Italia: Governo battuto sulla riforma codici militari

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Governo battuto nell'Aula della Camera su un emendamento della deputata Roberta Pisa (Ds) alla delega per la revisione dei codici militari penali. L'emendamento, su cui il governo e maggioranza avevano espresso parere contrario e su cui c'è stato il voto segreto, è passato con 225 sì, 200 no e tre astenuti (almeno 18 franchi tiratori). Forti le assenze nei banchi della maggioranza: Fi era presente al 75%, An al 57%, Lega al 46% e Udc al 41%. L'emendamento approvato da una delega al governo che dovrà attenersi a precisi principi, per individuare le norme penali che devono essere introdotte nel Codice militare di pace e non più quello di guerra, applicabile ai contingenti militari italiani all'estero impegnati in situazioni di conflitto armato. La sua approvazione è stata salutata da un fragoroso applauso dai banchi del centrosinistra. In seguito all'approvazione della richiesta di modifica del testo, il presidente della commissione Giustizia Gaetano Pecorella ha chiesto una sospensione di 15 minuti "per valutare come proseguire nell'esame del testo". Quello passato è il primo di una serie di emendamenti su cui la presidenza della Camera ha ammesso il voto segreto.

"Il Ministro Martino non ha avuto esitazione a far valere la sua pressione affinché fosse portato a termine l'iter del provvedimento di delega al Governo sulla revisione delle leggi penali militari, nonostante lo stesso Ministro, in recenti dichiarazioni dopo la sua visita in Afghanistan, ammetta che la situazione in quel Paese è addirittura più rischiosa di quanto non sia quella irachena". Lo afferma Elettra Deiana capogruppo del Prc in Commissione Difesa alla Camera, in merito al provvedimento sulla revisione dei condici militari penali. L'interesse del Ministro della Difesa a far passare questa legge, che si scontra con i giudizi negativi espressi dall'Associazione Nazionale della Stampa, con quelli di molta parte della cooperazione e del volontariato che operano nelle zone di guerra, con le prese di posizioni di netta contrarietà del sindacato militare del Cocer e di settori della Magistratura militare, è un segnale particolarmente allarmante".

"Un grande risultato che mette in salvo le basi per una libertà d'informazione dalle zone in conflitto in quanto non verranno applicati gli articoli 72 e 73 sulla raccolta e la diffusione di notizie riguardanti le truppe, con pene per i trasgressori che potevano arrivare fino a venti anni di carcere militare" ha commentato a caldo Manuele Massineo della Campagna "Fermiamo la censura di guerra" che in questi mesi a fatto pressioni dirette ai parlamentari richiamando alla gravità del provvedimento in discussione. L'approvazione della proposta di legge delega provocherebbe in Italia, uno stravolgimento dei fondamentali principi costituzionali tra cui la lesione del diritto all'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e la normalizzazione della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, in violazione all'art. 11 della Costituzione. A questo si aggiungerebbe la sottrazione al Parlamento della funzione sancita dall'art. 78 della Costituzione, relativa alla delibera dello stato di guerra, a tutto vantaggio dell'Esecutivo che attraverso decreto potrà dichiarare il "tempo di guerra". Tra le varie conseguenze questa riforma renderà impossibile esercitare il diritto di informazione in "tempo di guerra" provocando quindi una lesione del diritto ad essere informati da parte dei cittadini italiani. [AT]

Altre fonti: Ostinati per la Pace

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