www.unimondo.org/Notizie/Italia-Nigrizia-critica-il-premio-Abolizionista-2007-a-Kagame-25142
Italia: Nigrizia critica il premio 'Abolizionista 2007' a Kagame
Notizie
Stampa
La premiazione nei giorni scorsi da parte dell'associazione "Nessuno tocchi Caino" al presidente del Rwanda, Paul Kagame, come "Abolizionista 2007 della pena di morte" ha suscitato polemiche sul ruolo del presidente rwandese negli eventi collegati al genocidio del 1994 nella zona dei "Grandi Laghi".
Il Superiore dei Missionari Comboniani in Italia, p. Alberto Pelucchi, replica a Elisabetta Zamparutti, curatrice del Rapporto 2007 di "Nessuno Tocchi Caino" sulla pena di morte nel mondo e "tesoriera" del partito radicale, che in un'intervista a Lettera 22 aveva affermato che "I comboniani sono negazionisti e complici del genocidio e dunque le loro critiche non sono nemmeno da prendere in considerazione".
"Sono affermazioni paradossali - scrive il superiore dei Comboniani - e prive di un minimo di verità, anche se, presumo, frutto di un momento di sfogo emotivo. Tra l'altro, come comboniani non abbiamo comunità in Rwanda. Siamo stati solo in appoggio a realtà locali. Forse una migliore informazione sia sulle verità legate al dramma del Rwanda - il genocidio, la sua genesi, i suoi sviluppi, le conseguenze come sull'azione di molti missionari, non solo comboniani - le avrebbero evitato certi commenti e disavventure". "Le informazioni che mensili come Nigrizia propongono - conclude p. Pelucchi - restano la migliore testimonianza di come i comboniani, assieme ad altri missionari, hanno affrontato il dramma del paese e di come certi interrogativi pesanti non si possono cancellare o ignorare con affermazioni che potrebbero essere al limite della diffamazione, se non fossero così palesemente ridicole".
La polemica era nata da un intervento del comboniano padre Aurelio Boscaini pubblicato sul mensile dei comboniani, Nigrizia fortemente critico nei confronti dell'assegnazione premio al presidente rwandese. "Basta che un generale annunzi l'abolizione della pena di morte, e voi siete così ingenui da credergli?" - domandava il missionario all'associazione promotrice del premio. "Dov'è la democrazia in Rwanda? Avete chiesto a Bizimungu, primo presidente dopo il genocidio, cosa pensa di Kagame? E l'avete domandato alle decine di migliaia che marciscono nelle prigioni rwandesi? Volete dare il premio Nobel della pace a un Hitler?" - concludeva il missionario.
Anche il missionario comboniano, padre Tonino Falaguasta Nyabenda, studioso dell'Africa dei Grandi Laghi da oltre 40 anni, si dice scandalizzato per l'assegnazione del premio e racconta a Nigrizia altri "particolari" sulla responsabilità del leader africano. "Veniamo all'aprile 1994. Si trattava di fare delle scelte importanti. Per conquistare Kigali bisognava sbarazzarsi di Habyarimana. Il Presidente rwandese aveva già firmato l'accordo di Arusha, con il quale si dava spazio ai tutsi nella vita politica e sociale del paese. Ma per Kagame e la sua cricca questo non bastava. Kagame arrivò a dire che 50mila morti della sua etnia era "un prezzo più che accettabile per la conquista di Kigali": morti che sarebbero stati il frutto della rappresaglia della gente per la fine di un'epoca a dominazione hutu incarnata da Habyarimana".
Sulla replica di "Nessuno tocchi Caino" alle critiche dei missionari, sono intervenuti in numerosi. L'africanista, giornalista e fondatore dell'agenzia Misna, padre Albanese - che ha vissuto per anni nella regione dei Grandi Laghi - commenta all'agenzia AGI: "Il premio a Paul Kagame? E' una follia perchè si tratta di essere obiettivi e realistici: il presidente del Rwanda ha sulla coscienza centinaia di migliaia di morti, se non addirittura milioni" - afferma p. Albanese. "Sulla dubbia reputazione di Paul Kagame ne sa parecchio anche il procuratore del tribunale internazionale dell'Aja, Carla Del Ponte, che perse il posto proprio quando decise di aprire un'inchiesta sulle responsabilità (nel genocidio ruandese del 1994, ndr.) del Fronte patriottico ruandese e, in particolare, sul suo leader Kagame". Quando i responsabili di 'Nessuno tocchi Caino' - ha continuato il missionario - "accusano di negazionismo i comboniani, non hanno la minima cognizione di causa e non dovrebbero parlare, perchè loro non erano lì".
Anche il giornalista Jean Leonard Touadi rimanda al mittente le accuse ai missionari di "negazionismo". "Questo genere di argomenti - dice Touadi - sono gli stessi che vengono utilizzati da tutti coloro che sono vicini al potere in Rwanda appena qualcuno muove una critica all'operato di Kagame, anche solo se si tratta della gestione della democrazia nel paese o mostrando qualche dubbio sulla sua marcia della vittoria verso Kigali dall'Uganda". "Basta leggere i vecchi numeri della rivista - dice Touadi - nella quale le posizioni sono inequivocabili. Il fatto è che Nigrizia ha messo sempre in dubbio la così detta nozione della legittimità combattente, l'assioma di una sorta di new wave africana che ha conquistato il potere con le armi. Non solo Kagame dunque ma Afeworki, Museveni e così via. Insomma Nigrizia ha sempre radiografato e monitorato il nuovo potere africano con lucidità". "E - conclude Touadi - si accusa Kagame di aver abolito al pena capitale per poter chiedere l'estradizione dei "genocidaire" rifugiati in Europa. Questo è un elemento di realtà che si può analizzare. Ma non possiamo fare un processo alle intenzioni". [GB]