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Il futuro del Forum Sociale Mondiale
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Al seminario sul "futuro del Forum Sociale Mondiale" che si è tenuto sabato 11 all'interno dell'Onu dei Popoli sono intervenuti tra gli altri il coordinatore della Tavola della Pace Flavio Lotti, il brasiliano Paolo Ventura del Forum di Porto Alegre, Vittorio Agnoletto, Candido Grzybowski, Gina Varga, il senegalese Tafik e dall'India Kamil Chenoi e Sheelu Frances.
Flavio Lotti (coordinatore della Tavola della Pace) ha presentato il significato dell'Assemblea dell'Onu dei Popoli nata come incontro tra la società civile italiana e di molti altri paesi del mondo in occasione del 50° anniversario delle Nazioni Unite. Lotti ha ricordato come già in quel tempo vi era una crisi di democrazia all'interno delle Nazioni Unite le quali, su pressione degli Stati Uniti sul finire del mandato di Boutros Gali, hanno mancato la pubblicazione del documento per la democratizzazione dell'Onu. Lotti ha quindi sottolineato come la forza del Forum Sociale Mondiale (FMS) sta nell'interconnessione della pluralità di idee e proposte. "Il problema sull'incontro-scontro con la politica è da affrontare insieme con un riconoscimento reciproco" - ha concluso.
Secondo il brasiliano Paolo Ventura, del Forum di Porto Alegre, il "Forum Sociale Mondiale è un fenomeno politico nuovo che afferma la possibilità di un'alternativa sebbene non delinei ancora un'agenda politica chiara". Per Ventura ci sono nel FSM alcuni elementi importanti: l'ecologia delle conoscenze - da quelle delle società industrializzate a quelle contadine, la visibilità che il FSM offre ai vari attori sociali, lo spazio ai principi di eguaglianza e delle differenze nel rispetto della diversità e l'essere un processo aperto a tutti senza portavoce e documenti finali. Ventura ha quindi sottolineato le sfide del Forum Mondiale deve affrontare: l'efficienza, valutando quanto del proprio operato sta incidendo sull'agenda politica; la rappresentanza; la natura (il Forum come "evento" o "processo"?) e il problema della democrazia interna. "Le differenze politiche e di strategie esistono e sappiamo che fino ad ora ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide" - ha affermato. "Ci sono comunque punti di vista diversi tra chi parla di riforma e di rivoluzione, circa le priorità delle lotte nazionali e globali, circa il considerare lo stato come un nemico o un potenziale alleato, sul privilegiare l'azione diretta o istituzionale, circa il rapporto tra lo stesso Forum Sociale e i partiti e le Ong, sul tipo di rapporto con le Istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e l'Organizzazione Mondiale del Commercio e infine sul cosa significa essere nonviolenti". Secondo Ventura queste differenze non sono ugualmente significative per tutti - ad esempio l'Africa e l'Asia non riconoscono le spaccature tra destra o sinistra e non si riconoscono in tutte questioni aperte del Forum e quindi non sempre si sentono rappresentate. Secondo Ventura è necessario un lavoro di traduzione tra cultura, movimenti e differenze religiose. "Ora che abbiamo costruito un importante 'talk show', - ha detto - dobbiamo riflettere di più sui contenuti e sul potenziale politico di un organismo che forse è politico-apartitico". E ha concluso proponendo di "creare delle forme (come inchieste e referendum) per rendere più partecipativo e democratico il movimento".
Gina Verga, responsabile della Commissione metodologica del Consiglio internazionale, ha ricordato che dal FMS tutti abbiamo tratto qualcosa e ha sottolineato la necessità di riflettere sulle pratiche con ottiche diverse. La sfida verso la terza edizione del Forum Mondiale è quella di far convergere le divisioni in una visione trasversale. In questo senso è significativo l'esempio delle donne che lottano all'interno del FSM sia sui contenuti di genere sia per essere riconosciute e rappresentate adeguatamente.
Vittorio Agnoletto, membro del Consiglio internazionale del FSM, ha presentato nove punti di riflessione sul processo del Forum mondiale. Ha esordito sottolineando il collegamento tra le giornate di Seattle e Genova con Porto Alegre e Firenze: da queste è seguito il rifiuto della violenza sia dal punto di vista etico che politico, chiudendo ogni ipotesi di trasformazione di avanguardie violente. Inoltre ha affermato che quello del FSM è un percorso pluralista ma ancora limitato che richiede uno spostamento dell'asse Europa-America Latina anche su Africa e Asia. Quindi ha ricordato che il percorso del FSM ha contribuito alla crisi del neoliberismo, una "bestia morente che preoccupa per i suoi devastanti colpi di coda" come la guerra all'Iraq. Nella crisi irreversibile della democrazia che stiamo vivendo il FSM deve superare la contrapposizione tra rivoluzione e riformismo con la radicalità sociale e con un dialogo dialettico con le istituzioni. Secondo Agnoletto "il FSM non è una ideologia già disegnata" e "non comprende solo il conflitto di classe o le lotte di liberazione dei popoli, ma anche una responsabilità per il destino dell'umanità". Ma già molte sono le vittorie morali e politiche del FSM tra cui la delegittimazione della guerra all'Iraq, la battaglia sui farmaci, il fallimento del WTO a Cancun che ha allargato il cappio al collo ai poveri del mondo.
Candido Grzybowski dell'IBASE e del Consiglio del Forum Sociale Mondiale ha sottolineato il problema dell'estensione geopolitica del Forum e ha proposto di costruire un forum negli Stati Uniti per incidere sul processo elettorale in vista delle presidenziali. Secondo Candido è importante capire chi compone il movimento - alcuni dati dicono che l'80% di chi partecipa ai forum è laureato e circa il 16% ha una postlaurea - per poi cercare di coinvolgere anche gli altri strati della società. E' importante inoltre unire la lotta per i diritti umani con quella per l'ambiente, costruendo alternative di programma sia con le conoscenze che con la pratica sociale e azione. E' necessario infine costruire il consenso che deve convivere con le differenze interne e con forme che rappresentino le diversità delle idee. "Le spaccature ci aiutano a vivere le contraddizioni" - ha concluso.
Tra gli altri interventi significativi del dibattito vi è stato quello del senegalese Tafik, portavoce del Social Forum Africa, che ha chiesto che la diversità non sia risolta nei diversi livelli del FSM. Nel consiglio internazionale non è stata elaborata una modalità per affrontare la diversità culturale e di strategia. "Chi gestisce il potere all'interno del FSM?" - ha domandato Tafik, sotolineando che "gli attori che si organizzano meglio, che hanno risorse, hanno un vantaggio naturale e per questo abbiamo bisogno di regole chiare e precise".
Kamil Chenoi, del Comitato organizzativo del World Social Forum in India, concorda con un rilievo di Roberto Savio secondo il quale per migliorare la partecipazione e la rappresentanza agli eventi del Forum Sociale Mondiale occorre un numero maggiore di Social Forum regionali. Ma secondo Chenoi i forum regionali, come Asian Social Forum del 2003, devono essere formalizzati all'interno del Forum Sociale Mondiale. L'India ad esempio sta organizzando il FSM del 2004 e per questo non è previsto un Asian Social Forum nel 2004. "Se i forum regionali riusciranno a migliorare la rappresentatività e la partecipazione, sarà necessario che questi forum rientrino nel meccanismo formale del FSM, e per questo è fondamentale che i forum regionali vengano formalizzati". Passando al FSM del 2004, Chenoi ne sottolinea due elementi caratterizzanti: innanzitutto che oltre ad un programma parallelo specifico per i giovani è previsto che almeno il 20% di tutti gli eventi maggiori siano programmi riservati a temi che riguardano i giovani e saranno guidato da giovani. Il secondo punto è che, nel discutere temi complessi o di carattere ideologico, il FSM non deve assumere tendenze domatiche o di partigianeria.
La rappresenate dell'lIndia, Sheelu Frances, rileva che vi è una certa difficoltà all'interno della stessa società civile indiana circa il FSM. Un gruppo chiamato 'Mumbai Resistance 2004' sta organizzando una serie di eventi paralleli in alternativa al FSM adducendo tre motivi: 1) FSM non sarebbe aperto al dialogo e alla partecipazione; 2) il FSM sarebbe un'estensione dell'imperialismo considerando anche le fonti di finanziamento (tra cui la Ford Foundation); il FSM non sarebbe diretto all'azione (action-oriented). Nell'esprimere la piena confidenza circa la natura partecipativa e "action-oriented" del FSM, Frances conclude proponendo 5 aree di discussione: globalizzazione, patriarcalismo, fondamenentalismo religioso, guerra e pace e infine la ri-costituzione dei principi del FSM [AT/AL]