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Israele/Libano: urge intervento forza di pace dell'Onu
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"Non c'è tempo da perdere. La forza di pace dell'Onu si deve fare subito, senza esitazioni e ritardi" - riporta un comunicato della Tavola della Pace. "Ogni ostacolo frapposto all'invio nel sud del Libano della forza di interposizione proposta ieri da Kofi Annan e sostenuta dalla Gran Bretagna e dall'Italia è un chiaro sostegno dato alla prosecuzione delle stragi di guerra". "Una forza di interposizione dell'Onu deve essere inviata urgentemente, con le stesse e finalità (protezione delle popolazioni civili e prevenzione di nuove azioni armate) anche nella Striscia di Gaza" - continua il comunicato.
La Tavola della Pace invita l'Italia a prendere l'iniziativa perché l'Unione Europea metta a disposizione dell'Onu la forza di interposizione, mediante l'adozione di una "azione comune" ai sensi dell'art. 14 del Trattato sull'UE. "La decisione di azione comune deve essere presa rapidamente al fine anche di prevenire l'eventuale esercizio del potere di veto nel Consiglio di sicurezza. La missione deve avere il carattere di autentica forza "sopranazionale" delle Nazioni Unite e non di "coalizione". Il comando sul campo, sempre sotto diretta autorità delle Nazioni Unite, deve essere assicurato dall'UE in quanto tale non da un singolo stato né dalla NATO. L'UE è a ciò legittimata dal Trattato sull'UE e dagli accordi sottoscritti con le Nazioni Unite e ha strutture e capacità operative idonee per assolvere a questo compito. "La forza di interposizione deve avere nel suo seno una forte componente "diritti umani" (la cosiddetta 'human rights dimension') costituita da un'apposita struttura con personale specializzato" - conclude la Tavola della pace.
Ma la proposta di schierare i caschi blu dell'Onu al confine libanese è stata accolta freddamente dal Governo di Israele, mentre il primo ministro Ehud Olmert ha detto ai tre inviati delle Nazioni Unite che stanno lavorando per ottenere un "cessate il fuoco" che l'attacco in Libano continuerà "fino a quando Hezbollah libererà i nostri soldati e fino a quando la sicurezza dei cittadini israeliani non sarà garantita", ossia fino a che non smetterà il lancio di razzi. Un tempo che il vice-capo di stato maggiore dell'esercito, generale Moshe Kaplinsky ha quantificato in "alcune settimane".
Intanto oggi Amnesty International ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di riunirsi urgentemente per adottare misure in grado di proteggere i civili coinvolti nell'escalation del conflitto tra Israele e Libano. L'organizzazione condanna nuovamente i continui attacchi contro la popolazione civile compiuti da Israele e dagli Hezbollah, e ha anche deplorato l'atteggiamento degli Stati membri del G8, che non hanno posto al di sopra della politica la questione della protezione dei civili nel conflitto. "Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una tremenda escalation degli attacchi contro la popolazione civile e le infrastrutture civili. Ciò nonostante, i leader del G8 sono ampiamente venuti meno ai loro obblighi morali e legali di affrontare queste flagranti violazioni del diritto umanitario, che in alcuni casi costituiscono crimini di guerra" - ha dichiarato l'organizzazione per i diritti umani, aggiungendo che "al di là dello sterile esercizio dell'attribuzione delle responsabilità, ora servono proposte concrete per fermare con la massima urgenza le uccisioni di civili sia in Libano che in Israele".
In particolare, Amnesty International ha chiesto al Consiglio di sicurezza di autorizzare e inviare una missione conoscitiva dell'Onu, col compito di indagare sugli attacchi contro la popolazione civile e obiettivi civili e su altre violazioni del diritto umanitario. La missione dell'Onu dovrebbe raccomandare misure efficaci che tutte le parti coinvolte dovrebbero adottare per risparmiare vite civili; dovrebbe, inoltre, valutare se rafforzare l'esistente Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) o dispiegare un'altra forza internazionale di peacekeeping, al fine di assicurare una protezione efficace della popolazione civile e delle infrastrutture civili.
Intanto Save the Children segnala che i bambini sono le principali vittime del conflitto che negli ultimi giorni ha visto una tremenda escalation di attacchi contro la popolazione e le infrastrutture civili. Organizzazioni partner di Save the Children in Libano sostengono che in alcuni attacchi, almeno il 50% di morti e feriti sono bambini, così come la maggior parte degli sfollati a seguito dei combattimenti, sono minori. Nella città di Saida c'è elettricità per sole 2 ore. Molte famiglie non possono raggiungere rifugi o aree più sicure perché le strade e i ponti sono danneggiati.
"In Libano, è la popolazione civile a pagare il prezzo più alto dei bombardamenti israeliani" - riporta anche Amnesty International. Almeno 200 civili tra cui decine di bambini, figurerebbero tra le 216 vittime libanesi colpite dagli attacchi israeliani a partire dal 12 luglio. Nello stesso periodo, gli Hezbollah hanno ucciso 12 civili israeliani, tra cui un bambino, lanciando razzi contro il nord di Israele, oltre a 12 militari. Centinaia di altre persone, tra cui molti civili, sono rimaste ferite da entrambe le parti.
"Le forze israeliane hanno compiuto distruzioni su vasta scala di infrastrutture civili in tutto il Libano, prendendo deliberatamente di mira e bombardando decine di ponti, strade e centrali elettriche, l'aeroporto internazionale di Beirut, porti, depositi di grano e altre installazioni. Decine di migliaia di civili sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, specialmente nel Libano meridionale e nei quartieri periferici di Beirut" - riporta Amnesty. Ma l'associazione per la difesa dei diritti umani condanna anche gli Hezbollah che "hanno a loro volta mostrato profondo disprezzo per le vite civili, indirizzando centinaia di katiuscia e di razzi d'altro genere contro citta' e villaggi del nord di Israele, uccidendo diversi civili israeliani e ferendone molti altri, causando seri danni alle case e ad altre proprietà civili". [GB]