Iraq: fermare la guerra, voce alla società civile

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In uno studio medico pubblicato dalla rivista Lancet e curato dalla Johns Hopkins University di Baltimora, si è calcolato che la guerra di occupazione condotta dagli Usa ha causato la morte di più di 100 mila morti civili iracheni, la maggiorparte dei quali donne e bambini. Tra i primi motivi di un così alto numero di vittime civili sono proprio i bombardameti aerei che incessantemente hanno colpito città come Najaf e Falluja. E proprio dalla città santa di Falluja che giunge una lettera firmata dal Presidente del Centro di Studi per i diritti dell'Uomo & della Democrazia diretta al Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Anann, affinche' intervenga per porre fine ai continui bombardamenti da parte degli americani sulla loro città. Ecco un breve stralcio della lettera pubblicata su Reporter Associati: "Il nuovo bombardamento americano è avvenuto mentre la gente di Fallujah si sta preparando per il Ramadan. Ora molte persone sono bloccate sotto i rottami delle loro case demolite e nessuno può aiutarle mentre l'attacco continua. Gli americani a Fallujah, hanno creato un nuovo vago obiettivo: Al Zarqawi. Questo è un nuovo pretesto per giustificare i loro crimini, uccisione e bombardamento quotidiano dei civili".

E per la fine dei bombardamenti e dell'occupazione militare in Iraq scenderanno in piazza le organizzazioni del Comitato Fermiamo la guerra. Un appuntamento che segue un buon risultato che ha visto votare tutta l'opposizione in modo unitario una mozione che chiedeva tre punti condivisi quali il cessate il fuoco sulle città, il ritiro delle truppe italiane e la conferenza di pace che comprenda tutte le voci della società irachena. E proprio su questo punto le organizzazioni all'interno del Comitato Fermiamo la Guerra sta lavorando per portare in Italia dal 11 al 13 novembre vari esponenti della società civile irachena per permettere di prendere parola in una sede internazionale e dare informazioni al pubblico italiano sulle dinamiche interne all'Iraq al di là di quanto scrivono i giornali. All'iniziativa di novembre seguiranno una serie di altre iniziative a cadenza mensile con l'invito in Italia di altre persone per gruppi omogenei (donne, sindacalisti, studenti, ecc. ). L'auspicio è di contribuire allo stabilirsi di legami articolati tra società italiana e irachena che rafforzi il sostegno a queste organizzazioni, faccia nascere progetti e collaborazioni. In programma c'è l'incontro che il 12 si terrà a Roma con i premi nobel per la Pace che sono convocati dal Comune capitolino.

Intanto in Iraq è programmata per il prossimo 25 novembre una conferenza che raccoglierà 25 sindacati e organizzazioni di lavoratori di diversi settori , come il sindacato della compagnia petrolifera del sud dell'Iraq, il sindacato della compagnia di distribuzione elettrica, quello dei trasporti fluviali, quello degli operai dei porti, quello dei lavoratori delle costruzioni, quello della compagnia del Gas. L'obiettivo è quello di formare una organizzazione unita dei lavoratori del sud dell'Iraq che, grazie anche alla sua indipendenza da aiuti governativi, possa intervenire nella situazione politica in Iraq. Di fatto il governo ad interim iracheno sostenuto dalle truppe americane ha adottato la famosa risoluzione n° 16 che viola gli articoli 98 e 87 dell'organizzazione internazionale del lavoro per quello che riguarda la libertà degli operai di organizzarsi in sindacati, e ha imposto agli operai un sindacato giallo come unico e solo rappresentante legale e ufficiale del movimento dei lavoratori in Iraq e questo senza nessuna elezione. E di questo sindacato (IFTU) era appartenente anche il rappresentante a cui è stato impedito di intervenire durante l'ultimo Forum Sociale Europeo anche se invitato dalla Confederazione dei Sindacati Europei. [AT]

Altre fonti: Reporter Associati, Osservatorio Iraq, Johns Hopkins University di Baltimora

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