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Innovazione e ghiacciai, passando per Leonardo Da Vinci
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Ore 10.30, siamo al terzo appuntamento dei caffè scientifici che in via sperimentale quest'anno hanno arricchito le proposte mattutine della 67° edizione del Trento Film Festival, da poco conclusosi con successo e numeri da record. E anche agli appuntamenti del mattino, nonostante molti fossero infrasettimanali e il meteo avesse ribadito i suoi capricci, il pavillion installato per l’occasione in Piazza Lodron a Trento ha sempre confermato l’interesse per i temi proposti. Chi sedeva ai tavoli in attesa delle miscele speciali offerte in degustazione da Panificio Moderno (trasformatosi in Rifugio nei giorni del Festival) e di quattro chiacchiere con ricercatori e divulgatori scientifici di spessore, pronti a condividere obiettivi, metodi e risultati del loro lavoro… aveva certo voglia di imparare, conoscere, crescere.
Ospiti di uno di questi incontri del mattino sono stati il prof. Alessandro Garofalo, fisico dal profilo eclettico dell'Università di Trento e la dott.ssa Valeria Lencioni, idrobiologa del Muse - Museo delle Scienze di Trento. Piacevole e coinvolgente nonostante i temi non facili, la conversazione volava dagli insetti che popolano le acque gelide al limitare dei ghiacciai alla Bottega di Leonardo Da Vinci, con un paio di fili a fare da tessuto: la passione che anima la ricerca e ne diventa propulsione e le occasioni di approfondimento che, spesso, nascono da errori e casualità... come ad esempio una larva dimenticata nel freezer del laboratorio e a suo modo leva di scoperte interessanti sull’autoibernazione degli insetti.
È così che dall'idea - che nel 100% del lavoro occupa soltanto un 1% del carico complessivo - si passa a quel 99% che sono fatica della ricerca, dedizione e studio e che, in idrobiologia come in fisica, portano a scoprire potenzialità e limiti, sia degli oggetti dello studio che di se stessi, facendo emergere anche ricadute inaspettate per applicazioni in ambito medico o alimentare.
Qualunque sia il settore in cui ci si muove, è comunque importante ricordare alcuni aspetti che allacciano legami anche tra le discipline più lontane e che si rivelano fondamentali per produrre innovazione: contestare il paradigma (ovvero non dare per scontato che le cose possano essere viste o fatte sempre e soltanto nei modi conosciuti); concentrarsi sui paradossi, e cioè lavorare nell'ordine di grandezze inversamente proporzionali al problema che si sta esplorando; lasciarsi andare alla multisensorialita, sviluppando nuovi prodotti con le mani, che sono finestre della mente e strumenti per una concreta strategia del fare.
E dal dialogo tra i due scienziati, oltre che dalle loro esperienze professionali e personali, emergono con vivida freschezza le caratteristiche di chi con le sfide e le sorprese dell'innovazione vive a stretto contatto: la curiosità; la complessità (quella particolarità che Leonardo Da Vinci chiamava "lo sfumato", ovvero la capacità di affrontare l'ignoto); le sensazioni e, appunto, la multisensorialita; il metodo; una giusta attenzione al rapporto tra arte e scienza, che non perde di vista la bellezza come una tra le fonti ispiratrici; la connessione e la condivisione con altre discipline, che solo grazie a un lavoro coordinato e dialogico danno esiti originali e all'altezza delle questioni che affrontano.
E, in fondo, non si può non concordare con le parole del prof. Garofalo quando ricorda con trasporto come l'innovazione avvenga sempre nelle periferie: è lì che le idee sono "al confine" e proprio lì, dove la struttura non è satura e viene meno la fitta e densa concentrazione del centro, lì dove le spazio è dilatato... si creano luoghi di nascita per nuove possibilità.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.