Iraq: rapiti quattro operatori, sparizioni epidemiche

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>L'organizzazione non governativa pacifista canadese 'Christian peacemaker teams' (Cpt) ha confermato che i quattro ostaggi mostrati ieri in un video, girato dai sequestratori e trasmesso dall'emittente araba Al -Jazeera, sono suoi operatori; si tratta dei canadesi Harmeet Singh Sooden e James Loney, rispettivamente di 32 e 41 anni, del britannico Norma Kember, 74 anni e dello statunitense Tom Fox, di 54 anni. Nel video alle spalle dei quattro un telo mostra il simbolo di due sciabole incrociate, emblema del gruppo, finora sconosciuto, che si è dato il nome di 'Spade per la Giustizia'. I rapitori accusano i quattro di essere spie, ma l'ong canadese, che ha sedi a Toronto e a Chicago, ribadisce che i suoi operatori erano impegnati in attività umanitarie ed erano "dalla parte degli iracheni"; ha dimostrazione di ciò la Cpt ricorda di essere stata la prima a denunciare gli abusi sui prigionieri nel carcere di Abu Ghraib, prima dei media internazionali.

L'insicurezza e i rapimenti hanno spinto quasi 200 commercianti di Baghdad a fuggire, secondo quanto riporta la Camera di Commercio di Baghdad. La fuga, principalmente verso la Siria o la Giordania, avviene man mano che aumentano le notizie di rapimenti a scopo di riscatto a Baghdad. I dati, afferma la Camera di Commercio, rappresentano solo coloro che hanno scelto i fuggire negli ultimi mesi. Una fonte della Camera, che ha chiesto l'anonimato, dice di aver notizia di cinquanta casi di commercianti che sono stati rapiti o uccisi nelle ultime settimane. I commercianti che fuggono solitamente vendono le loro proprietà, ritirano i propri soldi dalla banca, li cambiano in dollari e se ne vanno. Nell'articolo di Azzaman, tradotto da Paola Mirenda per l'Osservatorio sull'Iraq, si scrive che anche il rapimento di cittadini comuni è aumentato. I residenti di Baghdad dicono che le gang di rapitori non sembrano apparentemente scoraggiate dalla presenza cospicua di macchine della polizia e di pattuglie di sicurezza nelle strade.

Anche molti intellettuali iracheni sono stati assassinati da quando è iniziata l'occupazione statunitense del loro paese. Secondo l'organizzazione irachena Alta Commissione Accademica per i Diritti Civili e il Diritto Internazionale dell'Iraq, sono 91 i professori assassinati nelle principali università del paese, da Mosul a Bassora. Nessun legame con il partito baathista. Nel novembre 2004, la Coalizione Internazionale degli Accademici contro l'Occupazione aveva rilasciato un comunicato nel quale si segnalava che, nonostante il trasferimento formale di sovranità al governo iracheno nel giugno di quello stesso anno, l'Iraq continuava ad essere un paese occupato, e chiedeva agli Stati Uniti la protezione della comunità universitaria e accademica irachena.

Questa "guerra contro l'intelligenza", come l'ha definita Robert Fisk, giornalista del quotidiano britannico The Indipendent, porta gli intellettuali, gli accademici e i professori a considerare impossibile mantenere nella normalità la propria attività professionale e la propria vita privata nel loro paese, costringendoli all'esilio.

Con una nuova svolta nella brutalità che continua in questo paese, la violenza di iracheni contro iracheni sta aumentando in modo drammatico. Nel luglio scorso, una inchiesta dell'Observer riferiva che alcuni commando di polizia iracheni stavano gestendo unità segrete di tortura, e la settimana scorsa c'è stata una indignazione internazionale quando è stato scoperto un bunker governativo iracheno che veniva utilizzato come prigione improvvisata. Le forze americane hanno trovato 173 prigionieri mezzo morti di fame che venivano tenuti in condizioni spaventose. La maggior parte erano sunniti. Secondo le organizzazioni per i diritti umani di Baghdad, le "sparizioni" - da molto tempo una caratteristica della sporca guerra irachena - hanno raggiunto proporzioni epidemiche negli ultimi mesi. Operatori dei diritti umani, internazionali e locali, che hanno chiesto di non essere identificati per proteggere i loro ricercatori in città, e l'accesso delle loro organizzazioni agli alti funzionari del governo, hanno detto la settimana scorsa all'Observer di avere centinaia di casi nei loro registri. Hanno definito le sparizioni la questione più pressante relativa ai diritti umani, in un paese che sulla questione dei diritti umani è nel mezzo di un disastro. [AT]

Fonti: Osservatorio Iraq, Christian Peacemaker Teams

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