Immigrazione: dieci risposte alla paura

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Sembra si stia affermando una nuova morale: la garanzia dei diritti e della sicurezza degli inclusi passa attraverso l'espulsione degli esclusi. L'ordine respinge il disordine in qualche "luogo esterno". Da qui le odierne politiche sicuritarie. Esistono anche politiche meno emotive:

1) Istituzioni: Per domare i pericoli della globalizzazione servono Istituzioni come l'Unione Europea e l'Onu, prive di mandato politico per attenuare i flussi di merci, denari e persone. Le merci sono sempre più prodotte in territori deregolati ove sono violati i diritti fondamentali. I denari valicano le frontiere in cerca di maggiore redditività o riciclaggio e le persone cercano futuro. Porre limiti e regole a tutti e tre è doveroso. Anche per le persone che una volta raggiunto il primo mondo non possono vivere in condizioni subumane.

2) Cooperazione: Creare un partenariato globale per lo sviluppo. Attraverso la cooperazione internazionale possiamo offrire opportunità di sviluppo umano dei "potenziali migranti" nei territori di provenienza. Detta cooperazione si articola nella promozione dei saperi locali, trasferimento di conoscenze (brevetti), cancellazione del debito estero, aiuti certi e migliori relazioni commerciali. Riguardo queste ultime il commercio equo, la finanza solidale, il turismo responsabile e le rimesse dei migranti sono risposte puntuali ma insufficienti. Una riduzione delle barriere doganali per i prodotti con provenienza dai paesi più poveri ed una moratoria per le armi che sconvolgono i territori dei molti sud del mondo come raccomandato da Benedetto XVI° ridurrebbe le migrazioni.

3) Formazione temporanea: Agli immigrati che raggiungono il nostro territorio deve esser data la possibilità di conoscerlo. Dedichiamo tempo alla formazione / informazione per conoscere non solo la lingua ma anche un minimo di storia, geografia ed educazione civica dei luoghi che si andranno ad abitare. Peraltro l'educazione civica riguarda anche i nostri giovani e non solo gli estranei - dal non bestemmiare, al rispetto per l'anziano sino alla raccolta differenziata.

4) Educazione permanente: Non possiamo lasciare fasce di popolazione prive di chiavi di lettura per comprendere il proprio tempo. Attraverso le Università popolari, della terza età, le scuole serali dobbiamo raggiungere chi non frequenta la scuola dell'obbligo perché più scuola significa meno lamentele.

5) Socialità: L'individualismo porta rancore. Non solo nei confronti del diverso ma anche del vicino di casa. Attraverso momenti di "buona socializzazione" si può tornare ad abitare gli spazi comuni abbassando le naturali barriere nei confronti di coloro che non appartengono al clan (non l'è dei nossi). La paura si alimenta nel constatare che gli immigrati fanno sempre più comunità mentre noi talvolta fatichiamo nel tessere relazioni corte - condominio/paese - e relazioni lunghe - oltremare - come lo straniero è costretto a fare.

6) Identità:. Parrocchie, oratori, cori, bande, pro loco, apt, assemblee per la cooperazione di consumo, credito, agricolo e sociale, le circoscrizioni, il governo anche dei piccoli comuni e le associazioni di ogni ordine e grado aiutano a forgiare la nostra identità; il nostro scheletro. Sorretti da quest'ultimo possiamo relazionare con il diverso e quindi prendere coscienza che senza il suo apporto non sarebbe possibile questo tenore di vita, welfare, sistema previdenziale e Pil. Avremo inoltre un territorio senza natali.

7) Giustizia: Pene certe sia per i delinquenti che per i xenofobi. Una volta condivise le regole deve esserci una punizione per chi le infrange. Ma ciò deve avvenire solo attraverso percorsi Istituzionali e per mezzo degli organismi deputati alla pubblica sicurezza e all'ordine pubblico. Giustizia significa anche l'affermazione di uno Stato sociale come disegnato dalla Costituzione. La distribuzione di risorse da coloro che hanno di più a coloro che hanno di meno sono diritti o meglio atti dovuti, sottratti una volta per tutte, alla negoziazione politica. Una società moderna si differenzia da una pre-moderna per la redistribuzione delle risorse ai più deboli mettendo in atto meccanismi di autopromozione.

8) Territorio: I territori devono offrire un' architettura a misura di comunità che integri spazi aggregativi con spazi abitativi. La riqualificazione urbana riduce la percezione della paura.

9) Lavoro: L'irregolarità di molti stranieri non clandestini è dovuta a leggi che paradossalmente favoriscono l'illegalità. Le lungaggini burocratiche con cui lo Stato risponde alle esigenze delle famiglie e delle imprese sono un ostacolo per colf, badanti, cavatori di pietra, manovali, lavapiatti e giardinieri. L'emersione dal nero aiuterebbe tutti i lavoratori. Compresi i nostri.

10) Sobrietà: Più si è poveri e più si vorrebbe vivere al di sopra delle proprie possibilità. Un mercato sempre più invadente tende a far contrarre nuovi debiti ai più deboli prospettando una felicità mai raggiunta. Questo crea frustrazione, invidia e, talvolta, un odio che acceca. Ci fa vedere solo il comportamento scorretto del vicino venendo meno l'occasione d'incontro vero. Di una Festa dei Popoli.

Fabio Pipinato

Fonte: Vita Trentina

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