Iraq: difficile equilibrio per la nuova costituzione

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La presentazione della bozza della nuova costituzione irachena è stata prorogata dal parlamento al 22 agosto. Ma quali sono ancora le questioni non risolte? Rispetto al federalismo, ovvero l'autonomia delle regioni, rimane un forte dissenso tra le varie etnie. Innazitutto non è ancora chiara la distribuzione dei proventi petroliferi fra lo stato centrale e le regioni. La questione è particolarmente delicata per i sunniti, che vivono in gran parte nelle regioni centrali dell'Iraq (dove il petrolio è poco - i maggiori giacimenti sono concentrati per lo più nel nord e nel sud), e che sotto Saddam Hussein ricevevano gran parte delle risorse. Trova la forte opposizione dei sunniti (contrari a un federalismo spinto, ma che danno come un fatto scontato l'autonomia della regione del nord a maggioranza kurda), ma su di essa ci sarebbe anche una spaccatura all'interno dello stesso blocco sciita.

Ampio accordo c'è sul fatto che l'Islam debba essere la religione ufficiale dell'Iraq ma forte contrasto c'è fra coloro che vogliono che esso sia l'unica fonte (o la fonte principale) della legislazione in Iraq (essenzialmente i partiti sciiti religiosi) e fra chi invece vuole che sia solo "una delle fonti" (i kurdi e i laici in genere). Una formulazione di compromesso proposta è che venga definita "una fonte principale". Strettamente collegata è la questione dei diritti delle donne.

Ci sono forti timori che la legge che attualmente regola le questioni dello statuto personale (matrimonio, divorzio, eredità, ecc.) possa essere sostituita da norme basate sulla shari'a (legge coranica), (se non) direttamente, attraverso una disposizione che lascerebbe alle famiglie la scelta di ricorrere a tribunali diversi a seconda della confessione religiosa.

Si riuscirà a rispettare la nuova scadenza? Mentre i leader iracheni si sono affrettati a mostrare ottimismo, Saleh Mutlaq, membro sunnita del comitato costituzionale e portavoce del National Dialogue Council, ha dichiarato che il 50% della costituzione ancora non è finita. Forti sono le pressioni da parte americana per velocizzare la stesura della costituzione . Il nuovo ambasciatore Usa, Zalmay Khalilzad ha presentato agli iracheni un documento scritto con le proposte americane per risolvere le questioni ancora controverse, che secondo alcuni prevedevano un Iraq federale, avallando l'autonomia per i kurdi nel nord, ma rinviando qualunque altra decisione sull'autonomia per altre regioni alla nuova AN, dopo le elezioni di dicembre.

Se non si riuscirà a rispettare la nuova scadenza del 22 agosto c'è la possibilità di scioglimento dell'Assemblea Nazionale - accompagnata dalle dimissioni del governo Jaafari - e di nuove elezioni da tenersi non oltre il 15 dicembre. Esiste però anche l'eventualità che gli sciiti, che hanno la maggioranza nella TNA, vadano avanti senza l'accordo dei sunniti, e mettano in votazione una bozza - una eventualità apertamente prospettata da Hussein al Shahristani, uno dei due vice presidenti del parlamento, sciita indipendente ma molto vicino al Grande Ayatollah Ali al Sistani. Il rischio, in questo caso, è che la costituzione approvata dal parlamento venga respinta nel referendum popolare che dovrà ratificarla (e che dovrà tenersi non oltre il 15 ottobre). Diversi leader religiosi sunniti - fra questi Mahmud al-Sumaidaie, del Consiglio degli Ulema - hanno già invitato i loro seguaci ad andare a votare in massa, e a respingere la costituzione, se non soddisferà le loro aspettative, e in particolare se dovesse contenere una forma di federalismo che, essi sostengono, è un complotto per dividere l'Iraq. [AT]

Scheda a cura di Ornella Sangiovanni dell'Osservatorio sull'Iraq

Approfondimento: Dossier Iraq

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