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Iraq: soldati Usa sparano su auto del vescovo Warduni
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Soldati americani hanno fatto fuoco colpendo le gomme dell'auto che trasportava il vescovo caldeo Patriarca Vicario, Monsignor Shlemon Warduni. L'episodo che non pare legato alla precisa volontà di nuocere quanto piuttosto alla tragica quotidianità è avvenuto nei pressi della sede patriarcale nel centralissimo quartiere di Al Mansour. Monsignor Warduni è illeso così come Ivan, un giovane seminarista caldeo colpito da un scheggia partita da un colpo di mortaio che è caduto proprio davanti la porta del Seminario minore caldeo, nel quartiere settentrionale di Al Suleikh, che ha distrutto la parte posteriore dell'auto in cui il seminarista si trovava. Baghdad è atterrita dall'ondata di violenza che appare ormai incontenibile: ieri quattro esplosioni in diverse zone della città. "Ambedue gli episodi parrebbero legati non tanto alla precisa volontà di nuocere quanto piuttosto alla fatalità che in questa parte del mondo, però, è sempre più spesso legata alla morte" - nota Luigia Storti sul sito dell'associazione nonviolenta ecumenica "Riconciliazione.it".
Oggi Pax Christi ha contattato telefonicamente a Baghdad Mons. Shlemon Warduni, Vescovo ausiliare del patriarcato caldeo, dopo aver saputo che ieri, 6 marzo, verso le 13 la sua auto era stata bersaglio di numerosi colpi di fucile e pistola: "Sono vivo per miracolo" - ci dice mons. Warduni, che più volte abbiamo incontrato a Baghdad e qui in Italia. ⭀"Ero alla guida della mia auto, solo, e stavo andando a salutare il Nunzio Mons. Filoni, che lascia la sua missione in Iraq per altra destinazione, quando da alcuni gipponi, certamente stranieri e solitamente usati dagli americani per il controllo del territorio e la sicurezza (difficile sapere chi c'è a bordo), sono partiti una ventina di colpi contro la mia auto. Forse mi sono avvicinato troppo alle loro auto. Mi sembra un sogno, un film, non ricordo più nulla. So solo che mi ha aiutato la gente del posto, alcuni giovani musulmani, che vedendomi illeso mi hanno detto: E' stata la Madonna a salvarti e quella croce che hai appesa al collo. E' stato un vero miracolo! I giovani musulmani mi hanno aiutato, quelli che hanno sparato hanno proseguito il loro viaggio senza fermarsi. Così succede in Iraq! Dobbiamo ringraziaro il Signore e pregare per la pace - conclude il vescovo - la pace di Cristo: "Pax Christi". E' questo uno dei tanti episodi che ci danno il polso della quotidianità a Baghdad, dove - dice mons. Warduni - davvero la situazione non è bella e ben lontana dalla pace e sicurezza per tutti.
"Questo episodio, così vicino anche all'anniversario della liberazione di Giuliana Sgrena e dell'omicidio di Nicola Calipari, ci offre l'occasione per rinnovare la nostra vicinanza a tutte le persone che abbiamo incontrato in Iraq, al Vescovo di Kirkuk Luois Sako e tutta la gente. A tutti quelli che pagano il conto pesante non del fato o del destino, ma delle menzogne, della guerra preventiva, della sicurezza che calpesta, delle armi che uccidono, degli interessi che giustificano ogni deturpazione della dignità umana diciamo: mai più la guerra, mai più il terrorismo, mai più la violenza! E' un augurio e un impegno comune. La settimana prossima mons Warduni sarà in Italia e, se la salute lo permetterà, lo abbiamo invitato a portare una testimonianza di ciò che sta vivendo il popolo irakeno e la chiesa cristiana in Iraq.
Nei giorni scorsi Shlemon Warduni, vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, aveva detto a proposito della distruzione dell'antica moschea sciita di Ali al-Hadi a Samara e delle rappresaglie scoppiate in seguito che stanno mettendo contro sciiti e sunniti con centinaia di morti che "Non siamo ancora alla guerra civile ma quando si assiste a queste stragi il rischio è da non sottovalutare. Sono attentati contro Dio, contro la civiltà e l'uomo e contro tutto l'Iraq. Si tratta di fatti veramente drammatici". I leader religiosi, cristiani e musulmani, avevano fatto appello perché trionfi la ragione e la calma. "Io dico oggi beati i miti, perché erediteranno la terra. Bisogna essere miti e pazienti e fare di tutto per seminare l'unità del popolo iracheno" - aveva sottolineato il vescovo.
Intanto è già di 8 morti e 25 feriti il bilancio ancora provvisorio dei numerosi attentati, finora ne sono stati contati una decina, avvenuti stamani in Iraq. Secondo fonti di polizia irachene, esplosioni, spesso a causa di un'autobomba, sono avvenute ad ovest di Baghdad, dove un civile è stato ucciso da un ordigno destinato a una pattuglia americana; A Baquba (nord) la vittima è stata un civile, mentre un poliziotto è stato ucciso da colpi d'arma da fuoco a Zafraniya (sud). A Baiji, 200 chilometri a nord di Baghdad, tre poliziotti sono morti e altri 4 feriti, quando uno sconosciuto ha aperto il fuoco contro una pattuglia. Nella stessa zona, ad Hawija, si è concluso col bilancio di un morto e un ferito grave un attacco analogo a un'altra pattuglia di polizia - riporta l'agenzia Misna.
A Ghazaliyah, sei persone, tra cui 5 poliziotti, sono rimaste ferite quando uomini armati hanno aperto il fuoco contro una moschea sciita. Sempre a causa di una sparatoria, un civile è morto e un altro è stato ferito a Hay Salam. A Hilla (a sud di Baghdad), invece, quattro esplosioni hanno scosso la città, i bilanci provvisori diffusi finora parlano di 7 feriti, ma si teme che possano aggravarsi col passare delle ore.
Sei morti e 20 feriti è il bilancio provvisorio dell'esplosione di un'autobomba questa mattina in un affollato mercato di Baquba, 65 chilometri a nordest di Baghdad; lo riferiscono fonti della polizia aggiungendo che tra le vittime molti sono bambini e donne. La bomba è esplosa poco dopo l'arrivo sul posto di agenti di polizia richiamati da un precedente incidente; tra i feriti 5 sono poliziotti. Alcune ore prima un'altra autobomba era esplosa in un quartiere settentrionale della capitale irachena al passaggio di una pattuglia della polizia provocando sei feriti, di cui due agenti e quattro civili. [GB]