Iraq: arresto per la Sheehan e la 'global call'

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Cindy Sheehan, la madre di un soldato caduto in Iraq, divenuta strenua oppositrice del presidente George W. Bush, è stata arrestata nell'aula del Congresso e portata via, mentre si apprestava ad assistere al discorso del presidente sullo Stato dell'Unione. Accompagnata da un rappresentante dello staff del deputato Barbara Lee, la Sheehan ha raggiunto il Campidoglio tramite i passaggi sotterranei superando due controlli di sicurezza. La Sheehan era nella tribuna del Congresso invitata da una deputata democratica, Lynn Woolsey, che le aveva dato un biglietto per la galleria del pubblico. La mamma anti-Bush s'é presentata con una maglietta con uno slogan contro la guerra "2242 morti. Quanti altri ancora?". La polizia l'ha avvertita che, così, non avrebbe potuto seguire il discorso e l'ha poi portata via dalla tribuna in manette. "Sono senza parole e furibonda per quello che è successo, oltre che piena di dolore per quello che abbiamo perso nel nostro paese. Ci sono state menzogne da parte della polizia e distorsioni da parte della stampa" scrive Cindy Sheehan in una lettera che racconta cosa è realmente accaduto.

"Indossavo la maglietta per fare una dichiarazione. La stampa sapeva che sarei stata presente e ho pensato che ogni tanto mi avrebbe ripresa con la maglietta. Non l'ho indossata con l'idea di interrompere il discorso, altrimenti avrei aspettato e aperto la giacca durante il discorso di Bush. Se avessi saputo quello che succede a persone che indossano magliette che mettono i neoconservatori a disagio, che sarei stata arrestata, forse l'avrei pure fatto, ma non l'ho fatto" scrive la Sheehan che ha incaricato degli avvocati per preparare una battaglia legale sulla questione della libertà d'espressione. "Non voglio vivere in un paese che proibisce a qualunque persona, che abbia pagato o meno il prezzo più alto per quel paese, di indossare, dire, scrivere o comunicare al telefono qualsiasi dichiarazione critica sul governo. È per questo che intendo riprendere le mie libertà. Per questo non permetterò a Bushco di portare via altro né da me né da voi" conclude la Sheehan - rilasciata dopo quattro ore di detenzione in due diversi carceri - che ringrazia per la solidarietà dimostratagli.

E se negli Stati Uniti questo fatto non è stato ripreso dai grandi media come Cnn.com o sul sito del New York Times, in Italia il Governo decide di imporre il voto di fiducia sul maxi-emendamento che comprende anche il rifinanziamento fino al 30 giugno 2006, della missione in Iraq, oltre quelle delle altre missioni italiane all'estero. La nuova proroga di sei mesi della permanenze dai militari italiani a Nassiriya è stata commentata negativamente dall'opposizione.

Natale Ripamonti, senatore dei Verdi, ha definito il decreto una "discarica legislativa abusiva". Secondo Elettra Deiana (Rifondazione comunista) l'inserimento nel maxi emendamento "è un vero e proprio insulto per la dignità del Parlamento che, almeno a fine legislatura dovrebbe trovare la strada per affrontare una discussione seria sull'intera vicenda che ha portato il nostro Paese ad impegnarsi in una guerra devastante, in aperta rottura con il dettato costituzionale e il diritto internazionale".

Mentre le reti della società civile americane stanno programmando una settimana di azioni locali, nel mondo i movimenti si preparano a una grande giornata di mobilitazione mondiale per il 18 marzo, in occasione del terzo anniversario dell'invasione statunitense dell'Iraq. Lo scorso 17 dicembre tre Premi Nobel, esponenti di diverse religioni, obiettori di coscienza, rappresentanti di associazioni e movimenti nonviolenti e pacifisti di 16 nazioni hanno lanciato una 'global call' per promuovere a livello globale azioni di resistenza civile nonviolenta in tre tappe per "porre fine all'occupazione militare dell'Iraq da parte della Coalizione guidata dagli Stati Uniti". Tra i primi firmatari anche Cindy Sheehan. "Se coordineremo insieme numerose azioni, con un grande numero di partecipanti, in diverse aree geografiche, tutte nella stessa giornata, con il messaggio chiaro e condiviso, scegliendo tutti una tattica di rigorosa nonviolenza, l'impatto di queste azioni sull'opinione pubblica, sui mezzi di informazione e sui governi sarà fortissimo" scrivono i promotori dell'appello. In Italia un cartello di organizzazioni sta preparando la giornata con una mobilitazione locale e nazionale che si basa sull'appello promosso dal Forum Sociale Europeo. In programma è fissata l'assemblea nazionale del movimento contro la guerra che si terrà a Firenze l'11 e 12 febbraio alla Facoltà di Architettura Piazza Ghiberti 27 (zona Santa Croce). [AT]

Fonte: Osservatorio Iraq, Traduttori per la pace, U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome

Appelli internazionali: A Global Call, US Troop out now!, Women Say No to War - 8 march

Foto: Foto della manifestazione State of the Union Day 2006

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