Immigrazione: decreto sicurezza tra mistificazione e realtà

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Mentre il Governo annuncia un 'pacchetto sicurezza' composto di un decreto legge ed alcuni disegni di legge che sarà varato mercoledì prossimo nel Consiglio dei Ministri di Napoli che dovrebbe introdurre il "reato di immigrazione clandestina" un editoriale di 'MeltingPot' mette in luce le diverse mistificazioni sulla clandestinità.

"Forse non tutti lo sanno che chi ha un lavoro ed una casa non automaticamente potrà avere un permesso di soggiorno" - sottolinea l'editoriale. "In realtà, è risaputo, le quote del decreto flussi vengono per la quasi totalità destinate a richieste di datori di lavoro che, fingendo la chiamata di un cittadino extracomunitario dal paese d'origine, cercano di aggirare il problema e quindi provano a "regolarizzare" lo straniero "clandestino" già impiegato irregolarmente. Non vi è altro modo di assumere regolarmente uno straniero e quindi, il "mercato degli irregolari" diventa la risorsa principale da cui attingere, senza contare la convenienza di molti nello sfruttare questa situazione di ricattabilità permanente" - evidenzia l'editoriale.

Secondo l'ultimo decreto flussi i posti disponibili erano 170mila a fronte di un numero di richieste pari a 724mila. "La mistificazione che in questi giorni (anche se non è una novità) vive la ribalta dei media e della politica, secondo cui a "clandestino" corrisponde criminale, si scontra con la spietata realtà di una legge che ha fatto degli inceppi burocratici e degli adempimenti paradossali, questioni strutturali nel governo dei flussi migratori" - denuncia MeltingPot.
Ma clandestini non si è per scelta, neppure quando il viaggio di arrivo è quello tragico e rischioso del mare ma va ricordato che solo il 12% dei migranti irregolarmente soggiornanti entra in Italia attraversando il mediterraneo. "Eppure, ogni barcone avvistato è carico, si dice, di "clandestini", senza contare che oltre il 90% degli esodanti del mare (è l'UNHCR a dirlo) è un legittimo beneficiario di protezione internazionale, un profugo o un perseguitato in fuga".

L'associazione in un altro articolo sottolinea che 700mila migranti - i quali fino al decreto flussi 2007 erano descritti come "incolpevoli irregolari" in possesso dei requisiti, con casa e lavoro, ma privati ingiustamente dei diritti oltre che del permesso di soggiorno - "oggi, anche da autorevoli quotidiani nazionali e in tutte le testati locali, vengono rappresentati diversamente come "esercito di clandestini" contro cui ci si appresta ad intraprendere la linea dura".

Per commentare il provvedimento del Governo, la forma e la misura con le quali interverrà a modificare le disposizioni vigenti, sarà utile aspettare il testo definitivo, senza lasciarsi troppo trasportare dall'enfasi emotiva che, legittimamente, gli annunci di questi giorni non mancano di sollecitare- sottolinea MeltingPot. "Una cosa certa è che, quello annunciato, è un provvedimento dai tratti per certi versi aberrante: l'introduzione del reato di ingresso e permanenza irregolare, come paventato, già proposto nel 1997 durante i lavori parlamentari per il confezionamento del T.U sull'immigrazione, non solo rischierebbe di inasprire, con tutta la tragicità conseguente, le forme di respingimento alla frontiere, ma esporrebbe all'arresto chiunque, anche precedentemente all'entrata in vigore del decreto, fosse entrato in Italia senza visto, o si fosse trattenuto dopo la sua scadenza".

Ma se la proposta Maroni è sicuramente, negli intenti e nelle fattezze, un provvedimento fortemente repressivo e poco "applicabile" è anche vero che lo stesso è costretto a fare i conti con la realtà, tutt'altro che semplice e facilmente liquidabile. "Nessuno, quando si parla di immigrazione e migranti fa ciò che vuole" - evidenzia MeltingPot.

"In primo luogo infatti, la proposta Maroni ancora in stesura, dovrà fare i conti con la normativa europea che in tema di libera circolazione non può certo fare sconti a nessuno (e questo per l'ipotesi paventata di sospendere gli accordi di Schengen per i cittadini rumeni e bulgari). Ancora, rimane irrisolto uno dei nodi che più di tutti appare come un limite inaggirabile per la messa in moto di questo complesso sistema di trattenimento ed espulsione. Prolungare la detenzione nei centri di permanenza, ipotizzare l'arresto di ogni migrante non in possesso dei documenti e quindi aumentare il numero delle strutture di trattenimento, così come dar seguito ai rimpatri per via aerea o navale, significa anche fare i conti con una spesa pubblica che, oggi più che mai, vive un equilibrio precario.

Altro nodo non di poco conto è proprio la grande relazione che intercorre tra i fenomeni della mobilità globale e la loro utilità per il mercato del lavoro. Intorno a questa contraddizione, cioè all'esigenza di dare "risposte" sull'agitato tema della sicurezza, ma al contempo di non stravolgere il necessario "apporto dei flussi migratori", si gioca oggi una delle partite più scottanti per il governo dei fenomeni di mobilità.

Soprattutto nei settori che non permettono di far fronte alle esigenze di competitività attraverso le delocalizzazioni in aree e paesi più convenienti, come la logistica ed il facchinaggio di medio-corto raggio, l'assistenza alla persona ed in parte l'edilizia, la presenza migrante è determinante nella composizione della forza lavoro. Si tratta proprio di quell'"esercito di clandestini", un tempo descritti come irregolari, a cui era negato il permesso di soggiorno, che costituiscono gran parte della manodopera in molti settori dell'economia contemporanea. Chi vorrà o potrà farne a meno?".

"Su queste ed altre novità il Governo dovrà fare i conti certo con l'equilibrio dei mercati, con la spesa pubblica e con il quadro normativo europeo ed internazionale, ma è soprattutto davanti alle spinte soggettive, alla reazione dei soggetti coinvolti, alla nuova presa di parola dei migranti, dei nuovi cittadini, alle risposte sociali che tali provvedimenti incontreranno, che si giocherà la partita" - conclude MeltingPot. [GB]

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