2005 è stato un anno molto interessante non solo per questo consistente aumento ma anche per il monitoraggio più preciso del mercato del lavoro, che ha evidenziato la persistente incongruenza tra quote stabilite e fabbisogno del mercato.

L'analisi dei visti d'ingresso non ha solo una rilevanza di natura quantitativa ma aiuta anche a porre fine ad una lettura banale del fenomeno migratorio, spesso ridotto alla mera funzione lavorativa dei nuovi venuti o addirittura, quando si identifica immigrazione e delinquenza, all'assolutizzazione del comportamento deviante di alcune loro frange. La realtà si colloca ben al di là di questo riduttivo inquadramento e ci presenta una molteplicità di vissuti e di condizioni, con significative differenze a seconda delle provenienze, e attraverso le sue indicazioni particolareggiate non solo aiuta a capire il presente e a ipotizzare il futuro, ma accredita anche il fenomeno migratorio come una tra le più significative espressioni della dimensione internazionale del mondo odierno.

Tra l'altro, la riflessione sui paesi di arrivo evidenzia che i flussi nel 2005 per quasi la metà hanno riguardato cittadini europei e per un altro quinto cittadini americani e questo va a temperamento delle paure di invasione da parte di gruppi non omogenei alla nostra civiltà. La Romania si è confermata il primo paese per numero di visti ricevuti, più di 40.000 e in prevalenza per motivi di lavoro, con un protagonismo di questa nazionalità pari a uno ogni cinque ingressi. A seguire troviamo Albania, Stati Uniti, Marocco, Cina, Ucraina, India, Filippine e Iugoslavia, ma con motivi d'ingresso molto differenziati tra di loro.

È indubbio che l'aumento che l'immigrazione sta attualmente conoscendo ha diverse marce in più rispetto alla pur consistente crescita registrata negli anni '90. L'insieme di questi dati porta a chiedersi se la rappresentazione dell'immigrazione, che sta alla base delle decisioni di politica migratoria, risponda in maniera adeguata alla realtà e solleva una serie di problemi normativi e amministrativi. Questa è la struttura delle anticipazioni del "Dossier". Nel merito dei singoli punti si ritorna qui di seguito con il supporto dei dati.

Il mercato occupazionale nel 2005: la frattura tra mercato formale e mercato reale

Per il 2005 sono stati emanati tre decreti flussi: il primo ha previsto l'ingresso di 79.500 neocomunitari, il secondo l'ingresso di 79.500 extracomunitari (di cui 25.000 stagionali) e il terzo ha completato il contingente degli extracomunitari con altri 20.000 lavoratori stagionali. Per i neocomunitari dell'Est Europa la quota stabilita di 79.500 ingressi è stata utilizzata, alla data di giugno 2005, da 44.096 persone, per il 60% maschi. Il gruppo prevalente è stato quello dei polacchi (24.149), seguiti da slovacchi (12.735), cechi (3.719) e ungheresi (1.968). Tra di essi i lavoratori non stagionali sono stati 11.737, per un terzo inseriti nel settore domestico; mentre i 32.359 stagionali si sono indirizzati per i quattro quinti in agricoltura e per il resto nel turismo.

Un discorso più articolato merita l'ingresso dei lavoratori extracomunitari, per i quali nel 2005 vi è stata la possibilità di 45.000 ingressi per lavoro stagionale e di 54.500 ingressi per lavoro non stagionale, questi ultimi così ripartiti: 20.800 unità di lavoro dipendente riservate a nazionalità predeterminate, 15.000 per collaboratori familiari e 15.000 per altri settori (dei quali solo 27.900 assegnati alle regioni), 2.500 a lavoratori autonomi, 1.000 a dirigenti e personale altamente qualificato e 200 a lavoratori di origine italiana.

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