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Iraq: bufera su Scelli, parola a 'Un Ponte per'
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Cure a quattro terroristi per il rilascio delle due Simone - operatrici internazionali dell'organizzazione 'Un Ponte per' taciute agli Stati Uniti con il tacito accordo del governo italiano. E' quanto Maurizio Scelli, ex commissario della Croce Rossa italiana, rivelato scatenando un polverone. Il pool romano dell'antiterrorismo potrebbe risentire a breve l'ex commissario Cri. L'opposizione chiede si faccia chiarezza in Parlamento. Palazzo Chigi affida a una nota la secca smentita: nessuna bugia, nessuna omissione, ma una "collaborazione piena e reciproca, franca e leale con gli Usa. Sempre". Poi, di nuovo, Scelli precisa ai microfoni del Tg2: è vero che Palazzo Chigi non ha partecipato "direttamente a questa trattativa che abbiamo sempre rivendicato come nostra" e, aggiunge, "ponendo delle condizioni precise di cui io soltanto poi, informalmente, facevo partecipe le istituzioni".
Nel dibattito si inserisce Fabio Alberti, presidente di "Un ponte per" intervistato dal quotidiano 'L'Adige'. "Quando la Cri si è offerta di aiutarci a trovare le nostre ragazze non ci siamo certo rifiutati. Però abbiamo fatto presente a Scelli, come a tutti gli altri che si sono presentati da noi in quei giorni, che sarebbe stata più utile una regia unica per arrivare ai sequestratori e che non volevamo iniziative parallele" ha dichiarato Alberti che poi, riguardo ai terroristi curati dalla Croce Rossa, precisa: " Non sono sicuro che Scelli sapesse che si trattava di terroristi. Credo piuttosto che gliel'abbiano riferito in seguito". Alberti vuole precisare che la liberazione è avvenuta anche in seguito alla mobilitazione e alla pressione degli iracheni sul gruppo dei sequestratori. "Le tante manifestazioni nella capitale e anche a Falluja di associazioni, delle donne irachene, le continue richieste di rilascio da parte della società civile hanno convinto i rapitori a mollare la presa. La decisione di liberare le ragazze è stata del gruppo, senza "regalini" in denaro.
Intanto in Iraq mentre l'accordo sul testo costituzionale è stato rinviato 'sine die', due ministri e una ventina di deputati dell'Assemblea nazionale irachena hanno annunciato di aver sospeso ogni attività ufficiale per protestare contro gli attacchi contro gli uffici del leader radicale sciita Moqtada Sadr a Najaf, a sud di Baghdad, in cui sono morte almeno otto persone. Il giovane leader sciita ha esortato i suoi sostenitori e "i credenti a non versare il sangue dei musulmani" e ha inoltre ringraziato il premier Ibrahim Jaafari, "che si è impegnato a riparare i nostri uffici e a proteggerli", ma anche chiesto al leader dello Sciri Abdel Aziz al Akim di "denunciare personalmente e pubblicamente le azioni dei suoi sostenitori". Gli uomini di Sadr hanno accusato dell'attacco le Brigate Badr, la milizia del Supremo consiglio della Rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), principale partito sciita del Paese, che fa capo ad al Akim.
Ed intanto in Italia risuona la protesta dei "Comitati Iraq Libero" verso il Governo italiano che vuole impedire la conferenza internazionale con rappresentanti iracheni legati al movimento di resistenza. "Dopo la fortissima pressione esercitata dagli Usa con la minacciosa lettera sottoscritta da 44 membri del Congresso americano, il Governo sta cercando in tutti i modi di impedire la Conferenza internazionale del 1-2 ottobre di Chianciano " precisa la nota stampa che precisa i fatti: "mentre il ministro degli esteri Fini ha deciso di negare i visti ai relatori iracheni, in Toscana autorevoli esponenti di Forza Italia in Consiglio regionale e nel Consiglio comunale di Firenze hanno presentato due documenti per impedire in tutti modi lo svolgimento della conferenza". Secondo i Comitati Iraq Libero "in gioco sono le libertà democratiche e costituzionali, è in gioco lo stesso diritto alla libera espressione del pensiero" e per questo chiedono di fare pressione rifacendosi alla lettera sottoscritta da vari intellettuali tra cui il giornalista Giorgio Bocca, il filosofo Gianni Vattimo, Samir Amin e il teologo della liberazione Giulio Girardi. [AT]
Altra fonte: L' Adige