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Incontro mondiale dei movimenti popolari: no alla globalizzazione dell'indifferenza
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Il risultato della tre giorni di lavoro romana che ha visto oltre 100 delegati dei Movimenti Popolari di tutto il mondo riuniti per la prima volta sotto l'egida di Papa Francesco è riassunto nei 15 punti della Dichiarazione Finale, approvata all'unanimità da tutti i partecipanti. Terra, lavoro, casa sono stati riconosciuti da tutti come diritti umani inalienabili e alla base di ogni rivendicazione. La dichiarazione mette in evidenza come partecipanti e relatori si siano trovati d’accordo sul fatto che, la radice dei mali sociali ed ambientali va ricercata nella natura ingiusta e predatoria del sistema capitalista che mette il lucro al di sopra dell’essere umano. “L'enorme potere delle imprese transnazionali che cercano di divorare e privatizzare tutto, merci servizi ed idee, rappresenta il primo violino di questa sinfonia della distruzione – si legge nel documento - e ancora peggio è il mondo della finanza, che, invece di servire il bene comune e la produzione di beni per tutti, si dedica alla speculazione sulla base di titoli derivati che sono solo entità virtuali”.
Il Monsignor Sanchez Sorondo - Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (promotrice dell'evento insieme al Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace) - ha spesso fatto riferimento all'enciclica Evangelii Gaudium dove il Papa parla della iniquità come della radice di tutti i mali: “Il mondo non conosce la realtà dei Movimenti Popolari, realtà dove si formano dei leader che coinvolgono anche le altre persone che però non hanno nessun riconoscimento istituzionale, né dai governi, né dai sindacati. Realtà che invece Papa Francesco conosce bene e che addebita a quella che chiama globalizzazione dell'indifferenza, che colpisce le persone che non hanno nessun riconoscimento da parte della società. Persone che giustamente si organizzano per avere visibilità affinché gli vengano riconosciuti i propri diritti”. Il Monsignore ha parlato di cifre preoccupanti pubblicate dall'ILO “in India il 70% dei lavoratori urbani provengono da quella che viene chiamata economia informale, e nelle Filippine si parla del 40%”.
Anche il problema della violenza e della guerra, una guerra totale o come dice Papa Francesco, una terza guerra mondiale a pezzi, sono stati affrontati durante la tre giorni, e senza perdere di vista la natura globale di questi problemi, è stata discussa con particolare intensità la situazione in Medio Oriente, soprattutto l'aggressione contro i popoli palestinese e curdo. Ma anche la violenza scatenata da bande di narco-terroristi, il traffico di armi e la tratta di esseri umani sono stati oggetto di approfondito dibattito. I temi relativi agli spostamenti forzati causati dalla violenza, alla speculazione agroalimentare, all'inquinamento minerario e a tutte le forme di estrazione, nonché alla repressione dei contadini, dei popoli indigeni e di origine africana, sono stati trattati in tutti i workshop più ristretti, così come il grave problema dei colpi di stato in Honduras e Paraguay e l'interventismo delle grandi potenze sui paesi più poveri. “Gli esclusi, gli oppressi, i poveri non rassegnati, organizzati, possiamo e dobbiamo affrontare con tutte le nostre forze la situazione caotica alla quale ci ha condotto questo sistema”. L'Incontro è stato fondamentale per condividere numerose esperienze di lavoro, di organizzazione e di lotta che hanno permesso la creazione di milioni di fonti di lavoro dignitoso nel settore popolare dell'economia, il recupero di milioni di ettari di terra per l'agricoltura contadina e la costruzione, l'integrazione, il miglioramento o la protezione di milioni di case e comunità urbane nel mondo. “La partecipazione attiva dei settori popolari nel quadro delle democrazie sequestrate o addirittura delle plutocrazie, è fondamentale per le trasformazioni di cui abbiamo bisogno” si legge ancora nel documento.
Altro documento fondamentale frutto dell’incontro la "Lettera ai Movimenti Popolari" ma soprattutto la proposta di creare uno spazio di dialogo permanente tra i movimenti popolari e la Chiesa. Non un' incontro sporadico e senza prospettiva ma un inizio per un “cammino insieme”. Insomma un'auto-organizzarsi di quel 99% della popolazione, che vive delle briciole di pochi, che non delega ad altri il proprio riscatto, ma mette le basi per un lavoro di rete che comincia a Roma, incassando la legittimazione di un'autorità morale come quella del Papa - che fino a poco tempo fa sembrava avere altre priorità - e che ha tutte le premesse per arrivare lontano.
Nessun lavoratore senza diritti! Nessuna famiglia senza casa! Nessun contadino senza terra! Nessun popolo senza territorio!