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Italia: al via Zerozerocinque, campagna per una tassa sulle transazioni finanziarie
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E' stata lanciata ieri anche in Italia dalla sezione italiana della coalizione 'Social Watch' la campagna Zerozerocinque collegata con l'analoga campagna internazionale "Make Finance Work" che invita a partecipare e diffondere la raccolta firme per sollecitare i capi di Stato e di Governo del G20 a varare una tassa sulle transazioni finanziarie. Il gettito della tassa sarà destinato a pagare parte dei costi della crisi innescata dalla finanza speculativa.
"La tassa – di importo molto contenuto, compreso tra lo 0,01 e lo 0,1% di ogni transazione - potrebbe inoltre finanziare politiche sociali e ambientali nei Paesi sviluppati e ridare ossigeno alla cooperazione internazionale per lo sviluppo dei Paesi del Sud mondo, vittime di una crisi della cui genesi non hanno alcuna responsabilità" - sottolinea il comunicato dei promotori. Da anni le reti della società civile propongono l'implementazione di misure simili a partire dalla Tobin Tax. La comunità internazionale sta finalmente prendendo seriamente in considerazione tali strumenti, come parte della risposta alla crisi finanziaria. Ultimamente la proposta di una tassa di questo tipo ha ricevuto il sostegno di diversi governi (Francia, Gran Bretagna, Germania), ed è allo studio delle istituzioni internazionali.
La Campagna - lanciata ieri in occasione del Summit dei Capi di Stato e di Governo dell’UE e del meeting delle Nazioni Unite dedicato a Finanza e Sviluppo - è promossa in Italia dal 'Social Watch' (che riunisce Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Ucodep, Fcre, Lunaria, WWF Italia, Acli, ARCI/ARCS, Mani Tese), Sbilanciamoci, Sistema Banca Etica, ATTAC Italia, FIBA CISL, CISL, Consorzio Goel, Lega Missionaria studenti, CVX, Coalizione Italiana contro la Poverta-GCAP Italia, FOCSIV - Volontari nel Mondo, Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare, Valori, AMISnet, Azione Cattolica
Le firme raccolte saranno inoltrate al Governo Italiano e in particolare al Ministro dell’Economia On. Giulio Tremonti per chiedergli di farsi promotore, a livello nazionale e in tutte le sedi internazionali appropriate, dell’introduzione di una Tassa sulle Transazioni finanziarie. Tasse di questo tipo già esistono in alcuni Paesi e l’idea di adottarle su scala globale si sta facendo sempre più strada tra i leader di molti Paesi Europei e non solo.
Si stima che tassando dello 0,05% (un valore intermedio nella forbice tra le proposte più severe che puntano allo 0,1 e le più morbide che propongono lo 0,01) ogni compravendita di titoli e strumenti finanziari nella sola UE si potrebbe registrare un gettito tra i 163 e i 400 miliardi di dollari annui, mentre a livello mondiale il gettito sarebbe compreso tra 400 e 946 miliardi di dollari l’anno.
"Cifre importanti, che permetterebbero agli Stati di colmare gradualmente quelle voragini che si sono aperte nei conti pubblici con i salvataggi delle grandi banche e con le misure di sostegno all’economia rese necessarie per contrastare la pesante crisi economica provocata dagli eccessi della finanza speculativa. Secondo stime recenti del Fondo Monetario Internazionale il costo globale della crisi avrebbe raggiunto i 13.620 miliardi di dollari a livello globale" - affermano i promotori.
Il gettito di una piccola tassa sulle transazioni finanziarie potrebbe permettere agli Stati di avere risorse a disposizione per attuare politiche sociali, ambientali e di cooperazione internazionale efficaci ed efficienti e più che mai necessarie visto l’elevatissimo costo sociale della crisi.
«Non solo – spiega Andrea Baranes, ricercatore della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale e di 'Social Watch' - la tassa sulle transazioni finanziarie sarebbe anche un ottimo strumento per permettere alla politica di regolamentare i mercati finanziari. Una tassazione dello 0,05%, infatti, non scoraggerebbe certo quegli investitori che operano sui mercati con ottica di lungo periodo e che mettono i propri risparmi a disposizione di aziende che operano nel mondo dell’economia reale. Essa sarebbe tuttavia un valido deterrente per chi usa la finanza solo per speculare: quegli operatori che comprano e vendono strumenti finanziari centinaia o anche migliaia di volte in un giorno, rendendo i mercati instabili e volatili, sarebbero costretti a pagare lo 0,05% su ogni transazione».
«Il ricorso imponente alla finanza speculativa da parte delle grandi banche d’affari è diventato elemento prevalente rispetto al ruolo di sostegno al lavoro, alle famiglie e allo sviluppo. Il sistema finanziario ha creato un evidente squilibrio economico con un rischio che è stato caricato alla collettività, ai contribuenti – sottolinea Maurizio Petriccioli, segretario della Cisl - che ancora una volta sono stati chiamati ad intervenire per salvare le stesse banche. La tassa sulle transazioni finanziarie di carattere speculativo avrebbe il pregio – come affermato dall’economista Paul De Grauwe – di far pagare un prezzo assicurativo contro tale rischio. Ne sosteniamo con forza l’introduzione per investire in coesione sociale, nel lavoro e per contrastare la povertà». [GB]