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Italia: Amnesty rinnova l'appello per legge contro la tortura
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In occasione della Giornata dedicata dalle Nazioni Unite alle vittime della tortura, che si è celebrata ieri 26 giugno, la Sezione Italiana di Amnesty International ha lanciato un nuovo appello al Parlamento affinché entro la fine della XIV Legislatura sia approvata una legge che preveda e punisca il reato di tortura. L'introduzione del reato di tortura nel codice penale è, per il Parlamento, un obbligo da adempiere fin dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura nel 1988. Tale obbligo è stato segnalato esplicitamente da Amnesty International a partire dal 1992, ma nessuna delle quattro legislature che si sono succedute ha mai colmato questa grave lacuna legislativa.
Nel corso della XIV Legislatura - anche in seguito alle richieste di Amnesty International, dell'Associazione Antigone e di Medici contro la tortura - sono state presentate alla Camera e al Senato otto proposte di legge sottoscritte da tutti i gruppi parlamentari, per porre rimedio a quello che, nel 1999, l'onorevole Silvio Berlusconi - allora capogruppo di Forza Italia alla Camera - aveva definito un "inqualificabile ritardo", in un'interpellanza rivolta al presidente del Consiglio Massimo D'Alema. Tuttavia l'esame dei testi e' stato caratterizzato da tempi inspiegabilmente dilatati.
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In alcuni momenti i parlamentari italiani ne hanno distorto le linee essenziali in maniera inaccettabile, per esempio proponendo (in un emendamento bocciato dalla Commissione Giustizia della Camera) la distinzione tra la tortura a scopo punitivo e quella finalizzata a estorcere una confessione, al fine di introdurre una discutibile differenziazione di pena.
Una pagina nera del dibattito parlamentare e' stata scritta il 22 aprile 2004, quando l'Aula della Camera ha approvato un emendamento che introduce l'elemento della reiterazione nella definizione di tortura: se questa modifica venisse mantenuta, in Italia si avrebbe tortura solo in caso di violenze o minacce ripetute, mentre l'articolo 1 della Convenzione dell'Onu parla di 'qualsiasi atto mediante il quale e' intenzionalmente inflitto a una persona dolore o sofferenza gravi, fisici o mentali (⅀)'.Il testo e' ritornato alla commissione Giustizia che, dopo averlo esaminato per undici mesi, lo ha rinviato all'attenzione della Presidenza della Camera dichiarando di non poterlo modificare.
La mancata introduzione di un reato di tortura è stata piu' volte criticata dalle Nazioni Unite, attraverso gli organi internazionali di controllo sul rispetto dei diritti umani: il Comitato dei diritti umani (istituito in base al Patto internazionale sui diritti civili e politici), il Comitato contro la tortura (che esamina il rispetto della Convenzione contro la tortura) e il Comitato per i diritti del fanciullo (che verifica il rispetto dell'omonima Convenzione). Nonostante le sollecitazioni di Amnesty International, il Governo non ha presentato il disegno di legge per la ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Tale strumento, firmato dall'Italia nel 2003, ha l'obiettivo di introdurre meccanismi nazionali e internazionali di prevenzione.
Va ricordato che la tortura è un fenomeno semi-clandestino: fino a quando non viene inchiodato dalle 'immagini', nessun governo ammette che nel suo paese sia praticata la tortura. Del resto nessuna legge, nazionale o internazionale, la permette o giustifica. La tortura e' una violazione dei diritti umani vietata, dunque, ma non impedita. Secondo l'ultimo Rapporto annuale di Amnesty International, la tortura e' praticata in 95 paesi per estorcere confessioni, punire reali o presunti colpevoli di reati, imporre disciplina o supremazia psicologica, seminare il terrore. La tortura e', dal punto di vista chi la usa, un metodo estremamente efficace: anche quando non uccide, incute paura e annichilisce. Il suo obiettivo ultimo non e' la morte della vittima ma il suo annientamento come essere umano, l'annullamento della sua personalità, dignità, individualità. Non a caso, le conseguenze psicologiche e sociali della tortura sono ben più profonde e difficili da cancellare di quelle fisiche.
La tortura esiste perché fa parte di un vero e proprio 'sistema', fatto di azioni (l'ordine di torturare, la 'formazione' del torturatore, l'atto della tortura, la supervisione da parte di un medico) e di omissioni (la negazione delle responsabilita', le mancate indagini, l'assenza di punizioni) e reso possibile da una parola-chiave: impunita', ovvero quel meccanismo per cui i responsabili della tortura non vengono puniti e le vittime della tortura non ottengono giustizia. Dal 2000 Amnesty International sta svolgendo la campagna "Non sopportiamo la tortura" per portare alla luce, denunciare e fermare questa terribile violazione dei diritti umani e per chiedere al Parlamento italiano l'approvazione di una legge che vieti e punisca la tortura.