India: violenze in Kashmir e proteste popolari

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Il bilancio della guerra a bassa intensità che insanguina il Kashmir, tormentata regione a maggioranza musulmana contesa tra India e Pakistan continua ad aggravarsi. Dall'uccisione, il 30 agosto scorso, per mano delle forze di sicurezza indiane di Gazi Baba leader della guerriglia separatista, il bilancio delle vittime sale a 250.

Warnews riferisce che "alla base della recrudescenza degli scontri ci sarebbero, secondo un editorialista dell'Indian Express, le recenti spaccature in seno al All Party Hurriyat Conference, il principale ombrello politico dei separatisti. Il presidente dell'organizzazione Maulvi Abbas Ansari, incline al dialogo con Nuova Dehli, è stato isolato dai falchi del leader del movimento di Jamat-e-Islami Syed Ali Shah Geelani, convinto sostenitore della linea dura contro il governo centrale".

Intanto la pesante militarizzazione della Regione, ad opera del Governo indiano, ha sollevato le proteste di migliaia di civili che il 20 settembre scorso si sono riversati nelle strade di Srinagar nel Kashmir meridionale. La gente denuncia infatti di essere vittima di pesanti violenze e intimidazioni ad opera delle forze armate indiane. La recrudescenza si è avuta dopo che la popolazione civile ha cominciato ad opporsi all'eccessiva ingerenza dei militari nella vita dei villaggi.

L' organizzazione per i diritti umani "Kashmir Human rigts" denuncia che il governo di Mufti Mohammed Sayeed del Partito democratico del popolo (Pdp), alla guida della Regione dal novembre scorso, non è riuscito a porre freno alle violazioni dei diritti umani e non ha attuato quelle necessarie politiche di conftonto e partecipazione per la risoluzione della disputa sul Kashmir tra India e Pakistan. (RB)

Fonti: Warnews, Human rigts, http://southasia.oneworld.net Oneworld Southasia.

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