www.unimondo.org/Notizie/Il-ritorno-dell-integralismo-cristiano-181480
Il ritorno dell’integralismo cristiano
Notizie
Stampa
Un sanguinoso attentato terroristico avvenuto nelle Filippine il 27 gennaio scorso ci ha ricordato come le tensioni a carattere etnico e religioso non sono mai sopite in quella delicata regione. Come noto è stata colpita una cattedrale cattolica in un’isola ad altissima prevalenza di popolazione musulmana. L’attacco che è costato la morte di più di 20 persone è stato ovviamente condannato dalla comunità cattolica dell’isola di Mindanao e da tutti i vescovi del Paese. Rivendicato dall’isis l’attentato rinfocola un conflitto dimenticato dai media forse perché giudicato endemico.
Tuttavia non vogliamo parlare di questo. Fin troppo si accentua la contrapposizione tra cristiani e musulmani forse per mascherare altri problemi come per esempio lo scontro tra la gerarchia cattolica filippina e il presidente Duterte. I vescovi sono entrati ben presto in rotta di collisione con il presidente sceriffo e con la sua linea repressiva mascherata da lotta alla droga: uccisioni facili, fermi di polizia con tortura, violazione dei diritti umani. Guarda caso Duterte non sopporta chi sta dalla parte dei poveri che finiscono per essere tossico dipendenti a causa della miseria. Il potere contro la Chiesa.
Questa brevissima citazione del caso filippino ci fa cogliere un fenomeno molto significativo: sempre di più la Chiesa cattolica nel sud del mondo sta dalla parte dei poveri. Se un tempo la gerarchia non disdegnava (anzi!) di appoggiare il potere anche autoritario oggi viene attaccata proprio dai nuovi governanti di destra che oggi sembrano vincere ovunque. Nuovi potenti che si dichiarano “cristiani”.
Un tempo il Brasile era il Paese più cattolico dell’America latina. Terreno di scontro tra la “teologia della liberazione” (appoggiata dalle comunità di base e violentemente osteggiata dal Vaticano) e le istanze conservatrici se non autoritarie di parte della gerarchia. Oggi papa Francesco rivaluta e appoggia quei vescovi che stanno dalla parte del popolo, degli indios, dei diseredati. La Chiesa cattolica è in prima linea nella difesa dell’ambiente e in autunno è previsto un importante sinodo sull’Amazzonia. Ma intanto, come riportato dalla rivista Limes, è cambiato il Brasile. Secondo dati dell’Istituto di statistica brasiliano nel 1970 i cattolici erano il 91,8%; nel 2000 si erano ridotti al 73,6% e al 2010 al 64,6%. Oggi probabilmente sono circa il 50%. Il Brasile si è “laicizzato”? Non proprio. Anzi, è avvenuto il contrario. Da un lato si registra il proliferare dei culti tradizionali dall’altro il diffondersi inarrestabile del cristianesimo “evangelicale” o “pentecostale” con contatti più o meno espliciti con gli Stati Uniti.
Un cristianesimo integralista di ultra destra. Impersonato in politica dal nuovo presidente Jair Bolsonaro. Che di secondo nome fa “Messias”. Il messia brasiliano è tutto un programma: sessista, xenofobo, nostalgico della dittatura, nemico giurato dell’ambiente, tutto armi, sicurezza, repressione. Amico di Trump, amico di Salvini. Appartenente a una delle tante chiese pentecostali, anch’esse fondate sull’integralismo anti diritti civili, anti minoranze (per esempio in nome della “natura” contro i movimenti LGBT), sul culto della ricchezza (vista come benedizione di Dio) e su una giustizia vendicativa basata su “chi sbaglia deve pagare” (quindi sì alla pena di morte). Paradossalmente queste chiese vengono riempite da poveri che sperano nel miracolo – sempre presente nel marketing dei vari predicatori. Le loro comunità sono stracolme così come le urne premiano Bolsonaro. I cattolici arrancano.
Cambiando scenario, in Ucraina si è consumato uno scisma tra la Chiesa ortodossa di Mosca e quella di Costantinopoli. Sono questioni intricatissime che, all’apparenza, riguarderebbero un clero ermetico e pochi fedeli. Non è così. Da sempre l’ortodossia cristiana è legata a doppio filo al potere. Non c’è un Vaticano ma tante chiese “autocefale” cioè nazionali, se non nazionaliste. Cosa è accaduto negli ultimi mesi? È nata un’unica chiesa ortodossa ucraina che si è staccata da Mosca con pesantissime conseguenze politiche. Il nazionalista presidente ucraino Petro Poroshenko ha salutato l’avvenimento come “il giorno dell’indipendenza finale dalla Federazione russa”. Inutile descrivere la furiosa reazione del patriarcato di Mosca. Così, mentre in Serbia dedicano una chiesa a Vladimir Putin, ritornano le guerre di religione. Non è un’esagerazione, perché in Ucraina c’è una guerra vera.
Questi avvenimenti ci riguardano, eccome. Basti pensare alle badanti che vengono da quei territori: sono presenze quasi invisibili, ma invece fanno cultura. Non votano, ma ci sono. Magari appartengono a chiese ora in lotta tra di loro.In Italia si diffondono gruppi pentecostali. Sono comunità in crescita, unitissime (gli episodi di aiuto reciproco sono concreti e a volte commuoventi); non hanno alle spalle il peso della storia o della gerarchia. Ma non conoscono neanche la lenta ma reale evoluzione della Chiesa cattolica: non conoscono l’ecumenismo o il dialogo con le altre religioni: per i diversi è pronto l’inferno.
In Italia non c’è ancora la possibilità di una rilevanza pubblica dei “diversamente” cristiani. A parole bisogna essere cattolici e basta. Volere il crocifisso nei luoghi pubblici, fare il presepe, presentarsi con il rosario o con l’immaginetta di padre Pio. Oltre queste apparenze si scopre però un quadro dipinto con incontrovertibili influenze globali. Salvini studia dettagliatamente i propri gesti. Si ricollega direttamente a Bolsonaro, Trump, Duterte (presidente delle Filippine): tutti cristiani e criticati dalla Chiesa cattolica di papa Francesco. Finché ci sarà lui, la battaglia interna divamperà. Forse un suo successore conservatore rimetterà le cose a posto, ma ora tra i cattolici è guerra. Sorda, mediatica, senza esclusione di colpi.
In politica i cosiddetti cattolici non seguono gli orientamenti della gerarchia. Anzi li criticano apertamente. Quando Umberto Bossi, notoriamente anticlericale, sbeffeggiava i vescovi tutti si indignavano e la Lega perdeva voti; oggi Salvini attacca il Papa e i cattolici lo votano in massa. E, stando ai sondaggi, sempre di più. Ovviamente il leader leghista dirà sempre di essere cattolico ma la sua postura è quella dei suddetti politici che si definiscono cristiani con varie denominazioni. E il “popolo” li segue.
Questo tipo di cattolicesimo identitario non è nuovo per la storia italiana. Non bisogna quindi sorprendersi troppo. Di solito però la gerarchia era dalla parte conservatrice. La stragrande maggioranza dei fedeli seguiva. Ora i fedeli sono drasticamente diminuiti e invecchiati, esiste una massa vagamente cattolica che volta le spalle persino al Papa. E nelle urne dove “il Papa non ti vede ma probabilmente Salvini sì” puoi fare quello che vuoi, sancendo con il voto il no a una Chiesa che pensa agli stranieri e non agli italiani.
I cattolici “democratici” o “progressisti” cercano di farsi sentire ma di certo non riescono a recuperare terreno sui presunti loro “fratelli nella fede”. La divisione invece si sta accentuando quasi che ci fossero universi cattolici paralleli, formalmente tenuti uniti da una gerarchia che non sa più che fare. Parliamo tanto del fanatismo di certi gruppi islamici e non ci accorgiamo del ritorno di un integralismo cristiano che potrebbe fare danni davvero maggiori.
Articolo parzialmente pubblicato sul “Trentino”
Piergiorgio Cattani

Nato a Trento il 24 maggio 1976. Laureato in Lettere Moderne (1999) e poi in Filosofia e linguaggi della modernità (2005) presso l’Università degli studi di Trento, lavora come giornalista e libero professionista. Scrive su quotidiani e riviste locali e nazionali. Ha iniziato a collaborare con Fondazione Fontana Onlus nel 2010. Dal 2013 al 2020 è stato il direttore del portale Unimondo, un progetto editoriale di Fondazione Fontana. Attivo nel mondo del volontariato, della politica e della cultura è stato presidente di "Futura" e dell’ “Associazione Oscar Romero”. Ha scritto numerosi saggi su tematiche filosofiche, religiose, etiche e politiche ed è autore di libri inerenti ai suoi molti campi di interesse. Ci ha lasciati l'8 novembre 2020.