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Italia: al via la campagna 'Informazione Pulita'
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Carlo Gubitosa, ex segretario di Peacelink e collaboratore di varie testate, tra cui Casablanca ha lanciato la campagna ''Informazione Pulita'. La campagna è sostenuta dai giornalisti Bernardo Parrella e Antonella Beccarla ed ha già ricevuto numerose adesioni. E' possibile sottoscriverla compilando la petizione online sul sito della campagna.
La campagna persegue 4 obiettivi:
- scelta dei cittadini, con un meccanismo simile al cinque per mille, della destinazione dei fondi all'editoria. Il successo, nonostante le traversie burocratiche, del 5 per mille fa pensare che possa avere un discreto successo. Attualmente la legge prevede dei finanziamenti a pioggia che, come hanno teso a dimostrare recentemente Gennaro Carotenuto in un articolo sul suo sito premiano soprattutto i giornali di partito o comunque con grandi apparati a sostegno. La scelta popolare permetterebbe di sostenere solo le testate che abbiamo un reale seguito di lettori e che suscitino interesse, oltre a scardinare alcune lobby che si reggono solo sui finanziamenti pubblici.
- accesso all'Ordine dei Giornalisti a "tutti coloro ne facciano richiesta praticando a qualunque titolo e con qualunque mezzo l'attivita' giornalistica". Attualmente, leggiamo ancora nel sito della campagna, "L'ordine dei giornalisti è ormai un centro di potere che si occupa di tutto tranne che di deontologia, cieco e muto anche di fronte a casi conclamati di pubblicità occulta travestita da informazione o davanti alla collaborazione tra servizi segreti e giornalisti che rivendicano un ruolo di "difensori della patria" mentre dovrebbero essere cacciati via a pedate dall'ordine professionale, come si farebbe in qualunque paese normale... Per aprire un bar chiunque può iscriversi alla camera di commercio, assumendo l'obbligo di non avvelenare i clienti e di tenere pulito il locale. Analogamente, lo status di giornalista potrebbe e dovrebbe essere riconosciuto automaticamente, indipendentemente dal mezzo utilizzato per fare giornalismo, a chiunque si assuma pubblicamente l'impegno esplicito di rispettare i criteri base della professione, senza avvelenare i lettori con informazioni inquinate, pilotate o non verificate e accettando le conseguenze previste per chi gioca sporco".
- elezioni pubbliche e aperte a tutti i cittadini, e non in base alle scelte dei partiti, delle cariche direttive del management RAI. L'obiettivo, sicuramente di comprensione immediata, di questo punto è quello di sottrarre il servizio pubblico dalle 'lottizzazioni' dei partiti e permettere ai cittadini di "ecidere chi dovrà tutelare il loro diritto all'informazione, esattamente come avviene per l'indicazione dei rappresentanti nei consigli comunali".
Nel segnalare le ragioni alla base della campagna Carlo ricorda alcuni casi emblematici e la grave situazione della 'censura da querela': "se perdi in primo grado intanto paghi, poi si vedrà in appello se i soldi ti vanno restituiti o meno. E intanto, volente o nolente, scatta l'autocensura che ti invita alla prudenza e al basso profilo per evitare di inanellare troppe denunce una dietro l'altra".
Una delle tante voci costrette all'emarginazione e minacciate, brandendo come fosse una vera e propria arma, la querela civile è Carlo Ruta, storico e giornalista d'inchiesta siciliano, del quale Unimondo ha già raccontato la vicenda. Carlo, dopo essersi visto chiudere dall'autorità giudiziaria il sito www.accaddeinsicilia.net, è stato attaccato sostanzialmente per quasi tutta la sua attività giornalistica. Così come da lui stesso denunciato si è arrivati al paradosso di denuncie reiterate dopo la celebrazione del processo o di indagini avvenute contemporaneamente in 3 procure (entrambi casi vietati dall'ordinamento giudiziario).
Un altro caso su cui la campagna invita a riflettere è l'accentramento mediatico di una città come Catania, dove l'intera informazione risponde alle proprietà di Mario Ciancio Sanfilippo. "Le aziende collegate a Ciancio stampano l'edizione di Palermo de 'La Repubblica', ma lo fanno a Catania, e per ricambiare il favore il quotidiano fondato da Scalfari ha finora evitato di pubblicare a Catania delle pagine di cronaca locale" fino al paradosso, denunciato in un libro dell'europarlamentare Claudio Fava, della soppressione della parola mafia negli articoli, se non raramente e per eventi di altre città. Leggiamo infatti nel libro che "Nell'ottobre del 1982, quando tutti i quotidiani italiani dedicheranno i loro titoli di testa all'emissione dei primi mandati di cattura per la strage di via Carini, l'unico giornale a non pubblicare il nome degli incriminati sarà La Sicilia. Un noto boss, scriverà il quotidiano di Ciancio: Nitto Santapaola, spiegheranno tutti gli altri giornali della nazione. Il nome del capomafia catanese resterà assente dalle cronache della sua città per molti anni ancora: e se vi comparirà, sarà solo per dare con dovuto risalto la notizia di una sua assoluzione. O per ricordarne, con compunto trafiletto, la morte del padre".
Carlo ricorda, nella stessa pagina, altri casi in cui si è cercato di intimidire tramite la querela civile e nel quale l'Ordine dei Giornalisti non ha minimamente pensato di intervenire e nessuna testata editoriale finanziata dai sussidi pubblici ha mostrato anche solo l'intenzione di informare il pubblico. Tra questi:
- La querela, poi archiviata con un'assoluzione con formula piena, del proprietario dell'ILVA di Taranto Riva contro Alessandro Marescotti e il comitato civico che ha denunciato il grave inquinamento della cittadina pugliese;
- La Voce della Campania, "una rivista coraggiosa che rischia di chiudere perche' ha pubblicato inchieste sugli affari poco chiari del Cardinale Giordano, che da bravo uomo di chiesa, distaccato dalle cose materiali, gli ha chiesto 50 miloni di euro di danni."
- La rivista mensile catanese Casablanca, di cui Unimondo ha raccontato le intimidazioni subite per le sue inchieste scomode, e la sua "esperienza ricchissima di resistenza culturale nel cuore dei poteri mafiosi", ormai ad un passo dalla chiusura.
- L'assurda vicenda di Dream Tv, emittente di quartiere di Solopaca, in provincia di Benevento, "oscurata con l'avvio di un procedimento penale, per il "crimine spregevole" di aver trasmesso nel raggio di poche centinaia di metri (e con una potenza pari a quella di un walkie talkie) programmi a contenuto sovversivo come i Consigli Comunali, la festa dell'uva della Cantina Sociale, le attivita' carnevalesche della pro-loco, la processione della Madonna del Roseto".
di Alessio Di Florio